Ecologia integrale

Cosa deve l'ecologia a Papa Benedetto XVI

La questione ecologica in Benedetto XVI mantiene un interessante equilibrio tra l'essere aperto al mondo di oggi, valorizzando gli aspetti positivi che esso incorpora, e allo stesso tempo saper illuminare i problemi e le aspettative dei suoi contemporanei con la luce del cristianesimo più autentico.

Emilio Chuvieco-3 gennaio 2023-Tempo di lettura: 5 minuti
Benedetto XVI

Benedetto XVI accarezza un cucciolo di leone durante un'udienza nel dicembre 2012. ©FotoCNS/Paul Haring

Mi sembra superfluo allungare il lungo elenco di riconoscimenti che l'opera teologica e pastorale di Papa Benedetto ha meritato nei giorni scorsi in occasione della sua morte. Né perderò un minuto a rispondere alle farneticazioni di chi lo critica senza conoscere a malapena i suoi scritti e senza averlo incontrato personalmente.

Mi sembra molto più opportuno sottolineare un'altra dimensione del suo pensiero - forse non centrale, ma certamente importante - che mi sta a cuore. Servirà quindi come modesto omaggio e gratitudine a un grande intellettuale, un uomo saggio e buono, che ha avuto il compito di guidare la Chiesa negli ultimi 40 anni - prima come fondamentale sostegno di San Giovanni Paolo II e poi come Vescovo di Roma - verso un autentico rinnovamento della Chiesa del XXI secolo, facendo propri gli aspetti più sostanziali e fecondi del Concilio, coniugando la Tradizione con l'apertura alla Modernità, in una fedeltà dinamica che chiede sempre ciò che Gesù Cristo chiederebbe a noi se predicasse ai nostri contemporanei.

Mi riferisco alle opinioni di Benedetto XVI sulle questioni ambientali oggi tanto dibattute. Trovo particolarmente attraente la posizione di Benedetto XVI su questo tema, perché esemplifica molto bene quell'equilibrio tra chi è aperto al mondo di oggi, valorizzando le cose positive che incorpora, e allo stesso tempo sa illuminare i problemi e le aspettative dei suoi contemporanei con la luce del cristianesimo più autentico.

Per molti cristiani si tratta di questioni che, nella migliore delle ipotesi, sono estranee alla nostra fede, se non addirittura un'opportunità per minare il messaggio cristiano con interessi spuri o apertamente pagani. Per altri, la Chiesa non può rimanere in silenzio su qualsiasi questione che abbia un significato intellettuale e un ampio interesse sociale.

La traiettoria del magistero ecclesiastico sulla cosiddetta "questione ecologica" sembra, a prima vista, molto recente, anche se ci sono riferimenti molto interessanti all'ammirazione e all'apertura verso la natura in autori rilevanti come San Basilio, Sant'Agostino e San Benedetto.

Tuttavia, l'analisi del magistero recente parte da alcune allusioni in testi di San Giovanni XXIII, San Paolo VI, e alcuni scritti più specifici di San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per finire all'enciclica dedicata a questo tema da Papa Francesco nel 2015. Il testo dell'attuale Papa è molto profondo e attuale, con alcune note originali, ma non nasce dal vuoto: attinge agli scritti dei suoi predecessori, così come ai documenti prodotti da varie conferenze episcopali. Vorrei ora soffermarmi sui contributi di Papa Benedetto a questa traiettoria.

Vale la pena ricordare che Benedetto XVI era tedesco e che in Germania la sensibilità ambientale è una componente fondamentale della vita quotidiana (vale la pena ricordare che è uno dei pochi Paesi al mondo ad avere un partito dei Verdi con un'ampia rappresentanza parlamentare).

Il questione ecologica in Benedetto XVI

I suoi riferimenti alla "questione ecologica" sono frequenti e profondi. Per esempio, in quattro anni del suo pontificato di otto anni, egli dedica a questo tema riferimenti centrali nei suoi messaggi per la Giornata mondiale della pace.

Nell'edizione del 2007 introduce un tema estremamente importante, il concetto di ecologia umana, dandone un'interpretazione sia morale che dottrinale: "L'umanità, se è veramente interessata alla pace, deve sempre tenere presente l'interrelazione tra l'ecologia naturale, cioè il rispetto della natura, e l'ecologia umana. L'esperienza dimostra che ogni atteggiamento irrispettoso nei confronti dell'ambiente porta danni alla convivenza umana e viceversa" (n. 8).

Benedetto XVI è anche il primo a collegare direttamente la giustizia ambientale con le generazioni future, un aspetto che ora è pienamente incluso nella legislazione internazionale come principio morale, anche se è giuridicamente complicato da applicare. Ricordando che... "Il rispetto dell'ambiente non significa che la natura materiale o animale sia più importante dell'uomo", ha affermato che non possiamo usare la natura "...in modo egoistico, a completa disposizione dei nostri interessi, perché anche le generazioni future hanno il diritto di beneficiare del creato, esercitando in esso la stessa libertà responsabile che rivendichiamo per noi stessi" (Benedetto XVI, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, 2008, n. 7).

Tuttavia, l'ecologia umana proposta da Benedetto XVI va oltre. Si riferisce alla profonda connessione tra l'equilibrio naturale e l'equilibrio umano, proponendo di farsi guidare dalla legge naturale, collegando la natura umana con quella "naturale", perché in fondo siamo parte dello stesso substrato naturale. La verità dell'uomo e della natura porta a un atteggiamento di rispetto e cura: non sono aspetti separati.

In questo senso, egli riprende quanto già evidenziato da San Giovanni Paolo II, ovvero che il degrado ambientale è legato al degrado morale dell'uomo, poiché entrambi implicano il disprezzo per il disegno creativo di Dio, ma Benedetto XVI estende questo discorso a varie sfaccettature dell'agire morale: "Se non si rispetta il diritto alla vita e alla morte naturale, se si rendono artificiali il concepimento, la gestazione e la nascita dell'uomo, se si sacrificano gli embrioni umani alla ricerca, la coscienza comune finisce per perdere il concetto di ecologia umana e con esso l'ecologia ambientale". È una contraddizione chiedere alle nuove generazioni di rispettare l'ambiente naturale quando l'educazione e le leggi non le aiutano a rispettare se stesse.

Il libro della natura è uno e indivisibile, sia che riguardi la vita, la sessualità, il matrimonio, la famiglia, le relazioni sociali, in una parola, lo sviluppo umano integrale" (Caritas in veritate, 2009, n. 51). Da qui nasce il concetto, più recentemente sviluppato da Papa Francesco, di ecologia integrale, che si riferisce alla cura della natura e delle persone, perché in fondo questo pianeta è la nostra casa comune.

Non ci può essere discontinuità tra questi due aspetti, né a un estremo né all'altro. Chi si preoccupa dell'ambiente denigrando le persone che lo abitano sarebbe altrettanto fuorviato di chi degrada gratuitamente l'ambiente per favorire presumibilmente le persone. C'è solo una crisi - come spesso cita Papa Francesco - sia sociale che ambientale.

La soluzione al problema ambientale, quindi, non è solo tecnica ma anche morale. Ognuno ha bisogno di scoprire quali aspetti della propria vita possono essere rinnovati. In questo quadro si inserisce il concetto di conversione ecologica, che tanto piace a Papa Francesco, ma che è stato proposto da Giovanni Paolo II, e ampliato da Benedetto XVI, concretizzandolo in cambiamenti personali: "Occorre un effettivo cambiamento di mentalità che ci porti ad adottare nuovi stili di vita, "in cui la ricerca della verità, della bellezza e del bene, nonché la comunione con gli altri per una crescita comune, siano gli elementi che determinano le scelte di consumo, di risparmio e di investimento" (Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009, n. 51). 51).

Da notare anche le allusioni di Benedetto XVI alla questione ambientale nel suo memorabile discorso al Parlamento tedesco. In quell'occasione ha sottolineato che il rispetto per la natura è anche un modo per riconoscere una verità oggettiva che non creiamo noi, ma alla quale dobbiamo riconoscerci.

Per questo ha indicato che: "Dobbiamo ascoltare il linguaggio della natura e rispondervi in modo coerente", collegando questo riconoscimento a quello della stessa natura umana: "L'uomo non è solo una libertà che si crea da sé. L'uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma anche natura, e la sua volontà è giusta quando rispetta la natura, la ascolta e quando si accetta per quello che è, ammettendo di non aver creato se stesso. In questo modo, e solo in questo modo, si realizza la vera libertà umana".

Insomma, nell'amplissimo magistero di Benedetto XVI, la dimensione ecologica viene proposta come centrale nell'esperienza cristiana, a partire da una concezione di Dio Creatore, che ha abbellito il mondo che ci circonda con un'immensa biodiversità, di Dio Redentore, che ha voluto condividere la nostra natura umana, vivendo in armonia con il suo ambiente, e di Dio Santificatore, che utilizza la materia naturale come veicolo di Grazia nei sacramenti.

Papa Francesco ce lo ha ricordato nella sua enciclica e nelle numerose allusioni del suo magistero, ma anche i papi precedenti, soprattutto Benedetto XVI, meritano un posto d'onore tra i precedenti di questo magistero.

L'autoreEmilio Chuvieco

Professore di geografia presso l'Università di Alcalá.

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