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Messaggio per la GMG di Lisbona 2023

Il messaggio di Papa Francesco per il 37a Giornata Mondiale della Gioventù che si terrà a Lisbona dal 1° al 6 agosto 2023.

Javier García-12 settembre 2022-Tempo di lettura: 9 minuti
GMG di Lisbona

Foto: @Web_JMJ_Lisbona

Il messaggio di Papa Francesco per la GMG 2023

Cari giovani:

La questione di GMG a Panama era: "Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola" (Lc 1,38). Dopo questo evento, ci siamo incamminati verso un nuovo destino.Lisbona 2023-Lasciamo che l'invito pressante di Dio ad alzarsi risuoni nei nostri cuori. Nel 2020 meditiamo sulle parole di Gesù: "Giovane, ti dico, alzati" (Lc 7,14). L'anno scorso ci siamo ispirati all'apostolo Paolo, al quale il Signore risorto ha detto: "Alzati! Vi rendo testimonianza delle cose che avete visto" (cfr. At 26,16). Nel tratto che ci resta prima di arrivare a Lisbona, cammineremo con la Vergine di Nazareth che, subito dopo l'Annunciazione, "si alzò e partì senza indugio" (Lc 1,39) per andare ad aiutare sua cugina Elisabetta. Il verbo comune a tutti e tre i temi è risorgere, espressione che - è bene ricordarlo - assume anche il significato di "risorgere", "risvegliarsi alla vita".

In questi ultimi tempi così difficili, in cui l'umanità, già provata dal trauma della pandemia, è lacerata dal dramma della guerra, Maria riapre per tutti, e soprattutto per voi, che siete giovani come lei, la strada della vicinanza e dell'incontro. Spero, e credo fermamente, che l'esperienza che molti di voi vivranno a Lisbona nell'agosto del prossimo anno rappresenti un nuovo inizio per voi, giovani, e - con voi - per l'intera umanità.

Maria si alzò in piedi

Maria, dopo l'annunciazione, avrebbe potuto concentrarsi su se stessa, sulle preoccupazioni e sulle paure dovute alla sua nuova condizione. Ma no, lei confidava pienamente in Dio. Pensò piuttosto a Elizabeth. Si è alzata ed è uscita alla luce del sole, dove c'è vita e movimento. Anche se l'annuncio sconvolgente dell'angelo aveva provocato un "terremoto" nei suoi piani, la giovane donna non si lasciò paralizzare, perché in lei c'era Gesù, la potenza della risurrezione. Dentro di lei c'era già l'Agnello ucciso, ma sempre vivo. Si alzò e si mise in cammino, perché era sicura che i piani di Dio erano i migliori possibili per la sua vita. Maria è diventata il tempio di Dio, l'immagine della Chiesa in cammino, la Chiesa che esce e si mette al servizio, la Chiesa che porta la Buona Novella.

Sperimentare la presenza di Cristo risorto nella propria vita, incontrarlo "vivo", è la più grande gioia spirituale, un'esplosione di luce che non può lasciare nessuno "fermo". Ci mette subito in moto e ci spinge a portare questa notizia agli altri, a testimoniare la gioia di questo incontro. È questo che anima la fretta dei primi discepoli nei giorni successivi alla risurrezione: "Le donne, impaurite ma felicissime, si allontanarono in fretta dal sepolcro e andarono a dirlo ai discepoli" (Mt 28,8).

I racconti di risurrezione usano spesso due verbi: risvegliare e sorgere. Con loro, il Signore ci esorta a uscire alla luce, a lasciarci condurre da lui per varcare la soglia di tutte le nostre porte chiuse. "È un'immagine significativa per la Chiesa. Anche noi, come discepoli del Signore e come comunità cristiana, siamo chiamati ad alzarci in fretta per entrare nel dinamismo della risurrezione e a lasciarci condurre dal Signore nelle vie che egli vuole indicarci" (Omelia nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo, 29 giugno 2022).

La Madre del Signore è un modello di giovani in movimento, non fermi davanti allo specchio.
contemplando la propria immagine o "catturata" nelle reti. Era totalmente orientata verso il
esterno. È la donna pasquale, in uno stato permanente di esodo, di uscita da se stessa verso la grande
Un altro che è Dio e verso gli altri, i fratelli e le sorelle, specialmente i più vulnerabili, che sono
bisognosa, come lo era sua cugina Elisabetta.

...e partì senza indugio

Sant'Ambrogio di Milano, nel suo commento al Vangelo di Luca, scrive che Maria si mise in cammino verso la montagna perché "piena di gioia e senza indugio [...] era spinta dal desiderio di adempiere a un dovere di pietà, desiderosa di rendere i suoi servizi, e affrettata dall'intensità della sua gioia". Già totalmente riempita di Dio, dove poteva andare Maria in fretta se non in alto? Infatti, la grazia dello Spirito Santo ignora la lentezza. La fretta di Maria è dunque la sollecitudine del servizio, dell'annuncio gioioso, della risposta pronta alla grazia dello Spirito Santo.

Maria si è lasciata interpellare dal bisogno dell'anziana cugina. Non si è tirata indietro, non è rimasta indifferente. Pensava più agli altri che a se stessa. E questo ha dato dinamismo ed entusiasmo alla sua vita. Ognuno di voi può chiedersi: come reagisco ai bisogni che vedo intorno a me? Penso subito a una giustificazione per non preoccuparmi, oppure mi interesso e mi rendo disponibile? Naturalmente, non potete risolvere tutti i problemi del mondo. Ma forse potete iniziare da quelli più vicini a voi, dai problemi della vostra zona. A Madre Teresa fu detto una volta: "Quello che stai facendo è solo una goccia nell'oceano". E lei rispose: "Ma se non lo facessi, l'oceano sarebbe una goccia in meno".

Quante persone nel mondo aspettano la visita di qualcuno che si prenda cura di loro! Quanti anziani, quanti malati, prigionieri, rifugiati hanno bisogno del nostro sguardo compassionevole, della nostra visita, di un fratello o di una sorella che rompa le barriere dell'indifferenza!

Cari giovani, quale "impeto" vi muove? Cosa vi fa sentire l'urgenza di muovervi, tanto da non riuscire a stare fermi? Molti - colpiti da realtà come pandemie, guerre, migrazioni forzate, povertà, violenza, catastrofi climatiche - si chiedono: perché sta succedendo a me? Perché solo a me? Perché ora? Pertanto, la domanda centrale della nostra esistenza è: per chi sono io? (cfr. Esortazione apostolica Christus vivit, 286).

La fretta della giovane donna di Nazareth è quella di chi ha ricevuto doni straordinari dal Signore e non può fare a meno di condividerli, per far traboccare l'immensa grazia sperimentata. È la fretta di chi sa mettere i bisogni degli altri al di sopra dei propri. Maria è un esempio di giovane che non perde tempo a cercare l'attenzione o l'approvazione degli altri - come accade quando dipendiamo dai "mi piace" sui social network - ma si muove alla ricerca della connessione più genuina, quella che nasce dall'incontro, dalla condivisione, dall'amore e dal servizio.

Dal momento dell'Annunciazione in poi, dalla prima volta che andò a trovare la cugina, Maria non aveva
si ferma ad attraversare il tempo e lo spazio per visitare i figli che hanno bisogno del suo aiuto premuroso. Il nostro
Il cammino, se è abitato da Dio, ci porta dritti al cuore di ogni nostro
Quante testimonianze riceviamo da persone che sono state "visitate" da Maria, Madre di Dio, e quanti di loro sono stati "visitati" da Maria, Madre di Dio.
Gesù e la nostra Madre! In quanti luoghi remoti della terra, nel corso dei secoli - con
apparizioni o grazie speciali - Maria ha visitato il suo popolo! Non c'è praticamente nessun posto in
questa terra che non sia stata visitata da lei. La Madre di Dio cammina in mezzo al suo popolo,
mosso dalla tenerezza amorosa, e ne assume le angosce e le vicissitudini. E dove c'è un santuario,
una chiesa, una cappella a lei dedicata, i suoi figli che accorrono numerosi. Quante espressioni di
pietà popolare! I pellegrinaggi, le feste, le suppliche, l'accoglienza delle immagini nelle case e tanti altri sono esempi concreti del rapporto vivo tra la Madre del Signore e il suo popolo, che si visita a vicenda.

L'impeto "buono" ci spinge sempre verso l'alto e verso gli altri.

La fretta ci spinge sempre verso l'alto e verso gli altri. C'è anche una fretta che non va bene, come quella che ci porta a vivere in modo superficiale, a prendere tutto alla leggera, senza impegno e senza attenzione, senza partecipare veramente alle cose che facciamo; la fretta quando viviamo, studiamo, lavoriamo, usciamo con gli altri senza metterci la testa e tanto meno il cuore. Può accadere nei rapporti interpersonali: in famiglia, quando non ascoltiamo veramente gli altri e non passiamo il tempo con loro; nelle amicizie, quando ci aspettiamo che un amico ci intrattenga e soddisfi i nostri bisogni, ma lo evitiamo subito e andiamo da un altro se vediamo che è in crisi e ha bisogno di noi; e anche nei rapporti affettivi, tra fidanzati e fidanzate, pochi hanno la pazienza di conoscersi e capirsi a fondo. Possiamo avere questo stesso atteggiamento a scuola, al lavoro e in altri ambiti della vita quotidiana. Ebbene, tutte queste cose vissute in fretta difficilmente daranno frutti. C'è il rischio che rimangano sterili. È quanto si legge nel libro dei Proverbi: "I piani dell'uomo industrioso sono un puro guadagno; chi è frettoloso - fretta malvagia - finisce nell'indigenza" (21:5).

Quando Maria arrivò finalmente a casa di Zaccaria ed Elisabetta, avvenne un incontro meraviglioso. Elisabetta aveva sperimentato un intervento prodigioso di Dio, che le aveva dato un figlio in età avanzata. Avrebbe avuto ragione di parlare prima di tutto di sé, ma non era piena di sé, bensì incline ad accogliere la giovane cugina e il frutto del suo grembo. Appena udito il saluto, Elisabetta fu riempita di Spirito Santo. Queste sorprese e queste scoperte dello Spirito avvengono quando sperimentiamo la vera ospitalità, quando mettiamo al centro l'ospite e non noi stessi. Questo è anche ciò che vediamo nella storia di Zaccheo. In Luca 19:5-6 leggiamo: "Quando Gesù giunse sul luogo [dove si trovava Zaccheo], alzò gli occhi e gli disse: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". Zaccheo scese subito e lo accolse con gioia.

A molti di noi è capitato di incontrare inaspettatamente Gesù: per la prima volta abbiamo sperimentato in Lui una vicinanza, un rispetto, un'assenza di pregiudizi e condanne, uno sguardo di misericordia che non avevamo mai incontrato in altri. Non solo, abbiamo anche sentito che non bastava che Gesù ci guardasse da lontano, ma che voleva stare con noi, voleva condividere la sua vita con noi. La gioia di questa esperienza ha risvegliato in noi l'urgenza di accoglierlo, di stare con lui e di conoscerlo meglio. Elisabetta e Zaccaria accolsero Maria e Gesù. Impariamo da questi due anziani il significato dell'ospitalità! Chiedete ai vostri genitori e nonni, e anche ai membri più anziani delle vostre comunità, cosa significa per loro essere ospitali con Dio e con gli altri. Farà bene loro ascoltare l'esperienza di chi li ha preceduti.

Cari giovani, è tempo di riprendere senza indugi la strada dell'incontro concreto, dell'accoglienza autentica di chi è diverso da noi, come avvenne tra la giovane Maria e l'anziana Elisabetta. Solo così potremo superare le distanze - tra generazioni, tra classi sociali, tra gruppi etnici e categorie di ogni tipo - e persino le guerre. I giovani sono sempre la speranza di una nuova unità per un'umanità frammentata e divisa. Ma solo se hanno memoria, solo se ascoltano i drammi e i sogni dei loro anziani. "Non è un caso che la guerra sia tornata in Europa in un momento in cui la generazione che l'ha vissuta nel secolo scorso sta scomparendo" (Messaggio per la Seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani). È necessaria un'alleanza tra giovani e anziani, per non dimenticare le lezioni della storia, per superare le polarizzazioni e gli estremismi di questo tempo.

Scrivendo agli Efesini, San Paolo annuncia: "Ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani siete stati avvicinati dal sangue di Cristo". Cristo infatti è la nostra pace; egli ha unito i due popoli in uno solo, abbattendo il muro di inimicizia che li separava per mezzo della sua carne" (2,13-14). Gesù è la risposta di Dio alle sfide dell'umanità in ogni epoca. E questa risposta Maria la portava dentro di sé quando andò incontro a Elisabetta. Il dono più grande di Maria alla sua anziana parente è stato quello di portarle Gesù. Certamente, anche l'aiuto concreto è prezioso. Ma nient'altro avrebbe potuto riempire la casa di Zaccaria di una gioia e di un significato così grandi come la presenza di Gesù nel grembo della Vergine, che era diventato il tabernacolo del Dio vivente. In quella regione montuosa, Gesù, con la sua sola presenza, senza dire una parola, ha pronunciato il suo primo "sermone sul monte": ha proclamato in silenzio la benedizione dei piccoli e degli umili che si affidano alla misericordia di Dio.

Il mio messaggio a voi, giovani, il grande messaggio di cui la Chiesa è portatrice, è Gesù!

Sì, Lui stesso, il suo amore infinito per ciascuno di noi, la sua salvezza e la nuova vita che ci ha donato. E Maria è il modello di come accogliere questo immenso dono nella nostra vita e comunicarlo agli altri, rendendoci a nostra volta portatori di Cristo, portatori del suo amore compassionevole, del suo servizio generoso all'umanità sofferente.

Tutti insieme a Lisbona!

Maria era una giovane donna come molti di voi. Era una di noi. Il vescovo Tonino Bello scrisse di lei: "Santa Maria, [...] sappiamo bene che sei stata destinata ai viaggi in alto mare, ma se ti costringiamo a navigare vicino alla costa, non è perché vogliamo ridurti ai livelli delle nostre piccole coste. È perché, vedendoti così vicina alle rive del nostro scoraggiamento, possiamo essere salvati dalla consapevolezza che anche noi siamo stati chiamati ad avventurarci, come te, sugli oceani della libertà" (María, mujer de nuestros días, Paulinas, Madrid 1996, 11).

Dal Portogallo, come ho ricordato nel primo Messaggio di questa trilogia, nei secoli XV e XVI, numerosi giovani - molti dei quali missionari - partirono per terre sconosciute, anche per condividere la loro esperienza di Gesù con altri popoli e nazioni (cfr. Messaggio GMG 2020). E a questa terra, all'inizio del XX secolo, Maria ha voluto fare una visita speciale, quando da Fatima ha inviato a tutte le generazioni il potente e mirabile messaggio dell'amore di Dio che chiama alla conversione, alla vera libertà. A ciascuno di voi rinnovo il mio caloroso invito a partecipare al grande pellegrinaggio intercontinentale dei giovani che culminerà nella GMG a Lisbona nell'agosto del prossimo anno; e vi ricordo che il prossimo 20 novembre, solennità di Cristo Re, celebreremo la Giornata Mondiale della Gioventù nelle Chiese particolari di tutto il mondo. A questo proposito, il recente documento del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita - Orientamenti pastorali per la celebrazione della Giornata Mondiale della Gioventù nelle Chiese particolari - può essere di grande aiuto per tutti coloro che sono coinvolti nella pastorale giovanile.

Cari giovani, sogno che alla GMG possiate sperimentare ancora una volta la gioia dell'incontro con Dio e con i vostri fratelli e sorelle. Dopo lunghi periodi di lontananza e isolamento, a Lisbona - con l'aiuto di Dio - riscopriremo insieme la gioia dell'abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, l'abbraccio della riconciliazione e della pace, l'abbraccio di una nuova fraternità missionaria! Che lo Spirito Santo accenda nei vostri cuori il desiderio di rialzarvi e la gioia di camminare insieme, in stile sinodale, abbandonando le false frontiere. Il tempo di rialzarsi è ora, rialziamoci senza indugio! E, come Maria, portiamo Gesù dentro di noi per comunicarlo a tutti. In questo bel momento della vostra vita, andate avanti, non rimandate ciò che lo Spirito può fare in voi. Con tutto il cuore benedico i vostri sogni e i vostri passi.

Roma, San Giovanni in Laterano, 15 agosto 2022, Solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria.

FRANCESCO

Il messaggio di Papa Francesco per la GMG 2023

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