Il cardinale José Tolentino è una delle figure di spicco nel campo della teologia e della cultura contemporanea. Nato a Madeira, in Portogallo, è sacerdote, teologo, poeta e scrittore, con una lunga carriera nello studio e nella diffusione del pensiero cristiano in dialogo con il mondo moderno. La sua opera è caratterizzata da una profonda sensibilità per la dimensione umana della fede, esplorando temi come la spiritualità, la misericordia e il rapporto tra religione e cultura. La sua capacità di combinare l'erudizione teologica con uno sguardo poetico lo ha reso una voce influente nella Chiesa e non solo.
Dal 2022, ha ricoperto il ruolo di Prefetto della Dicastero per la Cultura e l'Educazione del Vaticano, ruolo nel quale promuove l'incontro tra la fede e le espressioni culturali contemporanee. Il suo lavoro si concentra sulla costruzione di ponti tra il pensiero cristiano e le varie correnti filosofiche, artistiche e sociali del nostro tempo. Prima della sua nomina, è stato Bibliotecario e Archivista della Santa Sede.
Perché avete scelto il tema dell'amicizia per la vostra conferenza?
-Può sembrare un tema vecchio, persino semplice, ma l'amicizia è qualcosa su cui, pur facendo parte della nostra vita quotidiana, raramente riflettiamo in modo approfondito. Mi è sembrato un tema cruciale per diverse ragioni. In primo luogo, perché l'università, nella sua essenza, è una storia di amicizia. Come ricordava Papa San Giovanni Paolo II, l'università è nata dall'amicizia tra docenti e studenti che cercavano insieme la verità. Questa amicizia, che è all'origine dell'università, continua anche oggi. L'università è una comunità di amici che cercano insieme la verità.
Lei collega l'amicizia alla ricerca della verità: come si manifesta questa amicizia nel contesto universitario di oggi?
-All'università si impara ad essere amici, soprattutto della verità. L'università deve accrescere la nostra sete di conoscenza ed essere un laboratorio per cercare, ipotizzare, confrontarsi e approfondire la nostra comprensione della verità. Questa amicizia per la verità è ciò che definisce un'università.
Certo, un'università deve essere utile, formare persone per obiettivi concreti, ma il suo primo dovere è trasmettere questa passione per la ricerca della verità. L'università non è solo un luogo dove si acquisiscono competenze tecniche, ma uno spazio dove si coltiva un rapporto profondo con la conoscenza e con gli altri.
Come vede il ruolo delle università ecclesiastiche nella costruzione della società odierna?
-Le università ecclesiastiche hanno un ruolo vitale da svolgere. Anche se alcune delle scienze che vi si coltivano, come la teologia o il diritto canonico, possono sembrare lontane dalla realtà sociale, in realtà sono fondamentali. Senza queste discipline, la società si impoverisce.
La teologia, le scienze sacre, le letterature antiche, lo studio della parola e del diritto canonico sono fonti essenziali per la comprensione della dignità umana e del diritto civile. Per questo motivo, le università ecclesiastiche danno un contributo molto importante alla società. Non solo formano professionisti, ma aiutano anche a costruire una visione integrale dell'essere umano e del suo posto nel mondo.
In Spagna c'è stato un dibattito qualche anno fa sul ruolo degli intellettuali cristiani. Secondo lei, qual è il contributo del cristianesimo alla vita sociale e intellettuale del XXI secolo? Come possono i cristiani influenzare una società sempre più secolarizzata?
-Le società democratiche sono pluraliste e hanno bisogno di tutti i contributi. Il cristianesimo offre una visione unica della persona umana, della sua dignità e del suo destino.
In un mondo in cui si parla di transumanesimo e di intelligenza artificiale, la domanda fondamentale è: chi è l'essere umano? Il cristianesimo ha molto da contribuire a questo dibattito, soprattutto nella difesa di una visione olistica della persona, che non è ridotta a mero consumatore o strumento.
I cristiani devono essere presenti nella vita pubblica, riflettendo sulle fonti della loro fede e stabilendo un dialogo serrato in tutti i media, sia tradizionali che digitali.
E come pensate che i cristiani possano portare queste idee in una società sempre più secolarizzata? Quali strategie potrebbero essere efficaci?
-Abbiamo bisogno di collaborazioninon in trincea. Dobbiamo cercare forme di dialogo e di amicizia sociale che ci permettano di superare la polarizzazione e di costruire una società più giusta e umana.
I cristiani devono saper ascoltare e parlare con umiltà, ma anche con convinzione. Non si tratta di imporre idee, ma di proporle con chiarezza e rispetto. Inoltre, è essenziale che i cristiani siano presenti negli spazi di costruzione del pensiero e della cultura, come le università, i media e i social network.
Papa Francesco ha parlato molto dell'importanza dell'amicizia tra la Chiesa e gli artisti. Come vede questo dialogo tra la Chiesa e il mondo dell'arte? Che ruolo ha l'arte nella vita della Chiesa?
-L'arte è un'esperienza spirituale. Gli artisti, attraverso il loro lavoro, cercano l'invisibile, il trascendente. La Chiesa ha bisogno di artisti per tradurre le verità invisibili in forme visibili.
Papa Francesco ha rafforzato questa amicizia convocando gli artisti nella Cappella Sistina e visitando la Biennale di Venezia. L'arte non è solo decorazione, è una ricerca radicale di significato e gli artisti contemporanei ci ricordano che la vera bellezza è quella che porta in sé la memoria della sofferenza e della compassione.
E come vede il ruolo degli artisti cattolici in questo contesto? Pensa che ci sia una rinascita dell'arte sacra o di artisti ispirati dalla fede?
-Non si tratta di creare un club di artisti cattolici, ma di far dialogare tutti. Gli artisti cattolici sono una benedizione per la Chiesa, ma il nostro obiettivo è incoraggiare il dialogo tra tutti gli artisti, indipendentemente dalla loro fede. L'arte è un campo di incontro e di ricerca spirituale, e questo è un aspetto che dobbiamo valorizzare e promuovere. Ci sono artisti che, a partire dalla loro fede, creano opere profondamente significative, ma ci sono anche artisti non credenti che, attraverso le loro opere, ci aiutano a riflettere sulle grandi domande dell'esistenza. L'importante è che l'arte continui a essere uno spazio di dialogo e di ricerca del trascendente.
Infine, parliamo dell'educazione cattolica. In Spagna, ad esempio, ci sono molte scuole cattoliche, ma non tutte forniscono una solida formazione dottrinale. Come possiamo rivitalizzare queste istituzioni? Quali sfide devono affrontare le scuole cattoliche nel mondo di oggi?
-La Chiesa è il principale fornitore di istruzione nel mondo, e questa è una grande responsabilità. La scuola cattolica non può essere solo una buona scuola, ma deve essere di più. Deve insegnare la speranza, offrire un'esperienza di umanità integrale e formare persone, non solo studenti. Fondamentale è la formazione degli insegnanti e la creazione di una comunità scolastica che viva la fede in modo trasversale.
L'identità cattolica deve essere chiara e visibile, non solo nei simboli, ma anche nella qualità delle relazioni umane che si stabiliscono.
Molte scuole cattoliche hanno pochi insegnanti che sono veri credenti. Cosa si può fare?
-Non possiamo accettare che le scuole vengano chiuse o che, a causa di difficoltà economiche, le nostre scuole finiscano nelle mani di fondi di investimento di cui non conosciamo il progetto educativo. La scuola cattolica ha un'identità ed è un bene di tutti.
Le famiglie scelgono una scuola cattolica perché sanno che insegna la speranza, trasmette un'esperienza integrale di umanità che aiuta a formare una sintesi tra la dimensione umana e quella spirituale, vero fondamento della vita.
Una scuola cattolica non può semplicemente essere eccellente in matematica o in qualsiasi altra disciplina; deve avere un'identità cristiana chiara e riconoscibile.
E come si manifesta questa identità?
-L'identità non si riduce alla presenza di una cappella o di simboli religiosi, anche se questi sono importanti. L'identità cattolica si vive nella trasversalità di tutte le dimensioni della scuola: nell'accoglienza, nella qualità delle relazioni umane, nell'apertura e nel dialogo tra fede e ragione, che deve avvenire in modo naturale.
Per questo il ruolo degli insegnanti e di tutta l'équipe educativa è fondamentale. La loro formazione e il loro impegno sono essenziali per rafforzare la consapevolezza della missione della scuola cattolica e per sostenere la speranza.
Oggi, in un mondo secolarizzato, dove molte chiese si stanno svuotando, le scuole cattoliche sono ancora piene. Questo è un segno di credibilità. Scegliere una scuola cattolica significa fare un patto di fiducia con la Chiesa. Le famiglie si fidano di essere formate non solo come un numero, ma come una persona. E questa rimane una verità fondamentale.
* Questa intervista è stata condotta il 3 febbraio 2025.