Chbosky riesce a ottenere una corsa fluida, con sorprese, metafore della vita nelle aule di scienze, umorismo e la profondità che le tensioni naturali della trama consentono. Il film piacerà a chi non ha voltato pagina rispetto alla propria infanzia e non ha anteposto la gentilezza alla giustizia razionalizzata.
Testo -José María Garrido
Titolo: Meraviglia
Regista: Stephen Chbosky
Sceneggiatura: Steve Conrad, Jack Thorne
Stati Uniti, 2017
Cinque anni fa Stephen Chbosky ha affrontato alcuni temi torbidi dell'adolescenza e dell'amicizia in The Perks of Being an Outcast. Ora l'autore punta la macchina da presa sulle difficoltà di accettazione, proprie e altrui, di un ragazzo con un volto deforme che inizia la scuola.
Auggie (Jacob Trembley) ha tutto tranne che un viso ammirevole. La sua piccola famiglia, padre compreso, gravita intorno a lui. La sua audace madre (Julia Roberts rules) lo ha educato a casa fino all'età di dieci anni. Il ragazzo è brillante e felice, anche se ancora vacilla nell'ambivalenza di essere un astronauta e di nascondere il suo volto: gli piace indossare un casco spaziale. Quando arriva il momento di frequentare la scuola secondaria, i genitori decidono di mandarlo a scuola con il volto scoperto.
La sceneggiatura è un adattamento ben ritmato del libro per ragazzi La lección de August, di Raquel Jaramillo Palacio. In un anno scolastico succedono molte cose: le lezioni, gli slogan del giorno, la ricreazione, la mensa, gli sguardi furbi, le amicizie incoerenti, Halloween, il Natale, le bugie benintenzionate, le riconciliazioni... Per alcuni spettatori è difficile abituarsi a un bambino come voce narrante principale, e ancora di più con il doppiaggio. Ma la credibilità della storia è rafforzata dalle ottime interpretazioni del cast e dal fatto che il film - seguendo il romanzo - racconta quei mesi anche dal punto di vista di altri personaggi.
Chbosky riesce a ottenere una corsa fluida, con sorprese, metafore della vita nelle aule di scienze, umorismo e la profondità che le tensioni naturali della trama consentono. Il film piacerà a chi non ha voltato pagina rispetto alla propria infanzia e non ha anteposto la gentilezza alla giustizia razionalizzata.
Per chi volesse un'altra storia educativa, con un budget più basso e un tono più marcato, c'è La vida y nada más, dello spagnolo Antonio Méndez. Sono gli antipodi del miracolo Wonder: una famiglia nera povera e destrutturata, una madre laboriosa e sboccata, due figli affidati a lei perché il padre è in prigione, mentre cerca di guidare il figlio adolescente che flirta con la delinquenza alla ricerca della sua piena identità, cioè del legame paterno... Quasi teatro, senza musica, tagliato dalle dissolvenze in nero e dai suoi silenzi, girato in inglese. Anche in questo film, i personaggi imparano a guardare con maggiore comprensione coloro che sono più vicini a loro.