All'Angelus di oggi, il Papa ha riflettuto sulla figura di San Giovanni Battista, soffermandosi su due aspetti: il "deserto" e la "voce". Il deserto, ha commentato il Papa, è un "luogo vuoto, dove non c'è comunicazione, e la voce, il mezzo per parlare, sembrano due immagini contraddittorie, ma nel Battista sono unite".
Sul deserto, Francesco ha detto che "Giovanni predica lì, sulle rive del fiume Giordano, vicino al punto in cui il suo popolo, molti secoli prima, è entrato nella Terra Promessa", che ha un simbolismo: "Per ascoltare Dio dobbiamo tornare nel luogo in cui per quarant'anni ha accompagnato, protetto ed educato il suo popolo, nel deserto. È il luogo del silenzio e dell'essenzialità, dove non ci si può lasciar distrarre dalle cose inutili, ma ci si deve concentrare su ciò che è indispensabile per la vita".
Il Papa ha affermato che tutto questo può essere applicato alla nostra realtà attuale: "Per procedere nel cammino della vita è necessario spogliarsi del "di più", perché vivere bene non significa riempirsi di cose inutili, ma liberarsi da ciò che è superfluo, scavare dentro di sé, cogliere ciò che è veramente importante davanti a Dio. Solo se, attraverso il silenzio e la preghiera, facciamo spazio a Gesù, che è la Parola del Padre, sapremo liberarci dalla contaminazione delle parole vane e delle chiacchiere. Il silenzio e la sobrietà - nelle parole, nell'uso delle cose, dei media e delle reti - non sono solo "ornamenti" o virtù, ma elementi essenziali della vita cristiana.
Riguardo al simbolismo della "voce", il Papa ha detto che "è lo strumento con cui esprimiamo ciò che pensiamo e ciò che portiamo nel cuore. Capiamo allora che è strettamente legata al silenzio, perché esprime ciò che matura dentro, dall'ascolto di ciò che lo Spirito suggerisce. Fratelli e sorelle, se non si sa stare in silenzio, è difficile avere qualcosa di buono da dire; d'altra parte, più il silenzio è attento, più la parola è forte. In Giovanni Battista quella voce è legata all'autenticità della sua esperienza e alla limpidezza del suo cuore".
Al termine dell'Angelus, il Papa ha ricordato che 75 anni fa, il 10 dicembre, veniva firmata la Dichiarazione universale dei diritti umani. "A questo proposito, sono vicino a tutti coloro che, senza proclami, nella vita concreta di ogni giorno, lottano e pagano di persona per difendere i diritti di coloro che non contano", ha detto Francesco.
Il Papa ha anche espresso la sua gioia "per la liberazione di un numero significativo di prigionieri armeni e azeri. Guardo con grande speranza a questo segno positivo per le relazioni tra Armenia e Azerbaigian, per la pace nel Caucaso meridionale, e incoraggio le parti e i loro leader a concludere il trattato di pace il prima possibile".
Francesco ha anche ricordato le sofferenze in Ucraina, Israele e Palestina, e ha assicurato le sue "preghiere anche per le vittime dell'incendio nell'ospedale di Tivoli di due giorni fa".