Vaticano

Pastori e fedeli laici, portatori dell'unica Parola di Dio e costruttori di carità e unità

Sacerdoti, vescovi, ma soprattutto decine di laici hanno partecipato al Congresso organizzato dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sul tema: "Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme".

Antonino Piccione-21 febbraio 2023-Tempo di lettura: 8 minuti
Congresso laico

Il Papa si rivolge ai partecipanti al congresso "Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme" ©CNS photo/Vatican Media

"È vero che i laici sono chiamati in primo luogo a vivere la loro missione nelle realtà secolari in cui sono quotidianamente immersi, ma ciò non esclude che essi abbiano anche le capacità, i carismi e le competenze per contribuire alla vita della Chiesa: nell'animazione liturgica, nella catechesi e nella formazione, nelle strutture di governo, nell'amministrazione dei beni, nella progettazione e realizzazione dei programmi pastorali, e così via. Per questo motivo, i pastori devono essere formati, fin dal seminario, a una collaborazione quotidiana e ordinaria con i laici, affinché la comunione viva diventi per loro un modo naturale di agire, e non un evento straordinario e occasionale". È quanto ha affermato Papa Francesco durante l'udienza nell'Aula del Sinodo in Vaticano, rivolgendosi ai partecipanti alla Conferenza internazionale dei presidenti e dei capi delle commissioni episcopali per i laici, promossa dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita dal 16 al 18 febbraio sul tema: "Pastori e fedeli laici chiamati a camminare insieme".

"È tempo che pastori e laici camminino insieme, in tutti gli ambiti della vita della Chiesa, in tutte le parti del mondo! I fedeli laici non sono "ospiti" della Chiesa, ma sono nella sua casa e sono chiamati a prendersi cura della propria casa. I laici, e in particolare le donne, devono essere maggiormente valorizzati nelle loro competenze e nei loro doni umani e spirituali per la vita delle parrocchie e delle diocesi".

Bergoglio ha poi parlato della corresponsabilità vissuta tra laici e pastori nel superare dicotomie, paure e diffidenze reciproche, per poter dare testimonianza cristiana in ambienti secolari come il mondo del lavoro, della cultura, della politica, dell'arte, della comunicazione sociale. "Potremmo dire: laici e pastori insieme nella Chiesa, laici e pastori insieme nel mondo", ha detto il Papa, mettendo in evidenza quello che considera il più grande problema della Chiesa, "il clericalismo è la cosa più brutta che possa capitare alla Chiesa, peggio ancora dei tempi dei Papi concubini. Il clericalismo deve essere "espulso". Un sacerdote o un vescovo che cade in questo atteggiamento fa un grande danno alla Chiesa. Ma è una malattia che contagia: ancora peggio di un sacerdote o di un vescovo caduto nel clericalismo sono i laici clericalizzati: per favore, sono una piaga per la Chiesa. Lasciate che i laici siano laici".

Vorrei che tutti noi avessimo nel cuore e nella mente questa bella visione della Chiesa: una Chiesa impegnata nella missione e dove le forze sono unite e camminiamo insieme per evangelizzare; una Chiesa dove ciò che ci unisce è il nostro essere cristiani, la nostra appartenenza a Gesù; una Chiesa dove c'è una vera fraternità tra laici e pastori, che lavorano fianco a fianco ogni giorno, in tutti i settori della pastorale".

Nel suo discorso di apertura, il Cardinale Kevin Farrell, Prefetto del Dicastero, ha spiegato l'obiettivo della conferenza: "Sensibilizzare pastori e laici sul senso di responsabilità che deriva dal battesimo e che ci unisce tutti, e sulla necessità di un'adeguata formazione - sia per i pastori che per i laici - affinché questa corresponsabilità possa essere vissuta efficacemente".

La prospettiva, ha aggiunto, è quella di una "pastorale integrata" e di una "positiva collaborazione e corresponsabilità all'interno della Chiesa, in tutti gli ambiti di sua competenza: nell'ambito della pastorale familiare, nell'ambito della pastorale giovanile e, più in generale, come propone questo convegno, in riferimento ai fedeli laici".

Alla base, secondo il prefetto, c'è il "superamento della logica della 'delega' o della 'sostituzione': i laici 'delegati' dai parroci per qualche servizio sporadico, oppure i laici che 'sostituiscono' il clero in alcuni incarichi, ma che si muovono anche isolatamente". Tutto questo sembrava riduttivo".
Secondo https://www.laityfamilylife.va/La Conferenza affonda le sue radici nell'Assemblea plenaria del Dicastero del novembre 2019: in quei giorni, ha spiegato il cardinale, "ci è sembrato di percepire una rinnovata chiamata del Signore a "camminare insieme", assumendo la comune responsabilità di servire la comunità cristiana, ciascuno secondo la propria vocazione, senza atteggiamenti di superiorità, unendo le energie, condividendo la missione di annunciare il Vangelo agli uomini e alle donne del nostro tempo".
A rafforzare l'intenzione, il cammino sinodale nel frattempo avviato ha collocato la conferenza nel contesto dell'impegno di tutta la Chiesa a "camminare insieme".

La Chiesa, ha continuato, è un "soggetto comunitario" che sa di avere lo stesso spirito, lo stesso sentimento, la stessa fede e la stessa missione e quindi costituisce un vero corpo unitario: in questo senso non è una federazione. Ma in questo unico soggetto le singole personalità non sono annullate. Al contrario, tutti nella Chiesa devono essere soggetti attivi: tutti sono chiamati a dare il loro contributo originale alla vita e alla missione della Chiesa, tutti sono chiamati a pensare con la propria testa e a far fruttificare i propri carismi originali".

Dopo aver citato alcuni brani della Lumen Gentium, che già conteneva "un intero programma di formazione per i pastori in relazione ai laici, nonché alcune indicazioni pratiche molto importanti", il Prefetto ha sottolineato che "ci sono molti ambiti in cui i laici sono spesso più competenti dei sacerdoti e delle persone consacrate" e che "la presenza e l'azione dei fedeli laici è di grande utilità nella Chiesa anche in attività più propriamente 'ecclesiali' come l'evangelizzazione e le opere di carità" perché "anche in questi contesti i laici mostrano spesso uno zelo, una capacità inventiva e un coraggio di esplorare nuove vie e di sperimentare nuovi metodi per raggiungere i lontani che spesso mancano al clero", abituato a metodologie e pratiche più tradizionali e meno "scomode"".

La prima giornata, dedicata alla riflessione sulla corresponsabilità nel servizio pastorale, è iniziata con una celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Marc Ouellet, prefetto del Dicastero per i Vescovi. Nella sua omelia, il cardinale ha invitato a meditare su "una nuova alleanza" che "sta prendendo forma nel cammino della sinodalità, un'alleanza riparatrice e mobilitante". Significativi progressi stanno emergendo dalla ricerca di una migliore partecipazione e collaborazione tra pastori e fedeli laici".

Nel suo primo intervento, P. Luis Navarro, Rettore della Pontificia Università della Santa Croce, ha offerto ai partecipanti una riflessione sul fondamento e sulla natura della corresponsabilità dei fedeli laici, nonché sulla loro vocazione e missione nella società. "I laici sono membri della società civile: ma non un membro passivo di essa, bensì un costruttore di essa, nella famiglia, nel lavoro, nella cultura, nel mondo illimitato delle relazioni umane, in breve, quell'essere alter Christus, un altro Cristo perché sono membri vivi della Chiesa: chiamati ad essere l'anima del mondo, come espresso nella lettera a Diogneto", ha detto.

Le quattro testimonianze che hanno aperto il dibattito plenario sono state rese da: Jorge e Marta Ibarra, del Guatemala, coordinatori della Commissione nazionale per la famiglia e la vita della Conferenza episcopale; Paul Metzlaff, funzionario del Dicastero con esperienza nella Conferenza episcopale tedesca nel settore dei giovani e della GMG e come direttore della Commissione per il clero, la vita consacrata e la pastorale laica; Sergio Durando, direttore di Migranti a Torino (Italia); e Ana Maria Celis Brunet, cilena, consulente del Dicastero, che ha parlato della sua esperienza nel Consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi e l'accompagnamento delle vittime.

La seconda parte della giornata è iniziata con l'intervento di Carmen Peña García, docente di Diritto canonico presso la Pontificia Università Comillas di Madrid. Riflettendo sugli ambiti e le modalità in cui si esercita la corresponsabilità dei fedeli laici, ha ricordato che "dall'affermazione del ministero laicale derivato dal Battesimo e dal principio di sinodalità, è necessario continuare a progredire nella partecipazione corresponsabile dei laici alla vita e alla missione della Chiesa, in modo capillare: dal coinvolgimento attivo dei laici nella vita delle parrocchie alla loro partecipazione normalizzata alle strutture del servizio ecclesiastico, passando per lo svolgimento, secondo la loro formazione e competenza, degli uffici ecclesiastici nella curia diocesana o nella stessa Curia romana, portando nell'attività ecclesiale l'aspetto e lo stile specificamente laico, cooperando alla progressiva "conversione - pastorale e missionaria - delle strutture ecclesiastiche e aiutando a evitare "la tentazione di un eccessivo clericalismo" (EG 102).

Il dialogo plenario è proseguito con la testimonianza di Sua Eccellenza Mons. Paolo Bizzeti. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell'Anatolia, che ha raccontato la terribile esperienza che il popolo turco e siriano sta vivendo a causa del terremoto. La dolorosa esperienza, però, è anche un'occasione, forse al momento incomprensibile, per capire "ciò che nella vita non è fragile, ciò che non crolla; e ciò che, al contrario, è fugace, ciò che passa", ha detto Mons. Bizzetti.

Dario Gervasi, vescovo ausiliare di Roma, ha parlato della corresponsabilità nella pastorale della famiglia. Aleksandra Bonarek, membro del Dicastero, sulla sua esperienza di giudice laico presso il tribunale ecclesiastico in Polonia.

L'ampia partecipazione dei laici alla vita della Chiesa locale in Papua Nuova Guinea è stata sottolineata da Helen Patricia Oa: "Attraverso la collaborazione e l'apertura, a partire dal clero e dai religiosi, assicuriamo una più piena partecipazione dei fedeli cattolici affinché possano riconoscersi come membri attivi di una Chiesa viva in Cristo".

Infine, la francese Leticia Calmeyn ha parlato dell'importanza della collaborazione uomo-donna per la missione, insistendo sulla nozione di corresponsabilità non solo in un rapporto di sacerdozio battesimale e ministeriale, ma a partire dalla triplice vocazione battesimale: sacerdotale, profetica e regale.

Nella seconda giornata della Conferenza, il tema centrale è stato l'importanza della formazione permanente per accompagnare tutti i battezzati nella riscoperta della propria vocazione e dei propri carismi, affinché la corresponsabilità diventi reale. Dopo la celebrazione della Santa Messa nella Basilica di San Pietro, presieduta dal Cardinale José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l'Educazione, i lavori sono iniziati con l'intervento del Prof. Hosffman Ospino, che ha affrontato il tema della giornata dalla prospettiva dei fedeli laici: perché la corresponsabilità sia efficace, è necessaria un'adeguata formazione dei laici.

Anche Gérald Lacroix, arcivescovo di Québec, ha ricordato la necessità di una formazione che aiuti a camminare insieme verso il Signore, e in particolare di "riscoprire il sacerdozio dei battezzati affinché tutti, cattolici, ministri ordinati, membri della vita consacrata possano partecipare efficacemente alla vita della Chiesa".

Shoy Thomas, del movimento internazionale Jesus Youth, ha parlato della formazione dei giovani: "Se la formazione ha un ruolo importante nel cammino pastorale, altrettanto importante è il processo di accompagnamento, la presenza di famiglie che aprono le loro case ai giovani, la libertà data di sbagliare e di imparare da loro, incoraggiandoli e sostenendoli, offrendo loro opportunità.

Poi Benoît e Véronique Rabourdin, membri francesi della Comunità Emmanuel, hanno parlato della formazione come atto trasformativo che dà impulso missionario alle coppie tra loro e alle famiglie verso altre famiglie. "Non c'è modo di raggiungere i cuori degli altri se rimaniamo chiusi in noi stessi. La formazione è anche alzare gli occhi, saper vedere e rispondere con compassione a tanti bisogni": così Andrea Poretti, argentina della Comunità di Sant'Egidio, si è espressa sulla formazione permanente di tutti coloro che lavorano nel sociale.

Da parte sua, José Prado Flores, messicano, ha incentrato la sua testimonianza sull'importanza del primo annuncio del mistero di Cristo, Salvatore e Signore, per ripartire nella formazione dei battezzati che si sono allontanati dalla Chiesa. Nel suo intervento, il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha sottolineato che è necessario avviare una profonda formazione dei pastori affinché imparino ad allontanarsi da un atteggiamento paternalistico, perché "tutti abbiamo qualcosa da imparare dalla comunione tra noi, laici e pastori".

Infine, il Sottosegretario Linda Ghisoni ha assicurato ai presenti che il dialogo - da parte del Dicastero - continuerà certamente nei rapporti ordinari con le Chiese particolari, incoraggiando i partecipanti alla conferenza a farsi moltiplicatori di questo scambio nelle proprie realtà locali. Durante i tre giorni, non sono mancate le preghiere per le vittime del terremoto in Siria e Turchia.

L'autoreAntonino Piccione

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