Viviamo in un'epoca di grande incertezza. Spesso crediamo ciecamente a ciò che ci propongono gli influencer sui social media, senza approfondire. Eppure siamo affamati di verità e di certezze.
Lo stesso è accaduto alla fede cristiana negli ultimi due secoli: con l'Illuminismo e la secolarizzazione, molte cose che erano date per scontate sono state messe in discussione, fino a negare l'esistenza storica di Gesù di Nazareth, nonché la sua identità divina. Allo stesso tempo, si dà credito a sedicenti storici che diffondono teorie prive di fonti e di basi solide.
Per coloro che desiderano avvicinarsi alla figura storica di Gesù, verrà effettuata una ricognizione delle fonti e dei metodi di ricerca sul Nazareno che segue una serie di articoli già pubblicati da Omnes sulla vita di Gesù di Nazareth, il suo ambiente culturale e geografico e la sua morte.
Che cos'è la storia?
Iniziamo a definire che cos'è la storia. Innanzitutto, va notato che il termine deriva dal greco ἱστορία (historia) che significa ricerca, e ha la stessa radice ιδ- del verbo ὁράω (orao, vedere, vedere, verbo con tre radici: ὁρά-; ιδ-; ὄπ-). Il perfetto ὁίδα, òida, significa quindi letteralmente "ho visto", ma, per estensione, "so". Si riferisce, in pratica, all'osservare e, di conseguenza, al conoscere dopo aver sperimentato: lo stesso senso che troviamo anche nella radice del verbo latino video (v-id-eo e nel termine di origine greca "idea"). Aggiungerei, inoltre, che un requisito della ricerca storica è, oltre al senso critico, l'intelligenza, nel senso letterale della parola latina: intus lĕgĕre, cioè leggere dentro, approfondire, mantenendo la capacità di considerare l'insieme dei fatti e degli eventi.
Il metodo storico-critico
L'Illuminismo ha sollevato dubbi sulla figura del Nazareno, ma ha anche dato impulso allo sviluppo della ricerca storica attraverso il metodo storico-critico, volto a valutare l'attendibilità delle fonti. Questo metodo, sviluppato a partire dal XVII secolo, viene applicato non solo ai Vangeli, ma a qualsiasi testo trasmesso in diverse varianti, al fine di ricostruirne la forma originale e verificarne il contenuto storico.
Negli ultimi 150 anni, la necessità di fondare storicamente la dottrina cristiana ha portato la Chiesa cattolica a riaffermare con forza la storicità dei Vangeli, mentre storici, studiosi e archeologi hanno utilizzato il metodo storico-critico per distinguere tra il "Gesù storico" e il "Cristo della fede". Tuttavia, un'applicazione troppo ideologica di questo metodo ha spesso portato a una netta separazione tra il Gesù precristiano e il "Cristo della fede". Pasqua e il Cristo post-pasquale. Per rispondere a questi dubbi, la Chiesa ha approfondito lo studio esegetico e archeologico, riaffermando nel Concilio Vaticano II ("...") che "l'interpretazione propria della Chiesa della morte di Cristo e della risurrezione del Cristo del mistero pasquale" è una interpretazione "molto importante".Dei Verbum") "fermamente e senza alcuna esitazione la storicità" dei Vangeli, che "trasmettono fedelmente ciò che Gesù, Figlio di Dio, durante la sua vita tra gli uomini, ha effettivamente fatto e insegnato per la loro salvezza eterna, fino al giorno in cui è stato assunto in cielo".
La posizione della Chiesa unisce quindi il "Gesù storico" e il "Cristo della fede" in un'unica figura. Tuttavia, la grande maggioranza degli storici - cristiani, ebrei, musulmani o non credenti - non dubita dell'esistenza storica di Gesù di Nazareth. Al contrario, le prove storiche e archeologiche a suo favore continuano a crescere, rafforzando l'affidabilità dei Vangeli e degli altri scritti del Nuovo Testamento.
L'approccio del "Gesù storico
Oggi, la maggior parte degli storici concorda sull'esistenza storica di Gesù, con un numero crescente di prove storiche e archeologiche a sostegno. Questo perché la ricerca storica si è sviluppata intorno alla sua figura in tre fasi principali:
- Prima o Vecchia Ricerca, iniziata da Hermann S. Reimarus (1694-1768) e proseguita da studiosi come Ernest Renan, autore della famosa "Vita di Gesù". Questa fase, influenzata dal razionalismo illuminista, negava sistematicamente tutti i fatti prodigiosi legati alla figura di Gesù, senza metterne in dubbio l'esistenza. Tuttavia, si scontrò presto con i propri limiti ideologici, come sottolineò Albert Schweitzer. Infatti, nessuno dei protagonisti di questa fase di ricerca ha mai prestato attenzione al contesto storico e alle fonti archeologiche, anche se lo stesso Renan si riferiva romanticamente alla Palestina come a un "quinto vangelo".
- New Quest o Second Quest, iniziata ufficialmente nel 1953 dal teologo luterano Ernst Käsemann, ma in realtà già avviata da Albert Schweitzer, che sottolineò i limiti della prima. Si contrapponeva a una fase precedente, chiamata No Quest, sostenuta da Rudolf Bultmann, convinto che la ricerca storica su Gesù fosse irrilevante per la fede cristiana. La Second Quest rifiutava il rifiuto ideologico del "Cristo della fede", adottando un approccio più critico e integrativo, che includeva gli eventi prodigiosi senza escluderli a priori.
- Terza ricerca, oggi predominante.
La terza missione
Mentre la Prima Ricerca è stata condizionata dall'ideologia razionalista e la Seconda Ricerca ha introdotto un approccio più equilibrato, la Terza Ricerca si caratterizza per una maggiore attenzione al contesto storico e all'interdisciplinarità, combinando filologia, archeologia ed ermeneutica. Oggi, grazie a questo metodo, abbiamo un quadro sempre più solido dell'esistenza storica di Gesù e della sua rilevanza nella storia del I secolo.
Gli esponenti di questa Terza Ricerca partono dall'assunto formulato da Albert Schweitzer: non si può rifiutare ideologicamente tutto ciò che nei Vangeli e nel Nuovo Testamento ha un carattere miracoloso, liquidandolo perché non conforme ai canoni del razionalismo illuminato. Inoltre, come aggiunge Benedetto XVI (esponente della Third Quest, insieme ad autori e scienziati come gli italiani Giuseppe Ricciotti e Vittorio Messori, l'ebreo israeliano David Flusser e il tedesco Joachim Jeremias) nel suo libro Gesù di Nazareth, i limiti del metodo storico-critico consistono sostanzialmente nel "lasciare la parola nel passato", senza riuscire a renderla "attuale, oggi"; nel "trattare le parole che abbiamo davanti come parole umane"; infine, nel "suddividere ulteriormente i libri della Scrittura secondo le loro fonti, ma l'unità di tutti questi scritti come Bibbia non risulta come un fatto storico immediato".
La Terza Ricerca ricorre all'analisi testuale e all'ermeneutica per avvicinarsi il più possibile alla forma originale delle fonti prese in esame (in questo caso quelle relative a Gesù) e comprende, come abbiamo detto, studiosi come l'ebreo israeliano David Flusser (1917-2000), autore di scritti fondamentali sul giudaismo antico e convinto, come molti altri ebrei contemporanei, che i Vangeli e gli scritti paolini rappresentino la fonte più ricca e affidabile per lo studio del giudaismo del Secondo Tempio, come molti altri ebrei contemporanei, che i Vangeli e gli scritti paolini rappresentino la fonte più ricca e affidabile per lo studio del Giudaismo del Secondo Tempio, data la perdita di altri materiali contemporanei a causa delle distruzioni causate dalle Guerre Giudaiche (tra il 70 e il 132 d.C.).c.).
Nei prossimi articoli vedremo come questa metodologia sia già stata applicata dalla Chiesa, nel corso dei secoli, alle fonti storiche e archeologiche riguardanti la figura di Cristo.