"Nel racconto della Pentecoste, gli Atti degli Apostoli ci mostrano due ambiti dell'azione dello Spirito Santo nella Chiesa, in noi e nella missione. Con due caratteristiche, la forza e la dolcezza. L'azione dello Spirito in noi è forte, come simboleggiato dai segni del vento e del fuoco, che spesso nella Bibbia sono legati alla potenza di Dio".
Così il Papa ha iniziato la sua omelia alla Celebrazione eucaristica Il Papa si è spesso lasciato alle spalle il testo ufficiale e ha parlato con il cuore.
Senza la forza dello Spirito Santo, ha proseguito, "non saremo mai in grado di sconfiggere il male, né di vincere i desideri della carne, di cui parla San Paolo. L'impurità, l'idolatria e l'invidia possono essere vinte con lo Spirito. Egli ci dà la forza per farlo, perché entra nel nostro cuore, arido, duro e freddo, che rovina le nostre relazioni con gli altri e divide le nostre comunità. Ed Egli entra in questo cuore e guarisce tutto. Gesù ce lo ha dimostrato quando, mosso dallo Spirito, si è ritirato per quaranta giorni nel deserto per essere tentato, e in quel momento anche la sua umanità è cresciuta, si è rafforzata e preparata per la missione.
"Allo stesso tempo, l'opera del Paraclito in noi è gentile, è forte e gentile. Il vento e il fuoco non distruggono né inceneriscono ciò che toccano. Il primo risuona nella casa dove si trovano i discepoli, e il fuoco si posa dolcemente sotto forma di fiamme sul capo di ciascuno".
"Questa dolcezza è una caratteristica dell'azione di Dio, che troviamo così spesso nella Bibbia", e che "coltiva delicatamente le piccole piante delle virtù, le innaffia, le protegge con amore, in modo che crescano e si rafforzino", e "possiamo gustare, dopo lo sforzo della lotta contro il male, la dolcezza della misericordia e della comunione con Dio". Lo Spirito ci dà la forza di spingere, ed è anche delicato, ha riassunto il Santo Padre.
"Inviati a proclamare il Vangelo, con audacia".
Poi il Pontefice ha detto: "Il Paraclito ci unge, è con noi, agisce trasformando i loro cuori (si riferisce ai discepoli), e infonde in loro un'audacia che li spinge a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Questo vale anche per noi che abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo nel Battesimo e nella Cresima.
"Dal cenacolo di questa Basilica siamo inviati ad annunciare il Vangelo a tutti, spingendoci sempre più in là, non solo in senso geografico, ma oltre le barriere etniche e religiose, per una missione davvero universale, e grazie allo Spirito possiamo e dobbiamo farlo con la stessa forza e la stessa gentilezza. Non con arroganza e imposizioni. Il cristiano non è prepotente, la sua forza è diversa, è quella dello Spirito".
"Continuiamo a parlare di pace, perdono, accettazione, vita".
"Per questo non ci arrendiamo", ha aggiunto, in quella che sembrava essere una parte importante del suo messaggio in questa occasione. festa di Pentecoste. "Ci arrendiamo allo Spirito, ma non alle forze del mondo. Continuiamo a parlare di pace a chi vuole la guerra, di perdono a chi semina vendetta, di accoglienza e solidarietà a chi chiude le porte ed erige barriere, di vita a chi sceglie la morte, di rispetto a chi ama umiliare, insultare e scartare, di fedeltà a chi rifiuta ogni legame e confonde la libertà con un individualismo superficiale, opaco e vuoto".
Accogliete tutti, sperate, concedete la pace
"Tutto questo senza lasciarci spaventare dalle difficoltà, dalle derisioni o dalle opposizioni, che oggi come ieri non mancano mai nella vita apostolica". E il modo in cui lo facciamo con questa forza, "il nostro annuncio deve essere dolce", ha sottolineato, "per accogliere tutti, tutti, tutti, tutti. non dimentichiamo la parabola degli invitati alla festa che non volevano andare. Andate agli incroci e portate tutti, tutti, tutti. Buoni e cattivi. Tutti. Lo Spirito ci dà la forza di andare avanti e chiamare tutti, con quella gentilezza. Ci dà la dolcezza di accogliere tutti".
In conclusione, il Papa ha sottolineato che "abbiamo un grande bisogno di speranza. Non è ottimismo, è qualcos'altro. Abbiamo bisogno di speranza. Abbiamo bisogno di alzare lo sguardo verso orizzonti di pace, fraternità, giustizia e solidarietà. Spesso non è facile. Ma sappiamo che non siamo soli. Sappiamo che con l'aiuto dello Spirito Santo, con i suoi doni, insieme possiamo rendere questo cammino più percorribile.
"Rinnoviamo, sorelle e fratelli, la nostra fede nella presenza del Consolatore al nostro fianco e continuiamo a pregare: "Vieni, Spirito Creatore, illumina le nostre menti, riempi i nostri cuori con la tua grazia, guida i nostri passi, concedi al nostro mondo la tua pace". Amen.
Regina coeli: lettura e meditazione del Vangelo
Più tardi, dalla finestra del Palazzo Apostolico, Papa Francesco ha pregato il Regina coeli con i pellegrini e i romani riuniti in Piazza San Pietro in una giornata di pioggia. Il Santo Padre li ha incoraggiati, come ha fatto altre volte, a prestare attenzione alle "parole che esprimono i meravigliosi sentimenti dell'amore eterno di Dio".
La Parola di Dio, ispirata dallo Spirito, ci incoraggia ogni giorno, e per questo ha invitato a "leggere e meditare il Vangelo ogni giorno", portandolo in tasca. La Parola di Dio "fa tacere tutte le chiacchiere", ha sottolineato, incoraggiando anche la preghiera silenziosa di adorazione. "Che Maria ci renda docili alla voce dello Spirito Santo".
Dopo la recita della preghiera mariana, Francesco ha ricordato in questa solennità di Pentecoste che "lo Spirito Santo crea armonia dalle diverse realtà, "armonia nei cuori, nelle famiglie, nella società, nel mondo intero", e ha pregato perché crescano "la comunione e la fraternità", e la fine delle guerre in Terra Santa, Palestina, Israele e in tanti altri luoghi.
Ha inoltre ringraziato i cittadini di Verona per l'accoglienza riservata al suo visita Ha ricordato anche i pellegrini di Timor Est, "che visiterò presto", i pellegrini della Lettonia e dell'Uruguay e la comunità paraguaiana a Roma, tra gli altri gruppi.