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Anna Peiretti: "L'icona è una finestra che si apre su Dio".

Le icone ci invitano a entrare nel Vangelo, sono finestre che si aprono su Dio e ci aiutano a cercare la bellezza, racconta Anna Peiretti a Omnes. Anna Peiretti, torinese, laureata in filosofia e teologia, scrittrice e redattrice, ha appena pubblicato "Spiritualità della bellezza. Un viaggio nella divina arte delle icone".

Francisco Otamendi-30 novembre 2024-Tempo di lettura: 4 minuti
Anna Peiretti

La scrittrice e redattrice Anna Peiretti

La pittura delle icone non è solo una meravigliosa forma d'arte, ma anche una dimensione in cui possiamo vivere più intensamente la nostra fede. Ci sono icone conservate nei musei russi, il più famoso dei quali è il Museo Tretyakov di Mosca, ma anche nei monasteri della Grecia, del Sinai, della Siria..., spiega Anna Peiretti (Torino, Italia, 1968) in questa intervista.

Il tuo libro è in un certo senso autobiografico, perché "l'esperienza con le icone ha guidato la mia preghiera fin dalla giovinezza. L'immagine è sempre stata importante come sostegno, come aiuto", e "ho inserito le icone a me più care, quelle della mia vita quotidiana".

Si tratta di "icone di origine ortodossa, considerando alcune opere della tradizione dell'Europa orientale, ma anche della tradizione greca", spiega Anna Peiretti, per la quale "le icone presentate al nostro sguardo ci invitano a entrare nella scena del Vangelo".

Spiritualità della bellezza. Viaggio nella divina arte delle icone

AutoreAnna Peiretti
Editoriale: TS Edizioni
Anno: 2024
Numero di pagine: 208
Lingua: Italiano

Come è nata l'idea di questo libro?

- L'esperienza con le icone ha guidato la mia preghiera fin dagli anni di giovani. L'immagine è sempre stata importante come supporto, come aiuto. Ho sentito il bisogno di condividere con chi legge e prega con questo libro un'esperienza spirituale faticosa, la difficile fedeltà alla preghiera quotidiana, il tentativo di evadere dalle preoccupazioni materiali, la mancanza di attenzione nell'ascolto della Parola. Ebbene, l'icona è stata "il bastone di sostegno" nel sapere che, mentre si fugge, allo stesso tempo l'Invisibile si avvicina visibilmente e si dona alla percezione umana.

L'icona è una finestra che si apre su Dio. È come una vetrata in cui possiamo contemplare il sole senza pericolo per la nostra retina. Grazie all'icona si crea uno spazio in cui è possibile incontrare Dio. E come tutti gli incontri, anche questo è fatto di sguardi, dialogo, silenzio e gioia. Così è nato...

La stragrande maggioranza delle icone è di origine ortodossa, non è vero?

- Icona, dal greco "eikôn", che significa immagine, è il termine tecnico che usiamo per indicare le immagini sacre nell'arte bizantina, considerando la pittura su tavola, in contrapposizione alla pittura su muro. Si tratta di un'immagine sacra portatile, in mosaico, dipinta su legno o su tela ed eseguita a tempera, a encausto o anche a smalto, argento e oro.

In questo progetto ho scelto icone di origine ortodossa, considerando alcune opere della tradizione dell'Europa orientale, ma anche della tradizione greca. Per icona intendiamo l'espressione religiosa ortodossa... ma ciò non toglie che con questo termine possiamo considerare anche opere d'arte di carattere religioso appartenenti ad altre tradizioni e provenienze geografiche.

Dove si possono ammirare le icone più significative del mondo?

- La pittura delle icone non è solo una meravigliosa forma d'arte, ma anche la dimensione in cui possiamo vivere più intensamente la nostra fede. Ci sono icone conservate nei musei russi, il più famoso dei quali è il Museo Tretyakov di Mosca, ma anche nei monasteri della Grecia, del Sinai, della Siria...

Ci sono icone anche in Italia, ad esempio nel museo delle icone di Venezia, presso l'Istituto Ellenico. La cattedrale di Monreale ha delle icone impressionanti sulle sue pareti. Nel mio libro, però, considero il valore del modello iconografico che l'icona rappresenta. Non è necessario andare in un museo per contemplarla. Voglio creare un'esperienza di bellezza quotidiana, tra le mura di casa propria. Nel mio libro ho inserito le icone a me più care, quelle della mia vita quotidiana.

La spiritualità della bellezza. Lei dice che la funzione dell'icona è "la preghiera fatta arte".

- Colori simbolici e canoni pittorici trasfigurano l'arte in preghiera. Il blu è il cielo, il rosso è la vita, il bianco è il divino... Potremmo anche dire il contrario: la preghiera si trasfigura in arte. Se penso al modo in cui si compone un'icona, allora c'è l'arte, ma c'è anche la preghiera allo stesso tempo; il monaco precede sempre nella contemplazione il mistero che vuole rappresentare. Nessuno può firmare l'icona; l'iconografo si mette al servizio dello Spirito. Ritengo che l'icona sia il frutto della preghiera, ma allo stesso tempo questa immagine, per chi la contempla, porta frutti di preghiera.

"Stare davanti a un'icona non è, quindi, un atto puramente estetico, ma si accede a un messaggio, a una dimensione che sa di Infinito", dice.

- Credo che nel cuore ci sia questa stessa disposizione delle cose: la parola e l'icona. Ciò che il Vangelo dice con la parola" - si legge in un Concilio d'Oriente - "l'icona, immagine densa di una Presenza, lo annuncia con i colori e lo rende presente". Il racconto è uno, il messaggio uno, la meditazione una. L'icona e la Parola (il Libro) sono fatti della stessa sostanza: la narrazione che Dio fa di sé.

Credo sia un argomento comune a tutti: nell'esperienza spirituale, la Bibbia non può mancare. L'immagine, attraverso la percezione visiva, dà forza al messaggio della Parola. L'icona è la preghiera fatta arte, nel senso che introduce nella dinamica del dialogo il Libro che parla e io che ascolto. È tutta la Chiesa che ascolta. Non credo, quindi, che l'icona chieda solo di ammirare i colori e le forme, ma che si presenti come epifania di un messaggio teologico. Nel libro propongo la lettura e la meditazione di alcuni passi biblici, di cui l'icona rivela il significato, tra i tanti.

Le icone presentate al nostro sguardo ci invitano a entrare nella scena del Vangelo, a far scorrere gli occhi tra i dettagli, a fermare la nostra attenzione su un elemento. Il pittore di icone è un regista che ha disposto gli oggetti rappresentati secondo un'intenzione precisa. L'icona ci invita a entrare nell'immagine, nello stesso momento in cui ci invita a entrare nel significato di un passo del Vangelo, a cercare il nostro significato.

Un'ultima cosa. Durante il Giubileo 2025 a Roma ci sarà una mostra di icone dei Musei Vaticani. Conoscete il progetto?

- Non conosco questo progetto, ma spero di avere l'opportunità di visitare questa mostra. Penso che parlare della spiritualità della bellezza sia un grande segno di speranza. Gli occhi stimolati dalla bellezza spingono oltre il cuore; la bellezza tira continuamente oltre, alimenta la speranza. Penso che la nostra fede, nei confronti del mistero inesauribile di Dio, debba essere alimentata dal desiderio di andare sempre oltre, verso ciò che ancora rimane nascosto per scoprirlo incessantemente.

Le icone sono sempre "immagini di speranza". La ricerca della bellezza è il compito del cristiano che vuole riconoscere l'immagine di Dio nel mondo e in se stesso. L'invisibile ci viene offerto nei volti dei nostri fratelli e sorelle, nei segni sacramentali, ma anche nella bellezza delle icone in cui è possibile contemplarlo.

L'autoreFrancisco Otamendi

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