Vaticano

Gaudete et exsultate: Gioia e santità, una sfida per tutti

Giovanni Tridente-3 Maggio 2018-Tempo di lettura: 5 minuti

Un nuovo documento indica a ogni cristiano la via della santità incarnata nel contesto odierno, "con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità".

TESTO - Giovanni Tridente, Roma

Nel quinto anno del suo pontificato, Papa Francesco ha consegnato alla Chiesa una nuova esortazione apostolicaIl terzo, sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. Un documento agile e concreto, che intende rispondere ai molti limiti della cultura odierna. Gaudete et exsultate

La terza esortazione apostolica di Papa Francesco è un documento un po' atipico, essendo il primo - da molto tempo a questa parte - a trattare un tema che non è mai stato discusso prima nel corso di un Sinodo dei Vescovi. Ciò era avvenuto, invece, per Evangelii gaudium (Sinodo sull'evangelizzazione, convocato da Benedetto XVI nel 2012), per Amoris laetitia (Sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015) e per le quattro esortazioni del Papa emerito (Eucaristia, Parola di Dio, Africa, Medio Oriente).

È vero che con Francesco le esortazioni hanno abbandonato il titolo di "post-sinodali" anche quando sono frutto delle assemblee dei vescovi, quasi a sottolineare la convinzione che non si tratta di qualcosa di amministrativo o burocratico (una sorta di riassunto dell'assemblea), ma della sintesi di un vero e proprio movimento dello Spirito Santo, che interpella tutta la Chiesa nella sua missione a servizio dell'uomo.

Un altro aspetto che risalta in questa ulteriore iniziativa del Papa è la continuità del concetto di "gioia" con le altre esortazioni ("gaudium", "laetitia"), tipica della predicazione e del vocabolario del Pontefice argentino fin dalla sua elezione. I suoi inviti a non avere un volto triste e accigliato sono frequenti, perché l'Amore di Dio che salva non ammette "tristezza".

E ora una curiosità: il documento porta la data del 19 marzo, solennità di San Giuseppe, giorno in cui il Santo Padre ha iniziato il suo ministero episcopale nel 2013. Ma è anche lo stesso giorno in cui, due anni fa, Francesco ha pubblicato Amoris laetitia, un'esortazione che ha avuto senza dubbio maggiore risonanza della prima e di questa.

Ma va detto che questa concomitanza ben si sposa con l'essenza del documento, visto che a una lettura attenta sembra che il Papa voglia proporre un bilancio dei suoi primi cinque anni di pontificato, chiedendo una verifica di quanto aveva già proposto alla Chiesa universale con Evangelii gaudium.

Il contesto attuale

Il denominatore comune di tutti i documenti è, infatti, il contesto attuale. Pur rimanendo immutato nella dottrina che la Chiesa tramanda da secoli e confermandola esplicitamente, Francesco propone vie concrete per il mondo contemporaneo, affinché ogni cristiano possa incarnare concretamente la sua chiamata alla santità. Si pone così in continuità con il compito generale di evangelizzare (prima esortazione) e con quello di mostrare la bellezza del Vangelo della famiglia (seconda esortazione).

Colpisce anche il fatto che, a differenza di altri documenti pontifici, quest'ultimo sia stato presentato alla stampa non da un cardinale o da un funzionario della Curia romana, ma da un semplice vescovo - Mons. De Donatis, recentemente nominato vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma - e da due laici, il giornalista Gianni Valente e la pedagogista Paola Bignardi, da tempo impegnata nell'associazionismo cattolico ed ex presidente nazionale dell'Azione Cattolica.

Chi, durante i vari viaggi papali all'estero, ha seguito i colloqui che il Papa ha tenuto di volta in volta con le comunità locali dei suoi confratelli gesuiti, noterà anche una certa familiarità con i contenuti proposti nella Gaudium et exsultate. Non è un caso che sia stata proprio Civiltà Cattolica, diretta dal gesuita Antonio Spadaro - presente a tutti i viaggi pontifici e incaricato di trascrivere i dialoghi con il Papa - a pubblicare, proprio nel momento in cui l'esortazione veniva resa nota a tutti, una dettagliata analisi della stessa, presentandone "radici, struttura e significato", dimostrando così una conoscenza di lunga data della sua genesi.

In fondo, il documento non è nemmeno troppo lungo e non vuole certo essere, come scrive lo stesso Papa Francesco nell'introduzione, un trattato sulla santità con definizioni o analisi. Piuttosto, è come una carezza di un padre, che vuole stimolare in tutti il desiderio di esercitare la santità. In breve, è uno stimolo per il mondo a cambiare volto e a sperimentare la gioia che viene dal Signore.

Santi della porta accanto

I suoi 177 punti sono organizzati in 5 capitoli. Il primo aspetto da sottolineare è quello dei "santi della porta accanto", la "classe media della santità", immagini che Francesco utilizza per spiegare che si tratta di una chiamata universale per tutti e di un percorso che, nonostante le difficoltà che incontra, è assolutamente praticabile. L'importante è non avere paura di sperimentare.

Nel secondo capitolo vengono presentati i due nemici mascherati della santità, che sono una riproposizione nel nostro tempo dello gnosticismo e del pelagianesimo. Cioè quegli atteggiamenti che, da un lato, cercano di ridurre l'insegnamento cristiano "a una logica fredda e dura che vuole dominare tutto" e, dall'altro, vogliono far credere che l'uomo possa salvarsi solo con le opere, senza la vita della grazia.

Le beatitudini di oggi

Il rimedio è presentato nella terza parte, dove, lette alla luce della storia contemporanea, vengono spacchettate le beatitudini contenute nel quinto capitolo del Vangelo di Matteo, che il Papa ha già definito in altre occasioni come "la carta d'identità del cristiano". Poveri di cuore, miti e umili, saper piangere con gli altri, stare dalla parte della giustizia, guardare e agire con misericordia, tenere il cuore pulito da ciò che lo contamina, seminare pace nell'ambiente circostante, accettare anche le persecuzioni più sottili, tutto questo "è santità", scrive Francesco.
Nel capitolo successivo, il Papa evidenzia anche cinque grandi manifestazioni dell'amore per Dio e per il prossimo, combattendo i rischi e i limiti che la cultura odierna porta con sé.

La resistenza, la pazienza e la mitezza contro l'ansia nervosa e violenta "che ci disperde e ci indebolisce"; la gioia e il senso dell'umorismo contro la negatività e la tristezza; l'audacia e il fervore per superare "l'accidia comoda, consumistica ed egoistica"; la vita comunitaria come argine contro l'individualismo e tante forme di falsa spiritualità; la preghiera costante.

Il protagonista dell'ultimo capitolo è il diavolo, che il Santo Padre ha più volte indicato come un pericolo costante nella vita del cristiano. E su Satana scrive espressamente - mettendo anche a tacere le false speculazioni che erano apparse su alcuni media a questo proposito -: "non pensiamo quindi a lui come a un mito, a una rappresentazione, a un simbolo, a una figura o a un'idea", perché questo è solo un inganno che porta ad abbassare le nostre difese. Al contrario, dobbiamo combattere, e farlo costantemente con "le armi potenti che il Signore ci dà": la preghiera, la meditazione della Parola, la Messa, l'adorazione eucaristica, la confessione, le opere di carità, la vita comunitaria e l'impegno missionario.

Per sapere cosa viene dallo Spirito Santo e cosa dallo spirito del male, l'unico modo, dice il Papa, è il discernimento, che è anche un dono da chiedere e che si alimenta con le stesse "armi" della preghiera e dei sacramenti.

La conclusione, naturalmente, è riservata a Maria, colei che "ha vissuto le beatitudini come nessun altro", "santa tra i santi, la più benedetta", che indica la via della santità e accompagna i suoi figli.

Non resta che leggere questo prezioso documento e assimilarlo, a poco a poco, per la vita di tutti i giorni.

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