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Frère Matthew, priore di Taizé: "Il cammino verso l'unità è lento".

Il nuovo priore della Comunità ecumenica di Taizé ha parlato a Omnes di unità, preghiera, fraternità e dialogo nell'ambito della Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.

Federico Piana-21 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti
Padre Matteo Taizé

Foto: Fratel Matteo di Taizé ©Tamino Petelinsek

"Un evento da non perdere in questi tempi in cui guerre e divisioni dominano il mondo". Il pensiero del nuovo Priore di Taizé sul Settimana di preghiera per l'unità dei cristianiche si è aperto il 18 gennaio, potrebbe essere riassunto come segue. 

Fratel Matthew, anglicano, ha iniziato da poco a guidare la comunità cristiana monastica ed ecumenica, fondata nel 1940 nel villaggio francese di TaizéSpiega a Omnes perché considera provvidenziale il tema di quest'anno: "Il titolo è Ama il Signore tuo Dio e ama il tuo prossimo come te stesso".un versetto tratto dal Vangelo di Luca. È un tema che ci invita ad andare all'essenza della nostra fede cristiana: amare Dio e amare il prossimo. In sostanza, dobbiamo andare alla fonte che è Dio per trovare la forza di amare gli altri, anche se sono diversi da noi".

Un passo alla volta verso l'unità

L'amore tra cristiani di diverse tradizioni, quindi, diventa ancora più importante, essenziale, e non può essere relegato in secondo piano. Deve crescere, spiega fratel Matteo, perché se "parliamo di un Dio d'amore, dobbiamo sempre cercare la comunione con gli altri cristiani, anche se sono di denominazioni diverse". 

Il priore di Taizé non nasconde però le difficoltà sulla strada dell'unità. "Amare il prossimo", dice, "non è sempre facile. Tutti noi sentiamo il peso delle ferite della storia che si riflettono nel modo in cui guardiamo gli altri. Dobbiamo quindi capire che il cammino verso l'unità è lento, non possiamo ottenere tutto in una volta. Dobbiamo fare un passo alla volta".

Comunità di Taizé Foto: Tamino Petelinsek

La preghiera, uno strumento essenziale

Il ragionamento di frère Matthew va oltre. Tocca i limiti della preghiera, che diventa uno strumento essenziale senza il quale l'unità rischia di rimanere un mero sogno umano: "È importante fare le cose per raggiungere l'unità, ma quando preghiamo per un'altra persona qualcosa dentro di noi si trasforma perché lasciamo entrare Dio, lo Spirito Santo. 

E questa preghiera apre tutte le porte". E come esempio concreto cita la Comunità di Taizé "dove si prega in comune tre volte al giorno. E senza la preghiera non possiamo cercare l'unità, perché altrimenti ci affidiamo solo alle nostre forze senza accogliere la grazia che viene da Dio".

Sguardi che uniscono

Le diverse tradizioni cristiane e i diversi approcci alla Bibbia delle varie confessioni non devono essere motivo di paura, ammette il priore. Al contrario", dice, "rendono più completo questo sguardo sulla Parola di Dio. Nessuno può capire tutto". Un altro elemento di unità tra i cristiani, aggiunge, è "il servizio al prossimo". Per esempio, vicino a Parigi c'è un quartiere molto povero dove cristiani di diverse confessioni lavorano insieme per aiutare chi vive per strada e non ha nulla. 

Le sfide per il futuro dell'unità, Frére Matthew le ha viste anticipate in "Insieme"Il vchiesa ecumenica mondiale che si è tenuta alla presenza di Papa Francesco nel settembre dello scorso anno. "In quell'occasione", conclude il priore, "abbiamo visto la partecipazione di diverse chiese protestanti che non fanno parte delle grandi organizzazioni cristiane. Questa è la sfida: trovare un modo per camminare insieme. Tutti.

L'autoreFederico Piana

 Giornalista. Lavora per la Radio Vaticana e collabora con L'Osservatore Romano.

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