Stati Uniti

L'inizio della fine dell'aborto negli Stati Uniti

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito che la Costituzione americana non concede un "diritto" all'aborto e rimette la decisione al "popolo" e ai suoi "rappresentanti eletti", cioè al governo di ogni Stato.

Rafael Palomino Lozano-24 giugno 2022-Tempo di lettura: 2 minuti
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I gruppi pro-vita celebrano la decisione della Corte ©CNS Photo

C'è voluto quasi mezzo secolo perché la Corte Suprema degli Stati Uniti ribaltasse la sua sentenza Roe contro Wadeche ha dichiarato l'esistenza di un diritto diritto costituzionale all'aborto.

Quasi 50 anni per arrivare a questa nuova sentenza, Dobbs contro l'Organizzazione per la salute delle donne di JacksonL'UE ha ottenuto una grande vittoria per gli esseri umani non nati, lasciando dietro di sé poco più di 60 milioni di aborti.

Come si ricorderà, la nuova sentenza Dobbs ha avuto il suo controverso pre-annuncio con la fuga di notizie alla stampa di qualche mese fa (non è ancora stato stabilito chi abbia fatto trapelare la bozza), e il successivo contraccolpo pubblico e la reazione.

Dobbs è un'importante pietra miliare del diritto, con un innegabile valore simbolico. Tuttavia, non significa che l'aborto sia stato abolito negli Stati Uniti d'America.

In realtà, la legge dello Stato del Mississippi da cui deriva la sentenza non ha abolito l'aborto, ma lo ha limitato nei tempi e nelle indicazioni: "Tranne che in caso di emergenza medica o di gravi anomalie fetali, una persona non può intenzionalmente eseguire o indurre un aborto di un essere umano non ancora nato se è stato determinato che la probabile età gestazionale dell'essere umano non ancora nato è superiore alle 15 settimane". Qual è dunque il significato di questa nuova decisione? In molte cose, di cui ora ne seleziono tre.

In primo luogo, nello sfatare il mito (e l'inesattezza giuridica) che la Costituzione degli Stati Uniti contenga un diritto all'aborto. Non esiste questo diritto. Questo cosiddetto diritto è stato costruito sull'attivismo giudiziario, che trasforma i giudici in legislatori.

In secondo luogo, rimandare la questione alle camere legislative dei cinquanta Stati che compongono gli Stati Uniti. Qui gli sforzi pro-life si moltiplicheranno in versioni molto diverse in termini di limitazione dell'aborto (ecografia preventiva, divieto di abortire se il cuore del bambino batte già, sistemi di indicazioni, obbligo di anestetizzare il bambino prima di ucciderlo...) ma, soprattutto, consentiranno di promuovere norme di protezione positive (aiuto alle madri, centri di sostegno alla gravidanza...).

In terzo luogo, questi cinquant'anni hanno significato la paziente e costante consacrazione del movimento pro-vita. Questo movimento ha significato, tra l'altro, una corrente interreligiosa ed ecumenica che ha riunito le persone di buona volontà sotto la bandiera della causa comune della vita umana.

Infine, da oggi stiamo assistendo all'inizio della fine dell'aborto negli Stati Uniti.

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