Negli ultimi anni, alcune diocesi spagnole hanno individuato la pratica della cosiddetta "guarigione intergenerazionale" nelle preghiere e nei ritiri promossi da movimenti carismatici. Preoccupati da questa situazione, i vescovi della Commissione per la Dottrina della Fede della Conferenza Episcopale Spagnola hanno richiesto studi a esperti di teologia e psicologia per analizzare questa pratica. Dopo aver valutato i rapporti, nel marzo 2024 hanno deciso di redigere una nota che sintetizzasse le informazioni su questa pratica e offrisse una valutazione dottrinale, evidenziandone i rischi e sottolineandone l'incompatibilità con la tradizione e la fede della Chiesa. Il documento è stato approvato nel settembre 2024 per essere distribuito ufficialmente ed è stato pubblicato il 26 novembre.
Che cos'è la "guarigione intergenerazionale"?
La teoria e la pratica della "guarigione intergenerazionale", chiamata anche "guarigione dell'albero genealogico", si basa sulle opere controverse di diversi autori che combinano psicologia, terapia e spiritualità. Uno dei principali esponenti è Kenneth McAll, medico e missionario anglicano, che si rifà alla psicologia di Carl Gustav Jung per stabilire un legame tra la malattia e le forze del male. In seguito, questa idea è stata sviluppata dal clarettiano John Hampsch e dal sacerdote Robert DeGrandis, che ha reso popolare questa pratica all'interno del Rinnovamento Carismatico Cattolico grazie alla sua vicinanza a questo movimento.
Questi autori sostengono che il peccato può essere trasmesso tra le generazioni, sostenendo che i peccati non perdonati degli antenati sarebbero responsabili di disturbi fisici e psicologici nei loro discendenti. Secondo questa prospettiva, la guarigione si ottiene identificando questi peccati nell'albero genealogico e utilizzando strumenti spirituali come le preghiere di intercessione, gli esorcismi e, soprattutto, la celebrazione dell'Eucaristia. Attraverso queste pratiche, si cerca di spezzare i legami del peccato con Gesù o con lo Spirito Santo, ottenendo una guarigione che spesso viene descritta come immediata e completa.
Interventi degli insegnanti
Il magistero cattolico ha messo in guardia sui rischi teologici e pastorali della "guarigione intergenerazionale". Nel 2007 la Conferenza episcopale francese ha sottolineato che questa pratica semplifica eccessivamente la trasmissione delle malattie psichiche, prevarica la libertà individuale e distorce la teologia sacramentale negando il pieno potere del battesimo. Nello stesso anno, il vescovo di Suwon Paul Choi Deog-ki ha spiegato che l'idea di ereditare i peccati è incompatibile con la dottrina cattolica, poiché il battesimo purifica completamente i peccati individuali.
Nel 2015, la Conferenza episcopale polacca ha pubblicato un'analisi approfondita, concludendo che questa pratica non ha alcun fondamento nella Scrittura, nella Tradizione e nel Magistero, contraddicendo la verità della misericordia divina e l'efficacia del battesimo e della riconciliazione. Questi interventi sottolineano che i peccati non sono trasmissibili e che la grazia sacramentale è sufficiente a liberare l'individuo.
Fondamento teologico
Il Magistero della Chiesa respinge la teoria della guarigione intergenerazionale, che propone che i peccati degli antenati possano influenzare le generazioni successive. Secondo l'insegnamento cattolico, il peccato è sempre personale e richiede una libera decisione della volontà, come affermato nell'esortazione Reconciliatio et Paenitentia (1984). Solo il peccato originale si trasmette di generazione in generazione, ma non in modo colpevole, come sottolinea il Catechismo.
Inoltre, la responsabilità dei peccati è individuale, non collettiva, e la salvezza è data gratuitamente attraverso Cristo. Il battesimo cancella tutti i peccati, compreso il peccato originale, e non lascia conseguenze che giustifichino la trasmissione dei peccati. L'Eucaristia e le preghiere per i morti, pur essendo valide, non hanno come scopo la guarigione intergenerazionale. La Chiesa regola anche le preghiere di guarigione, richiedendo che siano celebrate sotto la supervisione dell'autorità ecclesiastica per evitare di distorcere la liturgia.