Nella vita di coppia bisogna "imparare a perdere": arrendersi, perdonare, dare il massimo, senza cercare guadagni o ricompense materiali, senza contare le ore di lavoro o i servizi resi, sacrificandosi volentieri per gli altri... Il romanzo di Charles Dickens Casa desolata dimostra che chi apparentemente perde, vince. Anche la croce gloriosa di Cristo, che potrebbe essere considerata un fallimento, è in realtà il trionfo completo dell'amore.
Casa desolata ("Bleak House") è il cupo titolo di uno dei più grandi romanzi di Charles Dickens. Contiene diverse storie che si intrecciano, con una trama avvincente e ricca di suspense e un'ampia gamma di personaggi di diversa estrazione sociale.
Storie di superamento
Come di consueto, l'autore critica severamente l'ipocrisia e la corruzione personale e istituzionale, soprattutto nel sistema giudiziario, che nel brillante incipit del racconto viene paragonato alla nebbia di Londra ("...").Nebbia ovunque..."). Inoltre, descrive ogni personaggio morale con sottigliezza psicologica.
Accanto alla profusione di soggetti che si comportano in modo ignobile, ritratti con crudezza, talvolta fino all'esagerazione o alla caricatura istrionica, spiccano alcuni uomini e donne capaci di superare circostanze molto avverse con ammirevole coraggio. La loro perseveranza nel bene in mezzo alle difficoltà viene sempre premiata, se non nella storia, almeno nel giudizio del narratore.
Casa desolata
Caddy Jellyby riesce a superare il peso di una casa caotica, dove la madre è ossessivamente e ridicolmente preoccupata per le missioni in Africa, trascurando completamente la sua disastrosa famiglia. Sposa il principe Turveydrop, un gentile e laborioso insegnante di danza, che sopporta pazientemente il peso di un padre manipolatore, ridicolo e spudorato, che spende le entrate del suo bravo figlio in capricci eccentrici.
Un'altra donna gentile, la giovane e bella Ada Claire, accompagna fedelmente il marito, Richard Carston, nella sua caduta e nel suo degrado, mentre questi ripone la sua fiducia nell'ottenimento di un'eredità impigliata in un tortuoso e interminabile processo legale, mentre abbandona il suo lavoro professionale e perde tristemente la salute. Suo zio, l'affascinante John Jarndyce, giustifica sempre le lamentele ricevute rifiutando di ascoltare i suoi prudenti consigli, e accoglie benevolmente colui che causa la propria rovina e quella della sfortunata moglie. Il signor Jarndyce è anche il tutore della giovane orfana Esther Summerson, che rischia eroicamente la salute nell'assistere i poveri lavoratori delle fornaci e le loro famiglie, afflitti da epidemie letali.
Dall'altra parte, c'è il semplice e nobile colonnello George Roncewell, che non esita a mettere a repentaglio la sua modesta accademia di tiro per mantenere la lealtà e accogliere Jo, un misero bambino di strada perseguitato senza motivo dalle autorità. O, infine, il barone Sir Leicester Deadlock, capace di abbassarsi dal piedistallo della sua nobile arroganza per aiutare misericordiosamente e teneramente la moglie in una situazione tragica e disonorevole.
Tutti questi "perdenti", da una prospettiva pragmatica o utilitaristica, alla fine vincono: trovano la ricompensa del loro comportamento onesto e premuroso.
Chi ama vince sempre
Anche nella vita di coppia è necessario "imparare a perdere", accettare piccole sconfitte per una grande vittoria: arrendersi, perdonare, comprendere, perdonare, donarsi liberamente, senza cercare guadagni o ricompense materiali, senza contare le ore di lavoro o i servizi resi, vivere la gioia della gratuità, sacrificarsi volentieri per gli altri... Chi sembra debole o sciocco nella corsa al successo o al dominio e al potere mondano è in realtà saggio e coerente nel suo donarsi discreto e altruista. Il Maestro ha già ripetuto che gli ultimi saranno i primi (cfr. Mt 19,30).
In realtà, vince sempre chi ama: chi sa resistere con coraggiosa pazienza nella via della giustizia e dell'amore, in mezzo alle tribolazioni; chi risponde al male con il bene (cfr. Rm 12,21); colui che non si lascia trascinare dallo scoraggiamento o dalla tristezza, dall'odio o dal rancore, senza tener conto delle lamentele, ma che mantiene la pace e la gioia interiore con fortezza, con il sorriso sulle labbra, anche quando soffre; colui che sa essere grato, affettuoso, positivo, mite e umile di cuore... Insomma, come insegna Gesù Cristo, colui che perde la propria vita per amore sarà colui che la troverà alla fine (cfr. Mt 10,39).
Il più grande paradosso della storia
La croce gloriosa di Cristo costituisce il più grande paradosso della storia. In superficie può essere visto come un fallimento, una maledizione. In realtà, è il trionfo completo dell'amore, la più grande benedizione. È il destino del chicco di grano che muore per risorgere e dare vita (cfr. Gv 12,24). Anche gli sposi e i genitori devono morire, spendersi, dare la vita per il prossimo, gettare a piene mani il seme della loro comunione feconda, per lasciare ai figli e alle generazioni a venire una scia di luce e di speranza.
Madre Teresa di Calcutta ha ricordato la saggezza nascosta nel detto indù che ha proposto come regola di vita: "Ciò che non è dato è perso". Perché solo ciò che viene dato fiorisce. Solo chi partecipa all'autosvuotamento di Gesù Cristo, il divino Redentore, produrrà frutti di santità per questo mondo e riceverà il dono della resurrezione eterna.