"Pellegrini della speranza" è il motto scelto da Papa Francesco per il prossimo Anno Santo della Chiesa universale, il Giubileo del 2025. È stato l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ad annunciarlo nelle ultime ore, raccontando i risultati della recente udienza privata avuta con il Santo Padre all'inizio di gennaio.
La notizia che sarebbe stato il dicastero vaticano guidato da monsignor Fisichella a coordinare la preparazione del prossimo Giubileo a nome della Santa Sede, in collegamento con le autorità civili italiane, è stata annunciata all'indomani di Natale, ma già da diversi mesi erano in corso serrati colloqui con gli organismi interessati.
Il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, che secondo il prossimo testo di riforma dell'organizzazione della Curia Romana - Praedicate Evangelium - dovrebbe essere accorpato alla Congregazione di Propaganda Fide, ha già gestito il precedente "Giubileo della Misericordia" (8 dicembre 2015 - 20 novembre 2016). È vero che allora si trattava di un evento che non solo arrivava a sorpresa per volere di Papa Francesco, ma che doveva essere "diffusivo" rispetto alla sola città di Roma, con l'apertura delle "Porte Sante" in tutte le diocesi del mondo. La prima Porta Santa ad essere aperta, come si ricorderà, non è stata quella della Basilica di San Pietro, ma quella della Cattedrale periferica di Banguì, nella Repubblica Centrafricana.
La strada per la preparazione
Passando al prossimo evento del 2025, oltre all'aspetto logistico, ci sarà senza dubbio il percorso di preparazione spirituale. Basti ricordare che per il Grande Giubileo del 2000 il cammino di preparazione è iniziato sei anni prima, nel 1994, quando Giovanni Paolo II ha consegnato a tutta la Chiesa la Lettera Apostolica Tertio Millenio Adveniente. In quel documento anticipava le tre fasi che avrebbero portato alla pienezza di questa celebrazione: una fase "ante-preparatoria" e tre anni strettamente preparatori, dal 1997 al 1999.
Non siamo certo nell'imminenza di un cambio di millennio che richiede una riflessione ponderata su due millenni di storia, ma certamente gli ultimi 25 anni hanno rappresentato per la Chiesa e per la società un "cambio d'epoca", come ha più volte sottolineato Papa Francesco.
Un ragionamento che il Papa ha fatto anche nel 2019 alla Curia romana, quando ha ribadito che proprio in questo contesto epocale, dove tra l'altro, ha detto, "non siamo nella cristianità, non più", la vera urgenza dei testimoni di Cristo non è quella di "occupare spazi" ma di "avviare processi".
Certo, il tema della speranza è venuto alla mente del Papa anche dopo gli eventi degli ultimi due anni, segnati dalla pandemia, che oltre a tante sofferenze ha seminato nel mondo disperazione e disillusione verso un futuro che appare incerto, in cui si è persa anche la capacità di sognare.
Il Giubileo sarà quindi l'occasione per riprendere il cammino della fiducia e per guardare con occhi rinnovati al futuro che ci attende, facendo ciascuno la propria parte: pellegrini della speranza.