Vaticano

Cosa è cambiato e cosa non è cambiato nella cosiddetta "Banca Vaticana

Dal 7 marzo l'Istituto per le Opere di Religione ha un nuovo statuto. Un chirografo che, tuttavia, non porta grandi novità, anche se cambia l'organo direttivo.

Andrea Gagliarducci-10 marzo 2023-Tempo di lettura: 4 minuti
IOR

Foto: Un gruppo di guardie svizzere passa davanti alla sede dell'Istituto per le Opere di Religione ©CNS photo/Tony Gentile, Reuters

Si chiama proprio così, Istituto per le Opere di Religionee molti la considerano la "banca del Vaticano". Ma non è una banca, è un'istituzione finanziaria creata per servire soggetti legati alla Chiesa cattolica (dai dipendenti della Curia alle congregazioni religiose; dalle diocesi alle ambasciate accreditate presso la Santa Sede) e per destinare i profitti proprio a "opere religiose".

Sebbene il suo nome sia stato spesso legato, a torto o a ragione, a scandali, lo IOR è un'agenzia della Santa Sede che ha la sua ragion d'essere proprio nella necessità di garantire alla Santa Sede l'indipendenza nella gestione e distribuzione dei fondi e nello svolgimento della sua missione. Papa Francesco lo ha riformato, per la seconda volta in pochi anni.

Il 7 marzo, il nuovi statuti dell'Istituto per le Opere di Religione, conosciuto anche come IOR. Solo tre anni e mezzo fa, lo IOR aveva già un nuovo statuto, che sostituiva il chirografo di San Giovanni Paolo II del 1990.

Tuttavia, è sbagliato pensare che i nuovi statuti presentino novità sostanziali. Si tratta per lo più di aggiustamenti, di qualche piccola novità e, nel caso di quest'ultimo statuto, di un ulteriore adeguamento alla nuova costituzione della Curia, la Praedicate EvangeliumLa Commissione ha inoltre adottato un nuovo regolamento, in particolare per quanto riguarda la durata delle nomine, che sono di cinque anni.

Un po’ di storia

La storia dello IOR inizia nel 1942, quando Pio XII istituì nella Città del Vaticano l'Istituto per le Opere di Religione, dotato di personalità giuridica, assorbendo in esso la preesistente Amministrazione per le Opere di Religione.

Lo statuto dello IOR era stato approvato dallo stesso Papa Pacelli il 17 marzo 1941 e traeva origine dalla Commissione ad pias causas istituita da Leone XIII nel 1887.

Giovanni Paolo II ha regolamentato lo IOR con un chirografo nel 1990. Papa Francesco ha rinnovato lo statuto nel 2019. Ma cosa cambia, cosa rimane e cosa manca nel nuovo statuto?

Cosa rimane

Lo IOR rimane autonomo per quanto riguarda la selezione del personale e anche le retribuzioni, che quindi si discostano dai livelli retributivi generali della Curia romana (articolo 27 dello Statuto).

Gli organi dell'Istituto sono mantenuti: la Commissione Cardinalizia, il Prelato, il Consiglio di Sovrintendenza, la Direzione.

I mandati sono tutti quinquennali con possibilità di un unico rinnovo, come definito dal Praedicate Evangelium e comunque già previsto dallo Statuto 2019.

Per quanto riguarda la Commissione cardinalizia, è certo che saranno i cardinali a eleggere i suoi presidenti, ed essi eleggeranno anche il prelato dello IOR.

Vengono inoltre mantenute le ultime modifiche allo Statuto 2019: l'esternalizzazione dei revisori dei conti, l'aumento del numero del consiglio direttivo laico da cinque a sette e alcune restrizioni sull'estensione temporale delle nomine.

Cosa cambia

L'organo di governo cambia. Nel 2019 è stato strutturato con un preside e un vicepreside, nominati dal Consiglio dei Sovrintendenti con l'approvazione della commissione cardinalizia.

In base al nuovo statuto, la direzione diventa un organo monocratico e il direttore ha tutti i poteri ed è tenuto a sottoporre al Consiglio di Sovrintendenza solo gli atti che non rientrano nelle sue competenze. Inoltre, "in caso di urgenza, il Direttore generale può essere autorizzato ad agire al di fuori delle proprie competenze dal Presidente del Consiglio di Sovrintendenza, che sente almeno uno degli altri membri del Consiglio stesso. La determinazione, firmata dal Direttore Generale e immediatamente efficace nei confronti dei terzi, dovrà comunque essere sottoposta alla ratifica del Consiglio di Sovrintendenza nella sua prima riunione utile".

La figura del vicedirettore è mantenuta, ma si tratta solo di una funzione che il Direttore generale può delegare di volta in volta.

Il direttore ha quindi maggiori poteri e gestisce e amministra l'Istituto. Il Consiglio di Sovrintendenza, invece, ha il ruolo di definire le linee strategiche, le politiche generali e la supervisione delle attività dello IOR.

La Commissione Cardinalizia e il Consiglio di Sovrintendenza avranno un mandato non simultaneo, cioè non scadranno insieme. Pertanto, ci sarà un momento in cui il Consiglio di Sovrintendenza agirà con una nuova Commissione Cardinalizia, e viceversa.

È prevista anche una disposizione sul conflitto di interessi, secondo la quale "ciascun membro del Consiglio di Sovrintendenza deve astenersi dal votare le delibere in cui ha un interesse, effettivo o potenziale, per conto proprio o di terzi".

Il Direttore generale continua a essere nominato dal Consiglio di Sovrintendenza e approvato dalla Commissione cardinalizia, ma d'ora in poi "da una rosa di almeno tre candidati idonei". Può essere assunto a tempo indeterminato o indeterminabile.

Cosa manca

Cosa manca nello Statuto? Non c'è alcun accenno al quadro di vigilanza di cui lo IOR fa parte, né all'Autorità di vigilanza e informazione finanziaria, che è l'organo che sovrintende alle operazioni dello IOR. Sembra, insomma, che lo IOR rimanga una sorta di istituto a sé stante, quasi estraneo alla grande riforma delle finanze vaticane voluta da Papa Francesco.

Questa impressione è rafforzata dal fatto che lo IOR può accettare solo depositi tra enti e persone della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. Si tratta di una formulazione già presente nello Statuto del 2019, che però non si spingeva fino a includere altri utenti dello IOR, come diocesi e parrocchie, ma anche istituti di diritto canonico e ambasciate presso la Santa Sede. 

Sia il quadro di monitoraggio che la gamma di clienti sono citati nel documento sito ufficiale dell'IstitutoÈ quindi sorprendente che non siano stati inclusi nei nuovi statuti.

Queste omissioni suggeriscono che dovranno essere apportati ulteriori aggiustamenti. Più che di vere e proprie riforme, si tratta di adattamenti alle nuove norme e regolamenti. Lo IOR rimane comunque un organismo indipendente, supervisionato dall'Autorità di Informazione e Vigilanza Finanziaria, ma non fa parte della Curia romana.

L'autoreAndrea Gagliarducci

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