Vaticano

Francesco cita l'esempio delle suore martirizzate in Yemen

"I martiri sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli", ha detto Papa Francesco all'udienza generale di oggi, in cui ha portato come esempio "la luminosa testimonianza di fede" delle Missionarie della Carità uccise in Yemen negli ultimi anni, insieme ad alcuni laici, alcuni dei quali musulmani. "Non stanchiamoci di testimoniare il Vangelo, anche in tempi di tribolazione", ha aggiunto il Papa.

Francisco Otamendi-19 aprile 2023-Tempo di lettura: 3 minuti
Francesco cita l'esempio delle suore martirizzate in Yemen

Foto: Il Papa durante l'udienza di mercoledì 19 aprile ©Vatican Media

Nella sua undicesima catechesi sulla passione per l'evangelizzazione e lo zelo apostolico, iniziata a gennaio, il Santo Padre ha riflettuto questa mattina in Piazza San Pietro "sui martiri come testimoni del Vangelo". Ha posto un accento particolare sulle suore Missionarie della Carità uccise in Yemen nel 1998 e nel 2016 insieme ad alcuni laici, "fedeli musulmani che lavoravano con le suore".

Il Papa si è riferito prima alle suore, definendole "martiri del nostro tempo", e poi a tutti i cristiani, sottolineando che "i martiri ci mostrano che ogni cristiano è chiamato a testimoniare la vita, anche quando si tratta di versare il sangue, facendo di sé un dono a Dio e ai fratelli, a imitazione di Gesù".

"Mentre sono pochi quelli a cui viene chiesto di essere martirizzati", ha aggiunto il Papa nel suo discorso al PubblicoTutti devono essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini e a seguirlo sulla via della Croce, in mezzo alle persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa".

Più persecuzioni oggi che nei primi secoli

Queste "persecuzioni" "non sono le stesse di allora, oggi ci sono persecuzioni di cristiani nel mondo. Ci sono più martiri oggi che nei primi tempi", ha sottolineato, come in altre occasioni.

Ecco cosa ha detto all'inizio della catechesi: "Vorrei ricordare che ancora oggi in varie parti del mondo ci sono molti martiri che, a imitazione di Gesù e con la sua grazia, anche in mezzo alla violenza e alla persecuzione, danno la più grande prova di amore, offrendo la propria vita e perdonando persino i propri nemici".

"Sono i martiri che hanno accompagnato la vita della Chiesa. Oggi ci sono tanti martiri nella Chiesa, tanti, perché per aver confessato la fede cristiana vengono banditi dalla società, o vanno in prigione. Sono tanti, eh?

Poi, salutando i pellegrini di lingua spagnola, il Papa ha chiesto che "per intercessione dei santi martiri che hanno proclamato la fede fino a versare il loro sangue, chiediamo al Signore di non stancarci di essere loro testimoni, specialmente nei momenti di tribolazione".

Francesco, commentando il testo evangelico di Matteo 10,16-18, ha spiegato che "la parola martirio deriva dal greco e significa testimoniare. Il primo martire fu Stefano, che fu lapidato per aver confessato la sua fede in Cristo. I martiri sono figli e figlie della Chiesa, provenienti da città, luoghi, lingue e nazioni diverse, che hanno dato la vita per amore di Gesù. E questo dinamismo spirituale che ha spinto i martiri prende forma nella celebrazione dell'Eucaristia. Come Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per tutti, chi partecipa alla Messa sente il desiderio di rispondere liberamente a questo amore con l'oblazione della propria vita.

La testimonianza del sangue unisce le religioni

Prima di iniziare un lungo riferimento alle suore e ai laici uccisi in Yemen, Paese situato nella Penisola Arabica, a sud dell'Arabia Saudita, il Pontefice ha espressamente sottolineato di volersi riferire alla "testimonianza cristiana presente in ogni angolo della terra: "Penso, ad esempio, allo Yemen, una terra che da molti anni è ferita da una guerra terribile, dimenticata, che ha fatto tanti morti e che fa soffrire ancora tante persone, soprattutto bambini".

"Proprio in questa terra, ci sono state luminose testimonianze di fede, come quella delle suore Missionarie della Caritàche vi hanno dato la vita. Sono ancora oggi presenti in Yemen dove offrono assistenza ad anziani malati e disabili. Alcuni di loro hanno subito il martirio, altri continuano a rischiare la vita, ma vanno avanti", ha proseguito il Papa.

Francesco ha poi fatto riferimento al loro spirito di accoglienza e carità. "Accolgono tutte queste sorelle di ogni religione, perché la carità e la fraternità non hanno confini". Nel luglio 1998, suor Aletta, suor Zelia e suor Michael, mentre tornavano a casa dopo la Messa, sono state uccise da un fanatico perché cristiane. Più recentemente, poco dopo l'inizio del conflitto in corso, nel marzo 2016, suor Anselmo, suor Margherite, suor Reginetet e suor Judith sono state uccise insieme ad alcuni laici che le aiutavano nella loro opera di carità. 

"Sono i martiri del nostro tempo", ha detto il Papa, usando le stesse parole pronunciate in un discorso al Papa in occasione del Angelus all'epoca, quando disse: "Questi sono i martiri di oggi. Non finiscono sulle prime pagine dei giornali, non fanno notizia. Sono coloro che danno il loro sangue per la Chiesa.

"Tra questi laici uccisi, oltre ai cristiani, c'erano anche fedeli musulmani che lavoravano con le suore. Siamo commossi nel vedere come la testimonianza del sangue possa unire persone di religioni diverse. Non si dovrebbe mai uccidere in nome di Dio, perché per Lui siamo tutti fratelli e sorelle. Ma insieme possiamo dare la nostra vita per gli altri.

E rivolgendosi a tutti, il Santo Padre ha incoraggiato: "Preghiamo allora di non stancarci di testimoniare il Vangelo, anche in tempi di tribolazione. Che tutti i santi e le sante martiri siano semi di pace e di riconciliazione tra i popoli, per un mondo più umano e fraterno, nella speranza che il Regno dei Cieli sia pienamente rivelato, quando Dio sarà tutto in tutti".

L'autoreFrancisco Otamendi

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