Vaticano

Il Papa ci invita a riscoprire la Confessione

Il Papa ha recentemente presieduto l'annuale celebrazione quaresimale "24 ore per il Signore", dedicata al sacramento della Penitenza, durante la quale ha ascoltato le confessioni di alcuni fedeli.

Giovanni Tridente-13 marzo 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Il Papa confessa una donna l'8 marzo 2024 ©OSV

Come avviene ormai da dieci anni, Papa Francesco è tornato a presiedere l’iniziativa “24 ore per il Signore”, coordinata dal Dicastero per l’Evangelizzazione – Sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo, una intera giornata dedicata al vissuto e alla “riscoperta” del Sacramento della Riconciliazione, che quest’anno si è svolta l’8 e il 9 marzo.

Come già avvenuto lo scorso anno, il Pontefice ha voluto vivere questa annuale celebrazione quaresimale, giunta all’undicesima edizione, in una parrocchia romana, questa volta nel quartiere Aurelio poco distante dal Vaticano, confessando personalmente alcuni fedeli. Ad accompagnarlo c’era come sempre il Vescovo Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l’Evangelizzazione.

Abbandonarsi a Gesù

“Non rinunciamo al perdono di Dio, al sacramento della Riconciliazione”, ha suggerito il Papa ai fedeli presenti nel corso dell’omelia, spiegando che ricorrere alla Confessione non è “una pratica di devozione, ma il fondamento dell’esistenza cristiana”. Tantomeno è la capacità “di saper dire bene i peccati”, quanto piuttosto “riconoscerci peccatori” e abbandonarsi “tra le braccia di Gesù crocifisso per essere liberati”. Un modo, insomma, per ottenere “la risurrezione del cuore”, che il Signore opera in ciascuno.

Camminare in una nuova vita

Un desiderio di rinnovamento che viene dallo stesso Cristo, che vuole i suoi figli “liberi, leggeri dentro, felici e in cammino” piuttosto che “parcheggiati sulle strade della vita”. La metafora del cammino era stata presa anche dal brano di San Paolo ai Romani scelto per la celebrazione di quest’anno: “Camminare in una nuova vita” (Rm 6,4), e rimanda evidentemente al momento del Battesimo. Nella vita di fede, dunque, non esiste “pensionamento” – immagine che il Pontefice usa spesso quando vuole indicare il desiderio die andare avanti nella vita rifuggendo la noia e l’ozio fine a sé stesso – ma un continuo dare passi in avanti che devono però essere orientati al bene.

Eppure, “quante volte ci stanchiamo di camminare e perdiamo il senso di andare avanti”? Ecco che allora giunge in aiuto il percorso quaresimale, come un’opportunità per “rimettersi a nuovo” e tornare “alla condizione della rinascita battesimale” grazie al perdono divino: “il Signore toglie la cenere dalla brace dell’anima, deterge quelle macchie interiori che impediscono di confidare in Dio, di abbracciare i fratelli, di amare noi stessi” perdonando tutto.

Dio sempre perdona

Papa Francesco è tornato infatti a ribadire che Dio sempre perdona e non si stanca mai di farlo; piuttosto siamo noi a stancarci di chiedergli perdono. “Mettetevi questo bene nella mente: solo Dio è capace di conoscere e guarire il cuore, solo Lui può liberarlo dal male”. L’importante è crederlo, desiderare di purificarsi e attingere al suo perdono, per tornare “a camminare in una nuova vita”.

Penitenzieria apostolica

Sempre a proposito della Riconciliazione, la mattina dell’8 marzo Papa Francesco ha ricevuto in udienza i partecipanti al Corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica, ai quali ha consegnato un denso discorso sul significato e la corretta interpretazione della preghiera che si recita durante la Confessione, l’Atto di dolore.

Una preghiera, scritta da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, maestro di teologia morale, che nonostante il linguaggio un po’ antico, conserva ancora secondo il Papa “tutta la sua validità, sia pastorale che teologica”.

Pentimento, fiducia e proposito

In particolare il Pontefice si è soffermato nel discorso preparato e poi consegnato ai presenti sui tre atteggiamenti particolari: il pentimento davanti a Dio – quella consapevolezza dei propri peccati che spinge a riflettere sul male commesso e a convertirsi; la fiducia – come riconoscimento dell’infinita bontà di Dio e della necessità di mettere al primo posto nella vita l’amore per Lui; il proposito – la volontà di non ricadere ulteriormente nel peccato commesso.

Ai confessori – ha concluso Papa Francesco – è affidato un compito “bello e cruciale”, che può permettere ai tanti fedeli che si accostano al sacramento della Riconciliazione di “sperimentare la dolcezza dell’amore di Dio”. Un servizio fondamentale che bisognerà preparare con ancora più cura in vista del prossimo Giubileo della Speranza.

L'autoreGiovanni Tridente

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