Vaticano

Il Papa chiede alle Chiese orientali di "pregare per la comunione".

Il Papa ha avuto un'udienza questa mattina nel Palazzo Apostolico Vaticano con i membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali.

Loreto Rios-26 gennaio 2024-Tempo di lettura: 3 minuti

Scambio di doni questa mattina tra il Papa e il vescovo copto ortodosso Kyrillos ©OSV

Nell'ambito di questo incontro ecumenico, il Papa ha tenuto un discorso su discorso Ha esordito con le parole dell'apostolo Pietro: "A voi grazia e pace in abbondanza" (1 Pietro 1,2), sottolineando poi: "Con queste parole dell'apostolo Pietro vi saluto cordialmente, grato a Sua Grazia Kyrillos per le sue gentili parole e a tutti voi per la vostra presenza e il vostro impegno a camminare insieme sulle vie dell'unità, che sono anche vie della pace".

Come segno di questa unità, il Papa ha citato i santi e i martiri, molti dei quali sono condivisi dalle Chiese cattolica e ortodossa: "Sostenuti dai santi e dai martiri che ci accompagnano uniti dal cielo, preghiamo e lottiamo instancabilmente per la comunione e per contrastare la mancanza di pace che affligge tante parti della terra, comprese le varie regioni da cui provenite.

La Commissione mista internazionale

L'incontro si svolge nel ventesimo anniversario della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali e il Papa ha espresso la sua gioia per la presenza di una delegazione di giovani sacerdoti e monaci: "La presenza dei giovani alimenta la speranza e la preghiera guida il cammino! Francesco ha anche ricordato i patriarchi delle Chiese orientali, con una menzione speciale per quelli che lo hanno visitato lo scorso anno: Tawadros IIArcivescovo di Alessandria, Baselios Marthoma Mathews III, Catholicos della Chiesa ortodossa siro-malankarese, e Ignazio Aphrem II, Patriarca siro-ortodosso di Antiochia.

Il Papa ha ricordato che la Commissione mista internazionale ha tenuto la sua prima riunione al Cairo nel gennaio 2004 e che, da allora, "si è riunita quasi ogni anno e ha adottato tre importanti documenti di natura ecclesiologica, che riflettono la ricchezza delle tradizioni cristiane che voi rappresentate: copta, siriaca, armena, malankarese, etiope, eritrea e latina".

Inoltre, il Santo Padre ha sottolineato che "quattro delegazioni di giovani sacerdoti e monaci ortodossi orientali sono già venuti a Roma per conoscere meglio la Chiesa cattolica, su invito del Dicastero per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, a cui sono grato, e una delegazione di giovani sacerdoti cattolici si è recata a Etchmiadzin l'anno scorso su invito della Chiesa apostolica armena". Francesco ha sottolineato che "coinvolgere i giovani nell'avvicinamento delle nostre Chiese è un segno dello Spirito, che ringiovanisce la Chiesa nell'armonia, ispirando percorsi di comunione". In questo senso, il Papa ha invitato a "continuare questo 'dialogo della vita'".

La piena comunione è "urgente e necessaria".

Francesco ha sottolineato che i "gesti, radicati nel riconoscimento dell'unico Battesimo, non sono semplici atti di cortesia o di diplomazia, ma hanno un significato ecclesiale".

Francesco ha espresso l'auspicio che "questo anniversario sia un'occasione per lodare Dio per il cammino percorso, ricordando con gratitudine quanti vi hanno contribuito con la loro competenza teologica e la loro preghiera, e che rinnovi anche la convinzione che la piena comunione tra le nostre Chiese non solo è possibile, ma urgente e necessaria 'perché il mondo creda'" (Gv 17,21).

Maria, ponte per le Chiese ortodosse

In conclusione, il Papa ha invitato la Commissione ad affidare il proprio lavoro alla Madonna: "Poiché la fase attuale del vostro dialogo riguarda la Vergine Maria nell'insegnamento e nella vita della Chiesa, vi propongo di affidare il vostro lavoro a Lei, la Santa Madre di Dio e Madre nostra.

Anche questa volta possiamo invocarla insieme alle parole di un'antica preghiera, una meravigliosa preghiera che ci unisce, chiamata in latino 'Sub tuum praesidium'", ha aggiunto il Papa, concludendo il suo discorso con la preghiera "Sotto la tua protezione ci rifugiamo, Santa Madre di Dio".

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