Francisca Pérez-Madrid, docente di Diritto Ecclesiastico dello Stato presso l'Università di Barcellona, ha sviluppato questa idea durante la sua conferenza "El asilo en los supuestos de persecución religiosa y en los de orientación sexual". Un confronto".
La conferenza è stata al centro degli eventi organizzati dalla Facoltà di Diritto Canonico dell'Università di Navarra in occasione della celebrazione della festa di San Raimondo di Peñafort.
Come ha sottolineato, attualmente nel mondo ci sono 70 milioni di sfollati forzati, di cui solo 3,5 milioni chiedono asilo. Un dato da tenere presente: il numero dei cristiani perseguitati supera i 300 milioni nel mondo.
Su questa linea, il professore di Diritto ecclesiastico dello Stato ha difeso la necessità di rivedere e aggiornare le linee guida dell'Alto Commissariato sulla persecuzione religiosa e quelle sulla persecuzione dovuta all'identità di genere o all'identità sessuale, poiché "queste ultime, con una prospettiva più ampia e flessibile, tengono conto della situazione precaria del richiedente e richiedono alle autorità un punto di vista proattivo nella valutazione dei presupposti di fatto". Al contrario, le Linee guida sulla persecuzione religiosa partono da una certa presunzione di implausibilità nei confronti delle potenziali rivendicazioni".
Per Francisca Pérez-Madrid, è quindi necessario incorporare le riflessioni della letteratura accademica, i contributi giurisprudenziali e una prospettiva incentrata sulla persona, al fine di evitare "differenziazioni in termini di livello di protezione internazionale a seconda del motivo della persecuzione".
"I diritti umani non dipendono dai numeri o dalle quote", ha difeso Francisca Pérez-Madrid, "siamo tutti titolari del diritto alla libertà, alla sicurezza e naturalmente alla libertà religiosa.
Inoltre, Francisca Pérez-Madrid ritiene che ciò garantirebbe l'effettiva protezione di ogni essere umano la cui vita, libertà e sicurezza siano minacciate. "L'atteggiamento dello Stato ricevente nei confronti del richiedente non deve essere sospettoso, ma proattivo, e ci devono essere standard uguali per evitare l'arbitrarietà nell'esame della gravità della persecuzione. L'importante è valutare la vulnerabilità di queste persone individualmente e vedere in che situazione si trovano", ha affermato.