San Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975), fondatore dell'Opus Dei, "il santo dell'ordinario", è stato canonizzato da San Giovanni Paolo II con una toccante cerimonia a Roma il 6 ottobre 2002. Da allora, la devozione privata iniziata il 26 giugno 1975, il suo "dies natalis", si è diffusa in tutto il mondo fino ai giorni nostri.
Nell'Ufficio delle Cause dei Santi dell'Opus Dei continuiamo a registrare, indagare e ringraziare per i favori e le grazie che riceviamo ogni giorno, perché mostrano il dono di Dio ai suoi figli ed esprimono che coloro che hanno ricevuto tutto da Dio per la loro vita e per l'Opus Dei, ora continuano a ricevere doni e grazie da Dio per distribuirli ovunque e a persone di ogni genere e condizione.
È proprio questo il grande dono della comunione dei santi. Dio vuole che ci avviciniamo a Lui attraverso i santi, perché è attraverso l'amicizia e la confidenza dei santi che possiamo toccare più facilmente il cuore di Dio. Inoltre, imitando la preghiera di complicità con i santi, anche noi impareremo a essere buoni figli di Dio.
Centenario dell'ordinazione
Quest'anno celebriamo il centenario dell'ordinazione sacerdotale di San Josemaría da parte del vescovo Miguel de los Santos Díaz Gómara nella chiesa di San Carlo a Saragozza il 28 marzo 1925 e, di conseguenza, della prima Messa solenne che celebrò il 30 marzo nella cappella di Nostra Signora del Pilar. Celebreremo il centenario dell'identificazione di San Josemaría con Gesù Cristo, perché in quella parola "identificazione" si riassume il mistero della grazia operata nell'anima sacerdotale di San Josemaría e nella fecondità del suo sacerdozio.
Per molti anni tutto l'Opus Dei nel mondo, e di conseguenza uomini e donne di ogni classe e condizione, hanno offerto la loro Messa, la loro vita, per le intenzioni della Messa di San Josemaría. Questa identità di intenti nell'unico scopo di rinnovare in modo cruento il sacrificio del Calvario spiega l'espansione dell'Opus Dei in tutto il mondo.
Santi della porta accanto
Nel 1933, san Josemaría scrisse al suo confessore: "Vedi che Dio mi chiede questo e, inoltre, è necessario che io sia un santo e un padre, un maestro e una guida di santi", motivo per cui sono stati avviati diversi processi tra i fedeli dell'Opus Dei che sono morti con fama di santità e favori.
Logicamente, i modelli e gli intercessori per il Popolo di Dio devono essere vari, perché, come ha sottolineato Papa Francesco nell'Esortazione "...".Gaudete et exultate"I santi devono essere "della porta accanto", "santi di quartiere", santi di prossimità. Uomini e donne che hanno ascoltato la stessa musica, che si sono divertiti allo stesso modo, che hanno celebrato le nostre feste e sofferto gli stessi disagi.
Sacerdozio comune dei fedeli
Le ultime parole che San Josemaría pronunciò sulla terra poche ore prima di tornare in cielo furono durante una conversazione con un gruppo di giovani professionisti del Collegio Romano di Santa Maria, che le donne dell'Opus Dei tennero a Castel Galdonfo (Roma), il 26 giugno 1975. In quella conversazione San Josemaría parlò loro ancora una volta del lavoro santificante, del santificarsi nel lavoro e del santificare gli altri attraverso il lavoro" e fece un esplicito riferimento al sacerdozio comune dei fedeli ricevuto nel battesimo, che permette ai cristiani di essere mediatori tra Dio e gli uomini.
Infatti, attraverso il sacerdozio comune tutti i cristiani portano i doni del cielo alla nostra famiglia, ai nostri amici e al nostro ambiente. Allo stesso tempo, ogni giorno, come mediatori, partecipiamo alla Santa Messa e lì, insieme alle offerte, portiamo i bisogni materiali e spirituali delle persone che ci circondano.
L'anno del centenario dell'ordinazione sacerdotale di San Josemaría è un momento speciale per meditare sul significato e sull'importanza della Santa Messa. San Josemaría si riferiva a questo mistero travolgente, come ha ricordato Benedetto XVI, come "centro e radice" della vita cristiana.
Santità ed Eucaristia
Quante volte lo abbiamo sentito parlare dei frutti della Messa nell'anima della Chiesa e dei singoli cristiani come: "Un flusso intratrinitario dell'amore di Dio per gli uomini". Basta soffermarsi a gustare le parole che il sacerdote può pronunciare all'inizio della Messa: "La grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, l'amore del Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi". Questo è il fondamento dell'identificazione del sacerdote con Gesù Cristo al momento della Messa: essere "ipse christus, alter Christus". In verità, l'umanità ha vissuto della Messa per tanti secoli e continuerà a viverla fino alla fine dei tempi.
Ricordo che il Cardinale Castrillón, che era Prefetto del Dicastero del Clero quando era Presidente del Celam, venne a inaugurare il primo Simposio "Storia della Chiesa in Spagna e in America: secoli XVI-XX" a Siviglia nel maggio 1990. Si creò un clima di grande attesa quando Castrillón, circondato da tutta la stampa mondiale, inaugurò ufficialmente gli eventi del V Centenario della Scoperta dell'America, ringraziando la Spagna e gli spagnoli per essere arrivati in America e per aver celebrato la Santa Messa sulla spiaggia dell'isola di El Salvador e per aver riservato l'Eucaristia in quelle terre appena scoperte. Hanno portato lì Gesù Cristo risorto e quella presenza continua ad animare la vita di quei popoli.
Tutto viene dalla Santa Messa. Impariamo dunque a celebrare e a partecipare alla Santa Messa e alla liturgia vivente della Chiesa e potremo continuare a diffondere il cristianesimo su tutta la terra, riempiendo il mondo di speranza, come ci ha chiesto di meditare in questo Anno giubilare Papa Francesco: "Spes non confundit" (Rm 5,5)". Il fondamento della nostra speranza è Gesù Cristo, che ha dato l'ultima goccia del suo sangue prezioso sulla croce.