La parola "comunione" si è sentita almeno una dozzina di volte in due distinti incontri ecumenici che Papa Francesco ha tenuto nelle ultime settimane con membri di altre chiese cristiane.
Nella prima occasione ha ricevuto in udienza i rappresentanti della Federazione Luterana Mondiale, accompagnati dal Presidente Musa e dal Segretario Junge, giunti a Roma nel giorno della commemorazione della Confessio Augustana - il testo base delle Chiese protestanti di tutto il mondo - di cui ricorre il 500° anniversario il 25 giugno 2030.
Lo scopo della visita, come ha ricordato Papa Francesco nel suo discorso, era fondamentalmente il tentativo di far crescere "l'unità tra noi". E qui il Pontefice ha offerto come spunto di riflessione la comune adesione a un percorso che "dal conflitto" passa "alla comunione". Un viaggio che è possibile solo se si è davvero "in crisi": "la crisi che ci aiuta a maturare ciò che cerchiamo".
Infatti, già nel 1980, luterani e cattolici avevano un documento congiunto - "Tutti sotto un solo Cristo" - in cui riferivano: "Ciò che abbiamo riconosciuto nella Confessio Augustana come fede comune può aiutarci a confessare insieme questa fede in modo nuovo anche nel nostro tempo".
Sono passati trent'anni e sicuramente sono stati fatti dei passi avanti. Come quelle del Concilio di Nicea, di cui ricorre il 1700° anniversario nel 2025, il cui "Credo" è un testo di fede vincolante non solo per i cattolici e i luterani, ma anche per gli ortodossi e molte altre comunità cristiane. La speranza di Papa Francesco è che questa possa essere una nuova occasione per un "nuovo impulso al cammino ecumenico". In fondo - ha spiegato il Papa nel suo discorso - non si tratta di un semplice "esercizio di diplomazia ecclesiale, ma di un cammino di grazia", "che purifica la memoria e il cuore, supera le rigidità e orienta verso una rinnovata comunione". L'obiettivo finale è quello di raggiungere una "unità riconciliata nelle differenze".
Tra le prossime tappe del cammino ecumenico con i luterani, ha ricordato il Pontefice, ci sarà "la comprensione degli stretti legami tra la Chiesa, il ministero e l'Eucaristia", un'altra prova - e di fiducia - da vivere con umiltà spirituale e teologica, per cercare di rileggere "i tristi eventi del passato" "all'interno di una storia riconciliata".
La seconda occasione di incontro si è svolta nella Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, con la Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, che tradizionalmente si reca a Roma per questa occasione. A questo punto, Papa Francesco ha tratto ispirazione dalla crisi sanitaria che il mondo continua a vivere; ha ricordato la sua preoccupazione nel vedere questa nuova opportunità critica "sprecata" "senza imparare la lezione che ci insegna"; e si è chiesto cosa "tutto questo" chiede a ogni cristiano.
Anche in questo caso la risposta è quella di "raccogliere la sfida", di "operare un discernimento", di "soffermarsi a esaminare ciò che, di tutto ciò che facciamo, rimane e ciò che passa". E per i cristiani questo significa spingere con forza sulla "strada della piena comunione", superando l'egocentrismo, le rassicurazioni e le opportunità, i pregiudizi e le rivalità.
"Senza ignorare le differenze che devono essere superate attraverso il dialogo, nella carità e nella verità", Papa Francesco ha quindi ribadito la necessità di "inaugurare una nuova fase di relazioni tra le nostre Chiese", sentendosi corresponsabili gli uni degli altri.
Tutto questo, inoltre, perché "la testimonianza della crescente comunione tra noi cristiani" porterà speranza e incoraggiamento a molti, oltre a "promuovere una più universale fraternità e riconciliazione, capace di correggere gli errori del passato".
L'obiettivo comune, in definitiva, deve essere un futuro di pace per tutti.