L'inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana è stato l'evento principale della visita del Santo Padre lo scorso venerdì, quando ha ricevuto in pubblico i prelati uditori, funzionari, avvocati e collaboratori del Tribunale, presieduto dal suo decano, l'arcivescovo spagnolo monsignor Alejandro Arellano Cedillo.
Prima del discorso del Papa, ha pronunciato alcune parole di saluto Monsignor ArellanoIn essi ha ricordato che "alla vigilia di Natale, dopo aver aperto la Porta Santa e dato il segnale di inizio dell'Anno giubilare, Lei si è rivolto con fermezza al mondo intero: partite senza indugio per 'ritrovare la speranza perduta, rinnovarla in noi, seminarla nelle desolazioni del nostro tempo e del nostro mondo'".
"Seminatori di speranza
"Santo Padre", ha aggiunto il decano dell'Istituto. TribunaleCi sentiamo direttamente interpellati dalle sfide del presente e del futuro, consapevoli che la Rota Romana, in quanto Tribunale della famiglia cristiana, è solo un 'lembo del manto' della Chiesa; tuttavia, ci sembra che non sia estraneo alla nostra speranza che, attraverso il tocco di quel manto, attraverso l'amministrazione della giustizia, le persone ferite possano trovare pace, per favorire la tranquillitas ordinis nella Chiesa".
In questa linea, il preside ha detto, tra l'altro, che "questo è il nostro desiderio: essere seminatori di speranza per tutte le famiglie ferite, lontane dalla Chiesa o in difficoltà, che hanno perso la speranza nella giustizia, nella misericordia, nell'amore di Dio che fa risorgere l'uomo e gli restituisce la dignità".
Chiarire la situazione coniugale
L'inaugurazione dell'Anno giudiziario del Tribunale della Rota Romana "mi offre l'opportunità di rinnovare l'espressione del mio apprezzamento e della mia gratitudine per il vostro lavoro. Saluto cordialmente il Decano e tutti voi che prestate servizio in questo Tribunale", ha esordito il Papa.
"Quest'anno ricorre il decimo anniversario dei due Motu Proprio 'Mitis Iudex Dominus Iesus' e 'Mitis et Misericors Iesus', con i quali ho riformato il processo per la dichiarazione di nullità del matrimonio. Mi sembra opportuno cogliere questa tradizionale occasione di incontro con Lei per ricordare lo spirito che pervase quella riforma, che Lei applicò con competenza e diligenza a beneficio di tutti i fedeli".
L'obiettivo della riforma era quello di "rispondere nel miglior modo possibile a coloro che si rivolgono alla Chiesa per chiarire la loro situazione matrimoniale (cfr. Discorso al Tribunale della Rota Romana, 23 gennaio 2015).
Informare i fedeli sul processo e sulla gratuità
"Ho voluto che il vescovo diocesano fosse al centro della riforma. Infatti, spetta a lui amministrare la giustizia nella diocesi, sia come garante della prossimità dei tribunali e della vigilanza su di essi, sia come giudice che deve decidere personalmente nei casi in cui la nullità è manifesta, cioè attraverso il 'processus brevior' come espressione della sollecitudine della 'salus animarum'", ha continuato il Pontefice.
"Per questo motivo, ho esortato a inserire l'attività dei tribunali nella pastorale diocesana, incaricando i vescovi di far sì che i fedeli siano a conoscenza dell'esistenza del 'processus brevior' come possibile rimedio alla situazione di bisogno in cui si trovano", ha detto il Papa. "A volte è triste constatare che i fedeli non sono consapevoli dell'esistenza di questo percorso". Inoltre, è importante "che sia assicurata la gratuità del processo, affinché la Chiesa [...] manifesti l'amore gratuito di Cristo con il quale tutti siamo stati salvati" (Proemium, VI)".
Tribunale: persone ben addestrate e qualificate
In particolare, precisa Francesco, "la preoccupazione del vescovo è quella di garantire per legge la costituzione nella sua diocesi del tribunale, composto da persone - chierici e laici - ben formate e adatte a questa funzione; e di far sì che svolgano il loro lavoro con giustizia e diligenza. L'investimento nella formazione di questi operatori - formazione scientifica, umana e spirituale - va sempre a vantaggio dei fedeli, che hanno il diritto di vedere considerate con attenzione le loro istanze, anche quando ricevono una risposta negativa".
Preoccupazione per la salvezza delle anime
"La preoccupazione per la salvezza delle anime (cfr. Mitis Iudex, Proemium) ha guidato la riforma e deve guidare la sua attuazione. Siamo interpellati dal dolore e dalla speranza di tanti fedeli che cercano chiarezza sulla verità della loro condizione personale e, di conseguenza, sulla possibilità di partecipare pienamente alla vita sacramentale. Per tanti che "hanno vissuto un'esperienza matrimoniale infelice, la verifica della validità o meno del matrimonio rappresenta una possibilità importante; e queste persone devono essere aiutate a percorrere questo cammino nel modo più agevole possibile" (Discorso ai partecipanti al Corso promosso dalla Rota Romana, 12 marzo 2016)".
"Favorire non la nullità dei matrimoni, ma la rapidità del processo".
La recente riforma, concludeva il Santo Padre, "ha voluto anche favorire 'non la nullità dei matrimoni, ma la celerità dei processi, non meno di una giusta semplicità, affinché, a causa del ritardo nella definizione della sentenza, il cuore dei fedeli che attendono il chiarimento del loro stato non sia oppresso a lungo dalle tenebre del dubbio' (Mitis Iudex, Proemio)" (Mitis Iudex, Proemio).
Infatti, "per evitare che il detto 'summum ius summa iniuria' ('Eccessivo diritto, eccessiva ingiustizia') (Cicerone, De Officiis I,10,33) si verifichi a causa di procedure troppo complesse, ho abolito la necessità del giudizio di doppia conformazione e ho favorito decisioni più rapide nei casi in cui la nullità è manifesta, cercando il bene dei fedeli e volendo mettere in pace le loro coscienze".
Tutto questo, ha sottolineato il Papa, "richiede due grandi virtù: la prudenza e la giustizia, che devono essere informate dalla carità. Esiste un'intima connessione tra prudenza e giustizia, poiché l'esercizio della prudentia iuris mira a conoscere ciò che è giusto nel caso concreto" (Discorso alla Rota Romana, 25 gennaio 2024)".
Lavoro di discernimento
"Ogni protagonista del processo si accosta alla realtà coniugale e familiare con venerazione", ha sottolineato il Pontefice al termine della sua riflessione. "Perché la famiglia è un riflesso vivente della comunione d'amore che è Dio Trinità (cfr. Amoris laetitia, 11). Inoltre, i coniugi uniti in matrimonio hanno ricevuto il dono dell'indissolubilità, che non è una meta da raggiungere con i propri sforzi, e nemmeno una limitazione della propria libertà, ma una promessa di Dio, la cui fedeltà rende possibile l'essere umano".
Il vostro lavoro di discernimento sulla validità o meno di un matrimonio", ha detto il Papa ai prelati verificatori, "è un servizio alla salus animarum, perché permette ai fedeli di conoscere e accettare la verità della loro realtà personale". Infatti, "ogni giusto giudizio sulla validità o nullità di un matrimonio è un contributo alla cultura dell'indissolubilità, sia nella Chiesa che nel mondo" (San Giovanni Paolo II, Discorso alla Rota Romana, 29 gennaio 2002)".
Concludendo, Papa Francesco ha invocato su tutti, "pellegrini in spem, la grazia della gioiosa conversione e la luce per accompagnare i fedeli verso Cristo, che è il Giudice mite e misericordioso. Vi benedico di cuore e vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.