Papa Francesco ha incentrato la riflessione odierna sulla Angelus nel Vangelo di domenica, Gesù che cammina sulle acque.
Il Santo Padre ha iniziato il suo commento con una domanda: "Perché Gesù ha compiuto questo gesto, forse per un bisogno urgente e imprevedibile, per aiutare i suoi che erano bloccati dal vento contrario? Tuttavia, è stato Gesù stesso a pianificare tutto, a farli uscire di notte, addirittura - dice il testo - "costringendoli" (cfr. v. 22). Forse per dare loro una dimostrazione di grandezza e di potenza? Ma questo non è da Lui. Allora perché l'ha fatto?
Il mare come simbolo del male
Francisco Ha poi sottolineato che c'è un messaggio dietro il gesto di Cristo. Ha spiegato che "a quel tempo, le grandi distese d'acqua erano considerate la sede di forze maligne che non potevano essere controllate dall'uomo; soprattutto se erano agitate da una tempesta, gli abissi erano un simbolo del caos e si riferivano all'oscurità degli inferi.
Così i discepoli erano in mezzo al lago, nell'oscurità: avevano paura di annegare, di essere inghiottiti dal male. Ed ecco che Gesù, che cammina sulle acque, cioè al di sopra delle forze del male, dice ai suoi discepoli: "Fatevi coraggio, sono io, non abbiate paura" (v. 27). Questo è il significato del segno: le potenze del male, che ci spaventano e che non riusciamo a controllare, si allargano con Gesù. Egli, camminando sulle acque, vuole dirci: "Non temete, io metto i vostri nemici sotto i vostri piedi": non gli uomini, non sono loro i nemici, ma la morte, il peccato, il diavolo: questi nemici li calpesta per noi".
"Signore, salvami!"
Il Papa ha anche sottolineato che questa scena, lungi dall'essere un evento di 2000 anni fa, ha un messaggio molto attuale: "Cristo oggi ripete a ciascuno di noi: 'Coraggio, sono io, non abbiate paura'. Coraggio, cioè, perché ci sono io, perché non siete più soli nelle acque agitate della vita". E allora, cosa fare quando ci troviamo in mare aperto e in balia dei venti contrari? Cosa fare nella paura, quando vediamo solo buio e ci sentiamo persi?
Due cose fanno i discepoli nel Vangelo: invocano e accolgono Gesù. Invocano: Pietro cammina un po' sull'acqua verso Gesù, ma poi si spaventa, affonda e grida: "Signore, salvami" (v. 30). È una preghiera bellissima, che esprime la certezza che il Signore può salvarci, che vince il nostro male e le nostre paure. Ripetiamola anche noi, soprattutto nei momenti di "tempesta": "Signore, salvami!
Il Papa ci invita ad accogliere Gesù
Il Santo Padre ha poi sottolineato l'importanza di accogliere Gesù nella nostra barca, in ogni sofferenza: "E allora i discepoli accolgono Gesù nella barca. Il testo dice che, appena salito a bordo, "il vento si placò" (v. 32). Il Signore sa che la barca della vita, così come la barca della Chiesa, è minacciata da venti contrari e che il mare su cui navighiamo è spesso agitato.
Non ci salva dalla fatica della navigazione, ma piuttosto - lo sottolinea il Vangelo - spinge i suoi a mettersi in cammino: ci invita cioè ad affrontare le difficoltà, perché anche queste diventino luoghi di salvezza, occasioni per incontrarlo. Egli, infatti, nei nostri momenti di buio ci viene incontro, chiedendo di essere accolto, come quella notte sul lago".
In conclusione, il Papa ha invitato i presenti a chiedersi come ciascuno applichi queste domande alla propria vita e ha concluso chiedendo l'aiuto di Maria, Stella del Mare: "Allora chiediamoci: nelle mie paure, come mi comporto? Vado avanti con le mie forze o invoco il Signore? E come va la mia fede? Credo che Cristo è più forte delle onde e dei venti contrari? Ma soprattutto: navigo con Lui, lo accolgo, gli faccio spazio nella barca della vita, gli affido il timone? Maria, stella del mare, aiutaci a cercare la luce di Gesù nelle traversate buie.