La Chiesa compie un ulteriore passo significativo verso una maggiore inclusione dei fedeli con disabilità. Nei giorni scorsi, infatti, il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita ha pubblicato un documento intitolato “Una gioia senza limiti” – disponibile in più lingue sulla loropagina web, frutto di una consultazione con oltre trenta fedeli con disabilità provenienti da tutto il mondo, realizzata in collaborazione con la Segreteria Generale del Sinodo.
Non a caso, il testo si inserisce nel percorso del Sinodo sulla sinodalità e affronta la questione cruciale di come valorizzare la corresponsabilità dei fedeli con disabilità in una Chiesa che intende essere sempre più inclusiva e partecipativa. Era stata la stessa Assemblea dei Vescovi dello scorso ottobre a evidenziare la necessità di riconoscere e valorizzare le capacità apostoliche delle persone con disabilità e il loro contributo alla missione evangelizzatrice di battezzati.
Non si tratta allora di un mero esercizio teorico – fanno sapere gli estensori del documento - ma di una riflessione profonda che nasce dall’esperienza diretta di chi vive quotidianamente la condizione di disabilità all’interno della comunità ecclesiale.
Le sfide presenti
“Una gioia senza limiti” non nasconde tuttavia le sfide ancora presenti. Infatti, nonostante i progressi compiuti in questo ambito, persistono ostacoli e pregiudizi che limitano la piena partecipazione delle persone con disabilità alla vita della Chiesa.
Non a caso si sottolineano nel testo esperienze di paternalismo e assistenzialismo che devono essere necessariamente superate. Eppure il tono non è di lamentela, ma di proposta costruttiva.
Raccomandazioni
Gli autori delineano un percorso articolato che tocca vari aspetti della vita ecclesiale. Si parte dall’accessibilità fisica e comunicativa, passando per una formazione più mirata del clero e degli operatori pastorali, fino ad arrivare a una riflessione teologica rinnovata sulla disabilità. Anche in questo caso l’obiettivo è chiaro: permettere ai fedeli con disabilità di essere non solo destinatari di attenzioni pastorali, ma protagonisti attivi della missione della Chiesa.
Accesso ai ministeri
Particolarmente interessante è la proposta di ripensare la ministerialità ecclesiale. Il documento suggerisce di aprire alle persone con disabilità l’accesso ai ministeri istituiti e di valorizzare i loro carismi specifici. Si immagina, ad esempio, una catechesi per non udenti tenuta da catechisti sordi, o la presenza di persone con disabilità nei consigli pastorali.
Non mancano altri suggerimenti, come la creazione di un organismo dedicato all’interno della Curia Romana o l’istituzione di uffici specifici nelle Conferenze episcopali. Ma ciò che emerge con forza è l’invito a un cambio di mentalità: passare “dall’agire per” all’”agire con” le persone con disabilità.
Nessun ostacolo alla sequela di Cristo
Il messaggio finale del documento è dirompente pur nella sua semplicità: la condizione di disabilità non è un ostacolo alla sequela di Cristo. Al contrario, può essere fonte di una “gioia senza limiti” quando vissuta all’interno di una comunità ecclesiale veramente accogliente e inclusiva.
Un ulteriore tassello al processo sinodale in corso, dunque, ma anche una sfida per tutta la Chiesa a ripensare concretamente il modo in cui vive la comunione e la partecipazione di tutti i battezzati, indipendentemente dalle loro situazioni di vita. La strada è certamente lunga, ma anche in questo ambito il cammino è chiaramente tracciato.