Vaticano

Vittorio ScelzoRead more : "Gli anziani chiedono di non essere lasciati soli".

"È la prima volta nella storia che invecchiare è diventato un fenomeno di massa". Così dice Vittorio Scelzo, responsabile della pastorale degli anziani del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, in questa intervista per Omnes.

Maria José Atienza-24 luglio 2022-Tempo di lettura: 4 minuti
vittorio scelzo

Oggi, per il secondo anno, la Chiesa celebra la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani 2022 con il motto "Nella vecchiaia porterai ancora frutto". È stato preceduto da diversi mesi di catechesi sulla vecchiaiaPapa Francesco ha sviluppato nelle sue udienze del mercoledì, gli anziani e il ruolo della famiglia.

Scelzo sottolinea anche in questa intervista che gli anziani chiedono alla Chiesa, fondamentalmente "di non lasciarli soli, e la Chiesa, soprattutto con il magistero di Papa Francesco, è molto chiara: abbandonare gli anziani è un peccato grave".

Il messaggio del Papa per questa Giornata mette in luce una realtà tipica del primo mondo: la paura della vecchiaia. Come si ripercuote nella famiglia, nella Chiesa?

- Il Papa parla della paura di invecchiare. È una cosa di cui siamo tutti chiaramente consapevoli: associamo la vecchiaia alla perdita di autonomia, di salute. Spesso si pensa che invecchiare significhi in qualche modo perdere la dignità a causa della fragilità che sperimentiamo.

Eppure invecchiare - così recita il messaggio - è un dono. Dopo tutto, per secoli uno dei grandi obiettivi dell'umanità è stato quello di vivere a lungo. Ora che l'allungamento della vita è diventato una realtà per molti, le nostre società sembrano impreparate.

La vecchiaia è qualcosa di nuovo. È la prima volta nella storia che invecchiare è diventato un fenomeno di massa. Non siamo preparati ed è per questo che il Papa dedica tanta attenzione agli anziani: è necessario sviluppare una riflessione su questa età della vita. Sarà una delle sfide più importanti dei prossimi anni.

La popolazione, e quindi i membri della Chiesa, in Occidente sono per lo più anziani. Questo è anche un sfida pastoraleCome possiamo coinvolgere gli anziani nel lavoro della Chiesa quando potrebbero non essere del tutto in forma?

- Spesso sono coinvolti gli anziani, sono loro a gestire le nostre parrocchie, sono loro i protagonisti del nostro impegno nella carità. Basta guardarsi intorno nella Chiesa per vedere che sono quelli che frequentano più assiduamente la Messa. Ma c'è una sfida che ci viene posta da coloro che non sono in piena forma.

Tornando al brano del Vangelo che abbiamo ascoltato domenica scorsa, direi che siamo interpellati da Maria: capire che essere cristiani non significa solo correre dietro alle tante cose da fare, ma riscoprire la centralità dell'ascolto e della preghiera.

Il Papa, nel suo Messaggio per la Giornata mondiale dei nonni e degli anzianiIl Signore affida il compito della preghiera agli anziani. Non è un impegno residuale, ne va del futuro della Chiesa e del mondo: la tradizione ebraica dice che è la preghiera dei giusti a sostenere il mondo.

In questo momento, mi sembra che forse la prima urgenza pastorale sia quella di elevare la preghiera per la pace in Ucraina, e gli anziani, che conoscono l'orrore della guerra, in questa prospettiva, non sono in retroguardia, ma tra i pionieri.

In un mondo in cui la solitudine è sempre più presente, soprattutto nella popolazione anziana, cosa chiedono gli anziani alla Chiesa?

- L'isolamento è la grande malattia degli anziani e la nostra società rischia di prenderla. Ci stiamo abituando a pensare che la solitudine sia normale e la pandemia l'ha fatta sembrare inevitabile.

Ma Dio - non a caso questa è una delle prime parole della Bibbia - non vuole che l'uomo sia solo.

Gli anziani chiedono di non essere lasciati soli e la Chiesa, soprattutto con il magistero di Papa Francesco, è molto chiara: abbandonare gli anziani è un peccato grave.

Tuttavia, vediamo molteplici manifestazioni della cultura dell'usa e getta, che purtroppo si manifesta anche all'interno delle famiglie cristiane.

Il Papa incoraggia anche gli anziani a essere protagonisti della rivoluzione della tenerezza di cui il mondo ha bisogno. In questo senso, come si possono coniugare in famiglia la tenerezza e l'insegnamento della responsabilità?

- Il Papa nel suo messaggio associa la parola tenerezza con la parola non più di moda rivoluzione. Credo che intenda dire che un comportamento improntato a questo atteggiamento dovrebbe essere il seme del cambiamento nelle nostre città.

Ci chiede di avere per i più poveri - cita in particolare i rifugiati della guerra in Ucraina e gli altri che macchiano di sangue il nostro mondo - un pensiero e un atteggiamento tenero.

Gli anziani possono fare molto (stiamo assistendo a un grande movimento di solidarietà) non solo dal punto di vista pratico e dell'accoglienza, ma possono aiutarci a stemperare il clima, a capire - come molti di loro hanno dovuto fare - che non possiamo salvarci da soli.

È il magistero della fragilità di cui ha parlato il Papa in una delle ultime udienze del mercoledì: la saggezza di chi capisce di non bastare a se stesso e l'inutilità dell'opposizione a tutti i costi.

Allo stesso tempo, consapevoli di tutto questo, come possiamo incoraggiare le giovani generazioni a partecipare attivamente alla Chiesa e alla società?

- Il Papa parla spesso di alleanza tra le generazioni. Mi ha sempre colpito il fatto che la prima volta che ha parlato degli anziani è stato durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Rio de Janeiro.

La domanda che lei pone è davvero molto complessa, ma - sicuramente - parte della risposta sta nella riscoperta (o nella costruzione) di un legame tra giovani e anziani. Non è solo una bella idea: conosciamo molte esperienze che ci dicono che l'incontro tra giovani e anziani è sempre un'esperienza molto ricca per tutti.

Negli ultimi mesi abbiamo sentito il Papa non solo parlare degli anziani, ma anche rivolgersi a loro, alludendo agli atteggiamenti che ostacolano la convivenza intergenerazionale. Come può la Chiesa promuovere questa comprensione reciproca al di là di una visita di un giorno?

- Prima di tutto, facciamo questa visita! Il Papa scrive nel suo messaggio che spesso un'amicizia nasce da una prima visita. Fare un passo verso gli altri, soprattutto verso i più deboli, ha sempre un valore, ed è quello che chiediamo a tutti nella Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani: andiamo a trovare un anziano che si sente solo! Soprattutto in questo periodo di caldo torrido, che nessuno viva questo giorno da solo!

Poi il Papa, con la sua caratteristica concretezza, parla agli anziani e non degli anziani perché sono una gran parte dei laici. Gli anziani sono tanti e saranno sempre più numerosi, come possiamo continuare a ignorarli?

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