Papa Francesco ha definito l'ideologia gender "una delle colonizzazioni ideologiche più pericolose del mondo". Consapevoli del forte impatto che questa corrente di pensiero ha sulla società odierna e dei dubbi che sorgono in relazione ad essa, l'arcivescovo di San Francisco e il vescovo di Oakland hanno tenuto un incontro sul tema. lettera congiunta per "fare chiarezza" sulla dottrina cattolica in materia.
L'arcivescovo Salvatore J. Cordileone e monsignor Michael C. Barber notano con preoccupazione i pericoli di questa ideologia dominante. "L'ideologia di genere", affermano all'inizio, "nega alcuni aspetti fondamentali dell'esistenza umana". È un sistema di idee che "si oppone radicalmente, per molti aspetti importanti, a una sana comprensione dell'esistenza umana". natura umana". Inoltre, è una corrente che "si oppone alla ragione, alla scienza e alla visione cristiana della persona umana".
Dualismo contro unità
La lettera pastorale entra a pieno titolo nel dibattito sul dualismo che si apre quando si affronta l'ideologia del gender. Questa corrente rifiuta "l'unità essenziale del corpo e dell'anima nella persona umana". Tuttavia, "nel corso della sua storia, la Chiesa cattolica si è opposta alle nozioni di dualismo che pongono il corpo e l'anima come entità separate e non integrate".
Mentre l'ideologia gender parla spesso del dramma di essere nati "nel corpo sbagliato", la Chiesa nega con veemenza questa affermazione. "Fin dall'inizio della sua esistenza, la persona umana ha un corpo sessualmente differenziato come maschio o femmina. Essere maschio o femmina "è una realtà buona voluta da Dio" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 369). Di conseguenza, non si può mai dire di essere nel corpo 'sbagliato'".
Poiché Dio ha creato gli esseri umani a sua immagine e somiglianza, eliminare la differenza sessuale significa "sminuire" questa identità della persona. Nella loro lettera pastorale, sia l'arcivescovo che il vescovo ritengono che farlo "sarebbe un'offesa alla dignità umana e un'ingiustizia sociale". Una colpa ancora più grave se si considera che, eliminando la differenza sessuale, si attacca anche la complementarietà tra uomo e donna, elemento che è alla base della famiglia.
Verità e carità, autentica compassione
Tuttavia, questa realtà espressa dai vescovi deve essere vista nel contesto della carità. "La Chiesa è chiamata a fare come Gesù, ad accompagnare gli emarginati e i sofferenti in uno spirito di solidarietà, affermando al contempo la bellezza e la verità della creazione di Dio". Per questo motivo, la lettera pastorale invita i cristiani a trovare un equilibrio tra verità e carità. In questo senso, si cita l'enciclica "Caritas in veritate". In questo documento, Benedetto XVI avvertiva che "la verità è la luce che dà senso e valore alla carità. Senza la verità, la carità cade nel mero sentimentalismo. L'amore diventa un guscio vuoto".
Cordileone e Barber enfatizzano questa idea, sottolineando che "la compassione che non include sia la verità che la carità è una compassione sbagliata". Precisano che "il sostegno a coloro che sperimentano la disforia di genere deve essere caratterizzato da una preoccupazione attiva per la genuina carità cristiana e per la verità sulla persona umana".
La lettera pastorale si rivolge anche direttamente alle persone che sperimentano la disforia di genere. I vescovi assicurano che "Dio ci conosce, ama ciascuno di noi e desidera il nostro benessere". Ammettono che "le nostre vite, persino la nostra stessa identità, possono talvolta sembrarci un mistero. Possono essere fonte di confusione, forse anche di angoscia e sofferenza".
Cordileone e Barber affermano con certezza, per tutti coloro che potrebbero dubitarne, "che la loro vita non è un mistero per Dio, che ha numerato ogni capello del loro capo (Luca 12:7), che ha creato il loro intimo e li ha uniti nel grembo della madre (Salmo 139)".
Cristo rivela la nostra identità
Come ci ricorda il documento, l'incarnazione di Cristo dovrebbe essere fonte di gioia e speranza per tutti. "Assumendo una natura umana corporea, Gesù rivela la bontà dei nostri corpi creati e la vicinanza di Dio a ciascuno di noi. Non è distante o indifferente alle nostre domande, alle nostre sfide o alle nostre sofferenze".
Facendosi uomo, "Gesù non solo ci rivela Dio, ma rivela all'uomo ciò che è l'uomo". Pertanto, una persona non può crearsi un'identità diversa da quella che Dio le dà. La nostra "identità più fondamentale è quella di figli amati di Dio".
Nella ricerca umana dell'identità c'è il desiderio di conoscere se stessi come Dio ci ha creati. Tuttavia, non c'è motivo per cui ogni persona debba intraprendere questo compito da sola. La lettera pastorale si conclude affermando che la Chiesa desidera accompagnare le persone in questo viaggio, nella ricerca di identità vissuta da chi è affetto da disforia di genere, da tutti i cristiani che si interrogano sulla propria vita e, in breve, da ogni essere umano.