Cultura

Reliquie di Nostro Signore: la tovaglia dell'Ultima Cena

La tovaglia conservata nella città di Coria ha sempre suscitato grande devozione e interesse religioso.

Alejandro Vázquez-Dodero-1° ottobre 2021-Tempo di lettura: 3 minuti
Tovaglia Coria

Foto: Tovaglia sacra Coria © 2019

La tovaglia dell'Ultima Cena è una reliquia che, secondo la tradizione, copriva la tavola dove si svolse l'Ultima Cena di Nostro Signore e degli apostoli. Questo è stato il momento in cui Cristo ha istituito il sacramento dell'Eucaristia.

Dalla fine del XIV secolo è ospitato nella cattedrale di Santa María de la Asunción, a Coria, nella provincia di Estremadura, in Spagna.

Data la devozione e l'interesse religioso che la tovaglia ha sempre suscitato, è stato necessario ristrutturare la cattedrale per collocare la reliquia in un luogo visibile, affinché i fedeli potessero contemplarla comodamente e contribuire così alla loro pietà.

Non ci sono riferimenti documentali fino all'inizio del XV secolo, quando Benedetto XIII - Papa Luna - concesse una bolla che ne riconosceva l'autenticità e ne autorizzava il culto ogni 3 maggio. Quel giorno il telo fu appeso al balcone della cattedrale per essere venerato.

Tale era la devozione per la reliquia che per secoli si sono svolte numerosissime processioni per chiedere al Signore la fine di pestilenze, siccità, inondazioni o altre calamità naturali o intenzioni. Il telo veniva esposto in occasione di alcune celebrazioni per la venerazione pubblica durante tutto l'anno liturgico.

Questo privilegio fu soppresso alla fine del XVIII secolo, quando si ritenne che si verificassero alcuni abusi da parte di coloro che veneravano la reliquia. Infatti, prendevano pezzi di stoffa e apparentemente la rovinavano. Si decise di toglierla dal balcone e di metterla in un'urna, dove si trova tuttora.

Questa decisione ha portato all'oblio della reliquia e solo recentemente si è deciso di far rivivere la devozione popolare alla tovaglia dell'Ultima Cena.

Relazione tra la tovaglia e la Sindone di Torino 

Gli studiosi di entrambe le reliquie, la tovaglia dell'Ultima Cena e la Sindone di Torino - a cui abbiamo accennato nel fascicolo precedente - hanno individuato una serie di coincidenze che inducono a pensare che entrambi i teli possano benissimo coincidere con le tovaglie della tavola dove si svolse la Santa Cena di Gesù con gli apostoli.

Tra le altre coincidenze, il filo che costituisce la trama della tovaglia è attorcigliato a forma di "Z", che coincide con quello della Sindone.

Le dimensioni della tovaglia - lunghezza 4,32 m, larghezza 0,90 m - coincidono quasi con quelle del sudario - lunghezza 4,40 m, larghezza 1,10 m -.

Le fasce della tovaglia sono decorate con nastri tinti in blu che, secondo i ricercatori, provengono da indaco naturale, un colorante comunemente usato nell'antichità e introdotto in Europa nel XVI secolo, due secoli dopo la scoperta della reliquia di Coria. Alcuni sostengono anche che la reliquia sia la tovaglia che Leonardo Da Vinci ha immortalato nella sua opera "L'ultima cena", poiché in entrambi i casi è decorata con bande blu.

Sappiamo che in occasione di grandi celebrazioni - e la Pasqua ebraica era una di queste - gli ebrei usavano due tovaglie, una su cui veniva posto il cibo e un'altra per proteggerlo. Nostro Signore fu sepolto rapidamente, perché, come possiamo concludere dalla lettura del Santo Vangelo, nel giro di tre ore Giuseppe d'Arimatea dovette reclamare il cadavere da Pilato, ottenere il permesso di seppellirlo, trasferirlo nel sepolcro, avvolgerlo e sigillare la tomba. Perché non prendere una tovaglia in una situazione così urgente? Una tovaglia che, tra l'altro, sarebbe a portata di mano. Il Signore morì verso le tre e dovette essere sepolto prima delle sei dello stesso giorno, perché a quell'ora iniziava il sabato, una festa ebraica durante la quale non si poteva svolgere alcun lavoro fisico.

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