Oltre al vocabolario tipicamente giovanneo ("conoscere, testimoniare, rimanere, verità, gloria", ecc.), una delle caratteristiche principali della composizione del Quarto Vangelo, a differenza dei Sinottici, è la presenza di frequenti dialoghi di Gesù con diversi personaggi, dialoghi che a volte si concludono con un monologo di Gesù. Proprio per questo motivo, i commentatori del Vangelo secondo Giovanni chiamano Gesù "il maestro del dialogo", poiché molto spesso dialoga di giorno, come con la Samaritana, o di notte, come con Nicodemo.
Libro
Questa caratteristica del Vangelo secondo Giovanni è giustamente sottolineata dall'autore di questa monografia, che utilizza i dialoghi di Gesù con diversi personaggi per dialogare e sfidare il lettore. Proprio come Gesù cerca di portare i suoi contemporanei alla fede, l'autore aiuta il lettore ad abbracciare la fede.
Infatti, "la sfida della fede" attraversa tutto il libro, dalla prima all'ultima pagina. La fede nasce dall'ascolto e César Franco utilizza in modo appropriato i dialoghi di Gesù con alcuni suoi contemporanei per parlare al lettore, incoraggiandolo ad accettare non solo la sfida della fede, ma anche la dinamica stessa della fede, ad accettare Gesù nella sua piena identità e verità, mentre le diverse dimensioni di Gesù emergono nei suoi dialoghi.
In questo senso, César Franco utilizza tutti gli strumenti che la pragmalinguistica offre. Analizza cioè le espressioni linguistiche che cercano di rivolgersi non solo all'interlocutore di Gesù, ma anche a quello di Giovanni, cioè al lettore di tutti i tempi. In questo modo l'autore, fedele alla narrazione biblica, mostra ancora una volta la sua dimensione pastorale, rendendo efficace la Parola di Dio nel cuore di ogni lettore.
Inoltre, l'autore si impegna naturalmente in un altro tipo di dialogo, quello tra parola e risposta, tra Rivelazione e Tradizione. Secondo J. Ratzinger, nel suo famoso articolo "Wort und Antwort", la chiave dell'esegesi umana sta in questo dialogo tra la parola che Dio ha pronunciato e la risposta che questa parola ha suscitato quando è stata accolta, soprattutto nelle prime generazioni cristiane.
Senza questa risposta, infatti, non sarebbe possibile alcuna comunicazione, poiché ogni comunicazione richiede un mittente che la trasmetta e un destinatario che la riceva. Questo è ciò che di solito viene chiamato "storia della ricezione". Molto spesso, l'autore inserisce testi appropriati dei Padri della Chiesa, che aiutano a far emergere tutte le dimensioni spirituali presenti nel testo giovanneo.
San Cirillo di Gerusalemme ha definito il Vangelo secondo Giovanni "il Vangelo spirituale", sottolineando il carattere particolare di questo Vangelo per la sua profondità teologica. Tuttavia, spesso si trovano commenti poco spirituali e che lasciano l'anima fredda. È sorprendente che un testo così spirituale dia origine a commenti così poco spirituali. Non è questo il caso. La penna facile e profonda, a cui ci ha abituato l'autore di questo testo, trae le conseguenze teologiche e spirituali da un testo così elevato.
Già Origene affermava che "nessuno può afferrare il significato del Vangelo di Giovanni se non si è posato sul petto di Gesù". L'autore di questo commento incoraggia certamente il lettore a posare il capo sul petto del Maestro per "abbracciare Gesù", che è l'essenza dell'atto di fede, secondo la famosa definizione di Sant'Ireneo. In questo senso, questo libro ci aiuta a fare la stessa esperienza di coloro che hanno potuto vedere, ascoltare e toccare Gesù, per poterlo abbracciare in tutta la sua verità, cioè credere in lui.