Ecologia integrale

Pablo Requena: "La Chiesa non ha cambiato la sua posizione sull'eutanasia".

Il Delegato della Santa Sede presso l'Associazione Medica Mondiale e professore di bioetica, Pablo Requena, spiega in questa intervista alcuni aspetti del "Piccolo Lessico sul Fine Vita", pubblicato dalla Pontificia Accademia della Vita, che sono stati male interpretati.

Maria José Atienza-17 agosto 2024-Tempo di lettura: 5 minuti

La pubblicazione, qualche settimana fa, del "Piccolo Lessico sul fine vita" ha indotto diversi media a pubblicare notizie secondo le quali la Chiesa cattolica avrebbe iniziato a cambiare la sua posizione sull'eutanasia, quasi permettendola in alcuni casi. Non è così.

Pablo Requena, membro della Pontificia Accademia per la Vita e professore di bioetica presso la Pontificia Università della Santa Croce (Roma), sottolinea in questa intervista che queste interpretazioni sono il risultato di una mancanza di chiarezza nella comprensione delle parole utilizzate e di una lettura superficiale o inesistente del documento.

Requena sottolinea che il documento è un "lavoro di sintesi che offre una spiegazione equilibrata di diverse questioni che possono essere molto complesse".

Qualche settimana fa è stato pubblicato un aggiornamento del "Piccolo lessico di fine vita". Perché questo aggiornamento? 

-Direi che più che di un "aggiornamento" si tratta di riunire in un piccolo libro alcuni termini che sono fondamentali per la discussione delle questioni morali relative alla fine della vita.

Come spiegato nell'introduzione, spesso non c'è chiarezza nella comprensione dei termini utilizzati in molte discussioni su questo tema: c'è confusione tra i termini eutanasia con la sospensione delle cure o della sedazione palliativa, la morte cerebrale con lo stato vegetativo, le direttive anticipate con la richiesta di suicidio assistito?

In questo senso, credo che il lessico sia un buon strumento per comprendere i termini in cui si collocano i diversi dibattiti, sia a livello morale che di opinione pubblica.

Inoltre, questo "Piccolo Lessico" offre le indicazioni del Magistero della Chiesa cattolica su molte delle questioni etiche che sorgono alla fine della vita. Dal Dichiarazione sull'eutanasia (1980) al Lettera Bonus Samaritanus (2020), documenti pubblicati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, sono trascorsi 40 anni di grandi progressi tecnologici in medicina, con non pochi interrogativi in campo bioetico, alcuni nuovi e altri meno.

In questi anni in cui i teologi hanno studiato e discusso le modalità di risposta a queste domande, il Magistero della Chiesa non ha mancato di dare alcune indicazioni di spessore variabile a seconda dei casi. Si può pensare alla solenne condanna della eutanasia l'enciclica Evangelium vitae (1995), o il Messaggio di Papa Francesco per un incontro che si è tenuto in Vaticano nel 2017, co-organizzato dal Associazione Medica Mondiale e la Pontificia Accademia della Vita sulle questioni di fine vita, in cui ha spiegato che quando manca la cosiddetta "proporzionalità terapeutica", è necessario rinunciare a un determinato trattamento.

Come devono leggere i cattolici questo vademecum? 

-Ritengo che il "Piccolo Lessico" sia da accogliere e leggere con apprezzamento, in quanto è una sintesi ponderata dei suoi diversi autori, che provengono dai campi della medicina e della teologia morale. In meno di cento pagine, essi offrono una spiegazione equilibrata di diversi argomenti che possono essere molto complessi.

Questo opuscolo non è un documento del Magistero della Chiesa: non pretende di risolvere nessuna delle tante questioni aperte che rimangono nella discussione della teologia morale. Ma è una sintesi delle indicazioni che il Magistero ha dato negli ultimi anni. Inoltre, all'inizio, offre un elenco abbastanza esaustivo dei documenti vaticani pubblicati negli ultimi quarant'anni, a cui si aggiungono altre fonti di un certo interesse, come alcuni documenti del "Comitato Nazionale per la Bioetica" e alcuni testi legislativi.

Certamente il lessico riflette l'interpretazione degli autori di alcuni documenti magisteriali in situazioni in cui non tutti i moralisti sono unanimi nell'offrire una soluzione eticamente accettabile a un determinato problema. In questo senso, alcune voci possono essere più gradite di altre, o più o meno in sintonia con il proprio modo di valutare certe questioni.

Alcuni media hanno inteso, leggendo questo vademecum, che la Chiesa ha cambiato o attenuato la sua posizione sull'eutanasia, in particolare quando si riferisce all'idratazione e all'alimentazione di persone in stato vegetativo. Che cosa dice veramente il vademecum? La posizione della Chiesa è cambiata? Da dove viene la confusione?

-Non capisco come il documento possa essere interpretato nel senso di un allentamento della posizione della Chiesa sull'eutanasia, a meno che non si sia letto il testo - cosa che purtroppo sembra abbastanza probabile in alcuni comunicati stampa - o si legga il "Piccolo Lessico" con un pregiudizio negativo.

Nel termine "Eutanasia" viene richiamata la definizione, citando Evangelium vitae 65, e spiega l'illegalità della pratica in quanto contraria al bene fondamentale della vita e alla dignità unica della persona umana.

Sulla questione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale per le persone in stato di incoscienza cronica, e in particolare per le persone in stato vegetativo, direi quanto segue. Si tratta di una questione etica complessa che ha impegnato i moralisti per diversi decenni.

Il lessico spiega che in queste situazioni, come per qualsiasi intervento medico, è necessario il discernimento per concludere che la nutrizione e l'idratazione sono per il bene del paziente.

Ricorda poi il risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2007 a i vescovi nordamericani che hanno posto questa domanda. In quella risposta si può leggere quanto segue: "Affermando che la fornitura di cibo e acqua è.., in linea di principioPur essendo moralmente obbligatorio, la Congregazione per la Dottrina della Fede non esclude che, in alcune regioni molto isolate o estremamente povere, l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano non essere fisicamente possibili, quindi ad impossibilia nemo teneturResta comunque l'obbligo di fornire le cure minime disponibili e di cercare, se possibile, i mezzi necessari per un adeguato supporto vitale.

Non è neppure escluso che, a causa di complicazioni, il paziente non sia in grado di assimilare cibo e liquidi, rendendo del tutto inutile la loro somministrazione. Infine, non si può escludere che, in alcuni rari casi, l'alimentazione e l'idratazione artificiali possano comportare un carico eccessivo per il paziente o un notevole disagio fisico legato, ad esempio, a complicazioni nell'uso degli strumenti utilizzati.

Pertanto, nulla cambia nella posizione della Chiesa.

Il vademecum rifiuta però l'ostinazione terapeutica: dove finisce "ogni mezzo" e dove inizia questa ostinazione?

-Questa domanda non è facile da rispondere, poiché dipende dalla patologia in esame, dalla situazione specifica del paziente e dai mezzi disponibili nel contesto sanitario in cui si trova.

In effetti, il "Piccolo Lessico" dedica una voce all'"ostinazione irrazionale", che sarebbe un termine alternativo a "persistenza terapeutica", che, come spiegano giustamente, non è un modo adeguato di descrivere la pratica medica, anche nei casi in cui l'azione intrapresa è esagerata.

Sul tema della limitazione terapeutica ho scritto qualche anno fa un testo in cui davo alcune indicazioni in merito. Nella medicina moderna si è smesso di usare "tutti i mezzi" (per usare l'espressione della domanda) e si parla di limitazione o adeguatezza terapeutica, che si verifica in due situazioni: quando il trattamento è considerato sproporzionato, esagerato, inutile (e qui si parla di "ostinazione"); oppure quando, essendo proporzionato e ragionevole, appare troppo gravoso per il paziente ed egli decide di non eseguirlo.

Sempre più spesso l'etica medica si confronta con lo studio dell'etica di alcune limitazioni. E tale studio richiede tempo. È stato necessario con la prima delle grandi limitazioni, che ha dato origine alle indicazioni "non rianimare" (DNR), ed è stato necessario per quelle che sono seguite e continuano a seguire: si pensi, ad esempio, alla limitazione della ventilazione assistita, della dialisi o dei nuovi cicli di chemioterapia.

In questi casi, le risposte facili, le ricette pronte per l'uso non sono utili: è necessario un discernimento adeguato, caso per caso, per determinare il modo migliore di procedere in questa situazione con questo paziente.

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