Vaticano

"Il cammino dell'evangelizzazione non dipende sempre dalla nostra volontà".

Papa Francesco ha iniziato, dopo un lungo itinerario dedicato alla preghiera, un nuovo ciclo di catechesi in cui commenterà alcuni grandi temi della Lettera di San Paolo ai Galati.

David Fernández Alonso-23 giugno 2021-Tempo di lettura: 3 minuti
udienza papa francesco

Foto: ©2021 Catholic News Service / Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti.

Nell'udienza di oggi, mercoledì 23 giugno, e dopo un lungo itinerario dedicato alla preghiera, il Papa ha iniziato oggi un nuovo ciclo di catechesi, incentrato su alcuni temi proposti dall'apostolo Paolo nella sua Lettera ai Galati. Il Papa dice che "è una Lettera molto importante, direi addirittura decisiva, non solo per conoscere meglio l'Apostolo, ma soprattutto per considerare alcuni degli argomenti che egli tratta in profondità, mostrando la bellezza del Vangelo". In questa Lettera, Paolo cita diversi riferimenti biografici, che ci permettono di conoscere la sua conversione e la sua decisione di mettere la sua vita al servizio di Gesù Cristo. Inoltre, affronta alcuni temi molto importanti per la fede, come la libertà, la grazia e lo stile di vita cristiano, che sono estremamente attuali perché toccano molti aspetti della vita della Chiesa nel nostro tempo".

La prima caratteristica che il Papa ha voluto evidenziare in questa Lettera è "la grande opera di evangelizzazione svolta dall'Apostolo, che aveva visitato le comunità della Galazia almeno due volte durante i suoi viaggi missionari. Paolo si rivolge ai cristiani di questo territorio. Non sappiamo esattamente a quale area geografica si riferisca, né possiamo dire con certezza la data in cui ha scritto questa lettera. Sappiamo che i Galati erano un'antica popolazione celtica che, attraverso molte vicissitudini, si era insediata in quella vasta regione dell'Anatolia che aveva la sua capitale nella città di Ancyra, oggi Ankara, capitale della Turchia".

"Paolo dice soltanto che, a causa di una malattia, fu costretto a fermarsi in quella regione (cfr. Gal 4,13). San Luca, tuttavia, negli Atti degli Apostoli, trova una motivazione più spirituale. I due fatti non sono in contraddizione: indicano piuttosto che il cammino dell'evangelizzazione non dipende sempre dalla nostra volontà e dai nostri progetti, ma che richiede la disponibilità a lasciarsi plasmare e a seguire altre strade non previste. Quello che vediamo, però, è che nella sua instancabile opera di evangelizzazione l'Apostolo era riuscito a fondare diverse piccole comunità, sparse nella regione della Galazia".

Il Papa sottolinea che "ciò che dobbiamo notare è la preoccupazione pastorale di Paolo che, dopo aver fondato queste Chiese, si rese conto di un grande pericolo per la loro crescita nella fede. Infatti, si erano infiltrati alcuni cristiani provenienti dal giudaismo, che con astuzia iniziarono a seminare teorie contrarie all'insegnamento dell'Apostolo, fino a denigrare la sua persona. Come si vede, è una pratica antica quella di presentarsi come unico detentore della verità e di cercare di minare il lavoro svolto dagli altri calunniandoli. Gli avversari di Paolo sostenevano che anche i pagani dovessero essere circoncisi e vivere secondo le regole della legge mosaica. I Galati, quindi, avrebbero dovuto rinunciare alla loro identità culturale per sottomettersi alle regole, alle prescrizioni e ai costumi tipici dei Giudei. E non solo. Questi oppositori sostenevano che Paolo non era un vero apostolo e quindi non aveva l'autorità di predicare il Vangelo".

Francesco osserva che "i Galati si trovavano in una situazione di crisi: cosa dovevano fare: ascoltare e seguire ciò che Paolo aveva predicato loro, o ascoltare i nuovi predicatori che lo accusavano? È facile immaginare lo stato di incertezza che animava i loro cuori. Per loro, aver conosciuto Gesù e aver creduto nell'opera di salvezza compiuta dalla sua morte e risurrezione era davvero l'inizio di una nuova vita. Avevano intrapreso un viaggio che permetteva loro di essere finalmente liberi, anche se la loro storia era stata intessuta da molte forme di schiavitù violenta, non ultima quella che li aveva assoggettati all'imperatore di Roma. Così, di fronte alle critiche dei nuovi predicatori, si trovavano in difficoltà e non sapevano come comportarsi e a chi dare ascolto. Insomma, la posta in gioco era alta!".

Infine, Papa Francesco si è collegato all'attualità dell'esperienza che molti cristiani vivono ai nostri giorni. "Anche oggi", dice il Papa, "non mancano predicatori che, soprattutto attraverso i nuovi media, non si presentano prima di tutto per annunciare il Vangelo di Dio che ama l'uomo in Gesù Crocifisso e Risorto, ma per ribadire con insistenza, come autentici 'custodi della verità', qual è il modo migliore di essere cristiani". Affermano con forza che il vero cristiano è quello a cui sono legati, spesso identificato con alcune forme del passato, e che la soluzione alle crisi attuali è tornare indietro per non perdere la genuinità della fede. Anche oggi, come allora, c'è la tentazione di chiudersi in certezze acquisite nella tradizione passata. Seguire l'insegnamento dell'apostolo Paolo nella Lettera ai Galati ci aiuterà a capire quale strada seguire. La via indicata dall'Apostolo è quella liberante e sempre nuova di Gesù Crocifisso e Risorto; è la via dell'annuncio, che si realizza attraverso l'umiltà e la fratellanza; è la via della fiducia mite e obbediente, nella certezza che lo Spirito Santo è all'opera in ogni epoca della Chiesa".

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