Vaticano

Papa Francesco: "Nella situazione drammatica di oggi, Madre di Dio, ricorriamo a te".

La preghiera del Papa a San Pietro ha dato il via alla catena di preghiera del Rosario per chiedere alla Vergine di porre fine alla pandemia, che durerà per tutto il mese di maggio e collegherà i santuari mariani di tutto il mondo.

Emilio Mur-2 Maggio 2021-Tempo di lettura: 2 minuti
PAPA ROSARIO VATICANO

Alle 18:00 ora di Roma, nella Basilica di San Pietro e davanti all'immagine della Madonna del Soccorso, venerata dal VII secolo, il Papa ha iniziato la catena di preghiera del Rosario per pregare per la fine della pandemia, che durerà fino al 31 maggio. Quel giorno, l'ultimo di maggio, il Santo Padre chiuderà anche la catena di preghiera, che ogni giorno del mese sarà dedicata a un diverso santuario mariano nel mondo. 

Dopo aver recitato i cinque misteri e cantato la Salve e le Litanie dell'Alloro, Francesco ha rivolto una preghiera speciale alla Vergine: "Nell'attuale drammatica situazione, piena di sofferenza e di angoscia che avvolge e assilla il mondo intero, ci rivolgiamo a te, Madre di Dio e Madre nostra, e cerchiamo rifugio sotto la tua protezione". Il Papa ha poi benedetto i rosari che saranno inviati ai trenta santuari che avranno il compito di guidare il Rosario nei loro Paesi e a cui tutti potranno partecipare attraverso i media. 

Il monastero di Montserrat in Spagna è stato scelto per la preghiera del 22 maggio, e altri santuari includono quelli di Nostra Signora di Walsingham in Inghilterra, Częstochowa in Polonia, l'Annunciazione a Nazareth, Aparecida in Brasile, Luján in Argentina, Loreto in Italia e l'Immacolata Concezione negli Stati Uniti.

Anche nel Regina Coeli di oggi 2 maggio, quando in molti luoghi si celebra la festa della mamma, il Papa ha rivolto nuovamente lo sguardo a Maria per chiederle di "aiutarci a rimanere in Cristo, nel suo amore, nella sua parola, per testimoniare il Signore risorto nel mondo". 

Dagli appartamenti papali che si affacciano su Piazza San Pietro, il Papa si è rivolto ai presenti, limitati nel numero a causa dei noti problemi di salute, e al mondo intero. Nelle sue osservazioni dopo la preghiera mariana di mezzogiorno, ha fatto eco alla richiesta dei cattolici del Myanmar di dedicare un'Ave Maria del rosario quotidiano per pregare per la pace nel loro Paese.

Nel commento al Vangelo di questa quinta domenica di Pasqua, che contiene la parabola della vite e dei tralci, il Santo Padre ha evidenziato l'insistenza di Gesù sul verbo "rimanere": "Rimanete in me e io in voi" (Gv 15,4), dice Gesù; e lo ripete altre sei volte nel brano proposto dalla liturgia. Francesco ha spiegato che si tratta di una permanenza "attiva" e anche "reciproca". Infatti, "senza la vite i tralci non possono fare nulla, hanno bisogno della linfa per crescere e portare frutto; ma anche la vite ha bisogno dei tralci, perché il frutto non nasce dal tronco dell'albero". 

Noi cristiani abbiamo bisogno di Gesù, perché senza di lui non possiamo essere buoni cristiani. Ma anche "Gesù, come la vite con i tralci, ha bisogno di noi". In che modo? Il Santo Padre risponde: "Ha bisogno della nostra testimonianza". 

È proprio questo il frutto che dobbiamo portare, come tralci. Annunciare al mondo la buona notizia del Regno con parole e azioni è il compito di tutti i cristiani, da quando Gesù è salito al cielo con il Padre. Ed è l'unione con Cristo, soprattutto nella preghiera, che ci assicura "i doni dello Spirito Santo, affinché possiamo fare del bene al nostro prossimo e alla società, alla Chiesa". L'albero si riconosce dai suoi frutti. Una vita veramente cristiana testimonia Cristo". 

Altre menzioni del Santo Padre dopo il Regina Coeli sono state per la recente beatificazione in Venezuela del medico Jorge Gregorio Hernández, e per i cristiani ortodossi e quelli delle Chiese orientali che oggi celebrano la Pasqua, secondo la loro tradizione liturgica.

L'autoreEmilio Mur

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