Vaticano

Il sistema procedurale del Vaticano sarà uguale per tutti.

I cardinali e i vescovi saranno processati dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, come tutti gli altri, eliminando la possibilità di ricorrere a una Corte di Cassazione presieduta da un cardinale come avviene attualmente.

Maria José Atienza-1° maggio 2021-Tempo di lettura: 3 minuti
ufici giudiziari

La Santa Sede ha pubblicato un nuovo Motu Proprio di Papa Francesco, che entra in vigore il 1° maggio e modifica il sistema giudiziario dello Stato della Città del Vaticano.

La modifica riguarda l'articolo 24 dell'ordinanza, che prevedeva che i cardinali e i vescovi accusati di reati penali nello Stato Vaticano potessero ricorrere alla Corte di Cassazione.

D'ora in poi saranno processati dal Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, come tutti gli altri. Tuttavia, rimane in vigore la necessità di un'autorizzazione preventiva del Pontefice per processare cardinali e vescovi.

Il Papa stesso ha ricordato, nella pubblicazione di questo Motu Proprio, le parole pronunciate il 27 marzo scorso durante l'apertura dell'Anno Giudiziario e in cui faceva appello alla necessità di stabilire un sistema di "uguaglianza di tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi".

Testo del Motu Proprio

Secondo la Costituzione conciliare Lumen GentiumNella Chiesa tutti sono chiamati alla santità e hanno raggiunto la stessa fede attraverso la giustizia di Dio; infatti, "c'è una vera uguaglianza tra tutti nella dignità e nell'azione comune a tutti i fedeli per l'edificazione del Corpo di Cristo" (n. 32). (n. 32). La Costituzione Gaudium et Spes afferma anche che "tutti gli uomini... hanno la stessa natura e la stessa origine". E perché, essendo stati redenti da Cristo, godono della stessa vocazione e dello stesso destino" (n. 29). Questo principio è pienamente riconosciuto dal Codice di Diritto Canonico del 1983, che al canone 208 afferma: "c'è tra tutti i fedeli... una vera uguaglianza nella dignità e nell'azione...".

La consapevolezza di questi valori e principi, che è progressivamente maturata nella comunità ecclesiale, richiede oggi una sempre più adeguata conformità ad essi anche nell'ordinamento vaticano.

A questo proposito, nel mio recente intervento all'apertura dell'Anno Giudiziario ho voluto ricordare "l'esigenza prioritaria che - anche attraverso opportune modifiche normative - nell'attuale sistema processuale emerga l'uguaglianza di tutti i membri della Chiesa e la loro pari dignità e posizione, senza privilegi che risalgono ad altri tempi e che non sono più consoni alle responsabilità che a ciascuno corrispondono nell'aedificatio Ecclesiae". Ciò richiede solidità nella fede e coerenza nel comportamento e nelle azioni".

Sulla base di queste considerazioni, e fermo restando quanto previsto dal diritto universale per alcuni casi specifici espressamente indicati, si rende ora necessario apportare alcune ulteriori modifiche all'ordinamento giudiziario dello Stato della Città del Vaticano, anche al fine di garantire a tutti un processo articolato in più gradi in linea con le dinamiche seguite dalle più avanzate esperienze giuridiche a livello internazionale.

Detto questo, con questa Lettera apostolica in forma di Motu Proprio, decreto che:

1. Nella Legge sull'Ordinamento Giudiziario del 16 marzo 2020, n. CCCLI, all'art. 6, dopo il comma 3 è aggiunto il seguente comma: "4. Nelle cause che riguardano gli Eminentissimi Cardinali e gli Eccellentissimi Vescovi, oltre ai casi previsti dal canone 1405 § 1, il tribunale giudica con il preventivo consenso del Sommo Pontefice";

2. Nella Legge del 16 marzo 2020, n. CCCLI, il § 24 è abrogato.

Così decido e ordino, nonostante tutto il contrario.

Dispongo che la presente Lettera Apostolica in forma di Motu Proprio sia promulgata mediante pubblicazione su L'Osservatore Romano ed entri in vigore il giorno successivo.

Dato a Roma, dal Palazzo Apostolico, il 30 aprile dell'anno 2021, nono di Pontificato.

Franciscus

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