Attualità

Giovani, dialogo e conversione

In occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG), è sorta una polemica tra due posizioni che, un po' sviscerate, potrebbero essere viste come alternative. Ma non è così, se si osservano le cose più da vicino.

Ramiro Pellitero-1° agosto 2023-Tempo di lettura: 4 minuti
GMG

Per alcuni, la Giornata Mondiale della Gioventù dovrebbe mirare a riunire i giovani, ad accogliere le diversità culturali e religiose, a promuovere la solidarietà e l'interculturalità (tutto questo potrebbe essere riassunto nella frase "La Giornata Mondiale della Gioventù"). dialogo) ma non la conversione (soprattutto se si pensa a una conversione imposta in modo aggressivo).

Per gli altri, la GMG dovrebbe avere come scopo primario la conversione a Cristo o all'evangelizzazione (l'annuncio del Vangelo); perché la volontà di Dio non può, di per sé, volere la diversità delle religioni. Inoltre, le proprie convinzioni non sono indifferenti o irrilevanti. Pertanto, l'attenzione all'accoglienza della diversità e al dialogo potrebbe portare a un indifferentismo epistemologico, che renderebbe ogni tentativo di conversione un'aggressione arrogante.

In questo modo, il dialogo si opporrebbe alla conversione o all'evangelizzazione.

L'evangelizzazione in senso lato

Tuttavia, San Paolo VI spiega che l'evangelizzazione è una realtà dinamica, un processo composto da diversi elementi: "rinnovamento dell'umanità [di criteri, valori e interessi, nel rispetto della coscienza e delle convinzioni], testimonianza, annuncio esplicito, adesione del cuore [conversione], ingresso nella comunità, accettazione dei segni, iniziative apostoliche" (Esortazione "L'evangelizzazione della Chiesa"). Ap. Evangelii nuntiandi, n. 24). Questi elementi, aggiunge, possono sembrare in contrapposizione o escludersi a vicenda, ma in realtà sono complementari e si arricchiscono reciprocamente; per questo ognuno di essi deve sempre essere visto come integrato con gli altri.

Questo significa (ed è qui che volevamo arrivare) che la conversione è un elemento di un processo più ampio, che è l'evangelizzazione; e che comprende il rispetto e il dialogo, così come la testimonianza cristiana e l'annuncio di Cristo, passando dalla conversione personale all'esperienza di ciò che è cristiano nella Chiesa, che riporta, chiudendo il ciclo, al dialogo e alla testimonianza cristiana.

In altre parole: l'incontro, il dialogo e l'accoglienza da un lato e, dall'altro, l'annuncio di Cristo e la chiamata alla conversione non sono realtà che si possono opporre l'una all'altra, ma piuttosto sono complementari: si richiedono a vicenda e non possono sostituirsi.

Se ci rivolgiamo al Vangelo, vediamo come Gesù unisca nel suo insegnamento l'incontro e il dialogo con le persone insieme alla chiamata alla conversione e all'annuncio del Regno. Inoltre, già per il mistero stesso dell'Incarnazione che lo costituisce, Gesù Cristo unisce in sé il dialogo di salvezza che Dio vuole offrire al mondo (poiché è il Verbo fatto uomo) e il Vangelo (l'annuncio della salvezza e l'appello alla conversione) nella loro personale pienezza. L'esistenza di Gesù Cristo e la sua donazione redentrice sono la forma che il dialogo di Dio con gli uomini assume nella pienezza della rivelazione. Perciò noi cristiani dobbiamo aspirare a unire entrambi gli aspetti, a partire dalla nostra vita in Cristo attraverso lo Spirito Santo.

Incontro e annuncio, dialogo e invito alla conversione

La missione è la stessa cosa dell'evangelizzazione? Come suggerisce la parola stessa, la evangelizzazione (inteso non solo come primo annuncio del Vangelo, ma come tutto ciò che la Chiesa fa nella sua missione e che i cristiani fanno per diffondere il messaggio evangelico a partire dalla nostra vita) è la azione mettere in pratica, "in azione", la missione che il Signore ci ha affidato: evangelizzare, annunciare la Buona Novella della salvezza.

Ogni cristiano è inviato a testimoniare e ad annunciare la fede con la sua vita e le sue parole. Soprattutto, ovunque si trovi, con l'abbondante aiuto di Dio e nell'ambito della famiglia ecclesiale. Inoltre, può ricevere doni (carismi) per collaborare con altri in vari compiti o servizi, nell'ambito della grande missione evangelizzatrice.

I giovani sono chiamati a incontrarsi, a dialogare sulle sfide del mondo di oggi. E questo dialogo e queste sfide sono anche le sfide della missione della Chiesa. Da parte dei cristiani, il dialogo (per la salvezza) è una delle chiavi della costituzione pastorale. Gaudium et spes del Concilio Vaticano II. L'enciclica programmatica di Paolo VI, Ecclesiam suam, pubblicato quando i lavori del Concilio erano in corso, dedica la sua terza parte al dialogo della salvezza. E precisa alcune caratteristiche di questo dialogo: chiarezza, affabilità, fiducia e prudenza pedagogica (cfr. n. 35), senza rinunciare all'identità cristiana.

I giovani cristiani partecipano, con i loro coetanei, al miglioramento della società e alla trasformazione del mondo per il bene di tutti. Nei loro incontri e dialoghi con altri giovani, hanno una proposta, la fede, che porta luce e vita al mondo e alle persone.

Noi cristiani non lasciamo "da parte" questa proposta (che comporta l'annuncio di Cristo e la chiamata alla conversione) nel nostro incontro e dialogo con tutti. E viceversa: non dimentichiamo nemmeno, nel proporre il messaggio del Vangelo, il dialogo sulle grandi questioni e sfide del nostro tempo. Per questo motivo, ci prendiamo cura dei nostri incontri, delle nostre amicizie e del nostro lavoro con coloro che ci circondano.

Come deve concretizzarsi questo dialogo-appello alla conversione? Ciò dipende in ogni caso da un adeguato discernimento spirituale, ecclesiale ed evangelizzatore. In questo discernimento, il protagonista principale è lo Spirito Santo (da qui l'importanza della vita spirituale, basata sulla preghiera e sui sacramenti), che ci aiuta a superare i conflitti superando sterili polarizzazioni.  

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