Evangelizzazione

In fretta e furia e saltando gli ostacoli. Raccolta per la seconda domenica di Avvento

Per la seconda settimana di Avvento, c'è una preghiera colletta tratta dall'antico sacramentario gelasiano, che sappiamo essere stato usato anche durante l'Avvento. Essa ha sostituito un'altra preghiera, in uso fino al messale del 1962, che è stata spostata in un altro giorno dello stesso tempo liturgico.

Carlos Guillén-6 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

La Visitazione di Maria alla cugina Elisabetta raffigurata in una vetrata ©Lawrence OP

Come possiamo leggere di seguito, il tema dell'andare incontro a Cristo continua a essere fortemente presente in questa parte dell'Avvento:

"Dio onnipotente, ricco di misericordia, non permettere che le preoccupazioni terrene ci ostacolino quando andiamo con coraggio incontro al tuo Figlio, affinché, imparando dalla sapienza celeste, possiamo partecipare pienamente alla sua vita.

"Omnípotens et miséricors Deus, in tui occúrsum Fílii festinántes nulla ópera terréni actus impédiant, sed sapiéntiae caeléstis erudítio nos fáciat eius esse consortes".

La struttura di questa colletta, nella sua versione latina, consiste in una ricca invocazione, seguita da una petizione composta da due parti contrapposte. D'altra parte, non presenta l'elemento noto come "anamnesis", un riferimento a un'azione salvifica di Dio che viene ricordata, simile in questo senso a quello che abbiamo già analizzato nella prima domenica.

Dio ha fretta, e voi?

Il destinatario della nostra preghiera è Dio Padre, ma noi ci rivolgiamo in modo particolare alla sua onnipotenza e alla sua misericordia. Dopo tutto, "Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. Dio infatti non ha mandato il suo Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui" (Gv 3,16-17).

Le prime parole della petizione ("in tui occúrsum Fílii festinántes") sono in continuità con il modo in cui la liturgia ha proposto di iniziare l'Avvento domenica scorsa, cioè andando incontro al Figlio di Dio che viene. La novità, tuttavia, è l'enfasi sul participio "festinántes", che trasmette l'idea di fretta (anche se è stato un po' offuscato nella traduzione spagnola).

Ci siamo già imbattuti in questa parola, studiando le collette del tempo di Quaresima (quarta domenica). È interessante vedere il ruolo che svolge nel rendere i fedeli consapevoli del susseguirsi del tempo. In fondo, le settimane passano velocemente e il tempo dell'attesa si accorcia sempre di più.

Ma non possiamo considerarla solo nel suo senso puramente cronologico. Descrive anche l'atteggiamento della Vergine quando va a trovare sua cugina Elisabetta (Lc 1,39) e quello dei pastori che si avvicinano a Betlemme in cerca del Bambino dopo l'annuncio degli angeli (Lc 2,16). Pertanto, vuole anche raffigurare l'atteggiamento interiore dei fedeli, che sono chiamati a dare maggiore priorità alla vita della fede, all'incontro con il mistero di Dio.

Solo nella Colletta della Messa mattutina del 24 dicembre la Chiesa osa chiedere questa fretta a Dio stesso, piuttosto che ai fedeli: "Affrettati, Signore Gesù, te lo chiediamo, non tardare". È sorprendente la sicurezza con cui la Chiesa si rivolge a Dio con una richiesta che suona quasi come un'esigenza. Ma, evidentemente, se c'è qualcuno che ha fretta di amare, di donarsi, quello è Dio.

Le vie divine della terra sono state aperte

Come sottolinea la prima parte della petizione, la pronta risposta del cristiano all'amore di Dio incontra una possibile opposizione nelle preoccupazioni terrene ("actus terreni"). Pertanto, chiediamo aiuto affinché esse non siano un impedimento alla nostra volontà di andare incontro al Signore. Queste preoccupazioni "terrene" possono ricordarci i diversi "tipi di terreno" su cui cade il seme, secondo un'altra nota parabola di Gesù (Mt 13). Vale a dire, le diverse risposte possibili alla Parola di Dio e i diversi frutti che essa porta nella vita di ciascuno.

Ma non dobbiamo pensare di abbandonare le nostre occupazioni quotidiane per generare una vita spirituale parallela alle realtà quotidiane in cui dobbiamo impegnarci. L'incarnazione di Cristo, la sua vita nascosta a Nazareth e il suo lavoro ci mostrano che il problema non è nella materialità di queste azioni (che di per sé non ci impediscono di incontrare Dio), ma nella nostra mancanza dello Spirito di Gesù, capace di trasformare ogni momento in un dialogo con il Padre e ogni atto in una dimostrazione di obbedienza e amore.

È dunque la sapienza celeste ("sapientiae caelestis eruditio") di cui vogliamo essere ricolmi che ci oppone a questa possibile mancanza. Se ci lasciamo istruire dallo Spirito di Sapienza e lo applichiamo alla vita ordinaria in cui Dio stesso ci ha posto, riusciremo a trasformarla in un cammino di santità che ci renderà coeredi (consorti) insieme al Figlio. L'Avvento è quindi un tempo di arricchimento spirituale e una nuova chiamata ad accelerare il passo. Tutti i cristiani che vivono e lavorano in mezzo al mondo sono chiamati a trasformare le loro realizzazioni quotidiane in opere preziose agli occhi di Dio. Come insegnava San Josemaría: "C'è qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più ordinarie, che spetta a ciascuno di voi scoprire" (Omelia "Amare appassionatamente il mondo").

L'autoreCarlos Guillén

Sacerdote del Perù. Liturgista.

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