Vocazioni

Eduardo Ngalelo Kalei: "La formazione a Roma mi prepara ad affrontare le sfide della Chiesa nel mio Paese, l'Angola".

La storia della vocazione dell'angolano Eduardo è in fondo legata a un evento naturale come una partita di calcio tra amici. Questo ha portato a una riflessione sulla sua identità cristiana e ora si sta preparando a diventare sacerdote.

Spazio sponsorizzato-1° settembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Eduardo Ngalelo Kalei è un seminarista della diocesi di Benguela, in Angola, dove è nato. Nato in una famiglia cristiana, è stato battezzato pochi mesi dopo la nascita, ma è stato nella tarda infanzia che ha iniziato a frequentare le lezioni di catechismo della parrocchia. Ora si sta preparando al sacerdozio approfondendo gli studi teologici a Roma grazie a una borsa di studio della Fondazione CARF.

Come ha scoperto la sua vocazione?

-Pur provenendo da una famiglia cristiana, da bambino non volevo andare in chiesa. Ma tutto è cambiato un giorno, quando i miei amici mi hanno invitato a giocare a calcio e poi a un pranzo per commemorare il decimo anniversario del Gruppo missionario per bambini e adolescenti della parrocchia. 

Quell'evento ha segnato una svolta nella mia vita, perché da quel giorno ho cominciato a capire la mia vocazione di cristiano, frequentando la messa, la catechesi e ricevendo i sacramenti. È in questo contesto che è nata in me la vocazione sacerdotale. Ho incontrato diversi seminaristi durante le loro vacanze e mi hanno aiutato a capire cosa dovevo fare, come farlo e perché se volevo diventare sacerdote. Decisi di intraprendere il cammino della vocazione sacerdotale ed entrai nel Seminario del Buon Pastore. All'inizio tutto era strano, ma allo stesso tempo molto bello. In seguito, ho studiato filosofia e poi il mio vescovo mi ha mandato a Roma per continuare gli studi teologici, grazie all'opportunità concessa dalla Fondazione CARF.

Qual è il ruolo pacificatore della Chiesa nelle comunità angolane?

-La Chiesa nelle comunità angolane si sforza costantemente di seguire il metodo della Dottrina sociale della Chiesa, che prevede di vedere, giudicare e agire. A tal fine, la Conferenza episcopale dell'Angola e di San Tommaso e Principe (CEAST) svolge un ruolo essenziale, elaborando documenti e organizzando incontri per promuovere la condivisione dell'evangelizzazione, sostenere la pace e denunciare le ingiustizie. C'è uno sforzo significativo da parte della Conferenza episcopale e di ogni vescovo nelle rispettive diocesi per affrontare le difficoltà e diffondere la conoscenza di Cristo, presentandolo come Vita e Salvezza per tutti.

Quali sfide deve affrontare la Chiesa nel suo Paese?

-La Chiesa nel mio Paese deve affrontare diverse sfide. In primo luogo, deve affrontare la proliferazione di denominazioni religiose, come i movimenti neopentecostali e le sette, che emergono continuamente e spesso promuovono una cultura superstiziosa che ingabbia i fedeli. 

Inoltre, a livello politico e culturale, continuiamo ad affrontare una cultura di intimidazione e di controllo dei media, che limita l'esercizio della libertà di espressione. Le barriere istituzionali impediscono la piena partecipazione dei laici, spesso aggravata da un complesso di inferiorità dovuto a fattori sociali, etnici e professionali.

In che modo la sua formazione può aiutare il futuro della Chiesa angolana?

-La formazione a Roma ha un ruolo fondamentale per il futuro della Chiesa in Angola. Qui non solo abbiamo l'opportunità di studiare con professori provenienti da tutto il mondo, ma anche di condividere esperienze con coetanei e colleghi provenienti da nazioni e culture diverse, ognuno con il proprio approccio unico nell'affrontare i problemi e nel comprendere gli insegnamenti. 

Questo ambiente ci permette di approfondire la storia di Roma e di comprendere il significato del martirio, della storicità e del realismo ecclesiastico, sostenendo la nostra fede in Gesù e nella Chiesa da Lui fondata. Questa formazione ci prepara ad affrontare in modo più efficace le sfide della Chiesa nel nostro Paese.

Che cosa ha scoperto della Chiesa universale?

-È incredibile come a Roma siamo in contatto con il mondo intero. Qui ho avuto l'opportunità di scoprire come si celebra la Messa nei diversi riti, un'esperienza unica rispetto a quella che ho vissuto nel mio Paese. 

Ho potuto assistere alle udienze del Papa e incontrare i vescovi che vengono a incontrare il Papa e poi tornano nelle loro diocesi, esprimendo così la vera comunione della Chiesa. Inoltre, anche grazie alle visite ai musei di Roma e, soprattutto, al Vaticano, ho avuto una visione completa della Chiesa come Chiesa universale.

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