Vaticano

Il Papa rivolge il suo sguardo ai più vulnerabili all'Angelus di Natale

"Torniamo a Betlemme", ha sottolineato il Papa nel suo discorso dell'Angelus nella domenica speciale in cui la Chiesa celebra la solennità della nascita di Nostro Signore Gesù Cristo. Un ritorno a Betlemme significa volgere lo sguardo a coloro che oggi soffrono di più.

Maria José Atienza-25 dicembre 2022-Tempo di lettura: 3 minuti
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Una mattinata di sole ha accompagnato l'Angelus del Papa in questa domenica di Natale. Dal balcone della Basilica di San Pietro, Papa Francesco si è rivolto ai fedeli, incoraggiandoli a superare "la letargia del sonno spirituale e le false immagini della festa che ci fanno dimenticare chi viene onorato". Il suo discorso è stato caratterizzato da un richiamo alla mancanza di pace nel mondo e alle nazioni colpite dalla guerra.

"Torniamo a Betlemme, dove risuona il primo suono del Principe della Pace. Sì, perché lui stesso, Gesù, è la nostra pace; quella pace che il mondo non può dare e che Dio Padre ha donato all'umanità inviando suo Figlio", ha proseguito il Santo Padre.

Francesco ha voluto ricordare che seguire la via della pace tracciata da Gesù presuppone l'abbandono dei pesi "dell'attaccamento al potere e al denaro, dell'orgoglio, dell'ipocrisia e della menzogna". Questi pesi rendono impossibile andare a Betlemme, ci escludono dalla grazia del Natale e ci chiudono l'accesso alla via della pace. E in effetti, dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della Pace, sull'umanità continuano a soffiare forti venti di guerra".

Nazioni in guerra

Il Papa ha indicato i nuovi volti del Bambino di Betlemme: "Il nostro sguardo si riempia dei volti dei nostri fratelli e sorelle ucraini, che vivono questo Natale nelle tenebre (...) Pensiamo alla Siria, ancora martirizzata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito; pensiamo anche alla Terra Santa, dove negli ultimi mesi sono aumentati la violenza e i conflitti, con morti e feriti. Imploriamo il Signore che lì, nella terra della sua nascita, possa riprendere il dialogo e la ricerca della fiducia reciproca tra israeliani e palestinesi".

Una delle regioni recentemente visitate dal Papa e che ha fatto parte del suo ricordo in questo giorno è stato il Medio Oriente. Francesco ha poi pregato affinché "il Bambino Gesù sostenga le comunità cristiane che vivono in tutto il Medio Oriente, affinché in ognuno di questi Paesi si sperimenti la bellezza della convivenza fraterna tra persone di fedi diverse". Che aiuti in particolare il Libano, affinché possa finalmente riprendersi, con il sostegno della comunità internazionale e con la forza della fraternità e della solidarietà. Che la luce di Cristo illumini la regione del Sahel, dove la convivenza pacifica tra popoli e tradizioni è interrotta da scontri e violenze. Che possa guidare verso una tregua duratura nello Yemen e verso la riconciliazione in Myanmar e in Iran, affinché cessi ogni spargimento di sangue".

Il Papa non ha voluto nemmeno dimenticare il suo continente d'origine, l'America, dove alcuni Paesi stanno vivendo momenti di incertezza e destabilizzazione sociale, come il Nicaragua e il Perù. Il Papa ha elevato la sua preghiera chiedendo a Dio "di ispirare le autorità politiche e tutte le persone di buona volontà del continente americano a fare uno sforzo per pacificare le tensioni politiche e sociali che colpiscono diversi Paesi; penso in particolare al popolo haitiano, che sta soffrendo da molto tempo".

Fissa e affamata

Ha anche fatto un paragone tra il significato di Betlemme, "Casa del Pane", sottolineando "le persone che soffrono la fame, soprattutto i bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di cibo vengono sprecate e i beni vengono sperperati per le armi". A questo punto, si è soffermato sulle conseguenze della guerra in Ucraina che "ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, soprattutto in Afghanistan e nei Paesi del Corno d'Africa". Ogni guerra - come sappiamo - causa la fame e usa il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a persone che già soffrono". In un giorno in cui molte famiglie si riuniscono a una tavola speciale, il Papa ha chiesto che "il cibo non sia altro che uno strumento di pace".

Infine, il Papa ha ricordato "i tanti migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di conforto, calore e cibo". Non dimentichiamo gli emarginati, le persone sole, gli orfani e gli anziani che rischiano di essere scartati; i prigionieri che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani.

Il Santo Padre ha concluso chiedendo di lasciarsi "muovere dall'amore di Dio e di seguire Gesù, che si è svuotato della sua gloria per renderci partecipi della sua pienezza".

Dopo le parole, il Papa ha impartito la benedizione Urbi et orbi a tutti i presenti in Piazza San Pietro e a coloro che hanno seguito questa benedizione attraverso i media.

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