"La connessione tra fragilità ambientale, insicurezza alimentare e movimenti migratori è evidente". È stato Papa Francesco a lanciare l'allarme in un discorso alla FAO nel 2019, in relazione alla crisi climatica che da tempo colpisce i diritti umani fondamentali (vita, acqua, cibo, riparo e salute) soprattutto dei più poveri e vulnerabili.
È una questione di rilevanza morale che non può lasciare indifferente la Chiesa, che si è interrogata anche sulle conseguenze pastorali di questa situazione. È questo l'obiettivo delle Linee guida pastorali sugli spostamenti climatici, presentate nei giorni scorsi in una conferenza stampa in Vaticano ed elaborate dalla Sezione Migranti e Rifugiati - Settore Ecologia Integrale del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
51 milioni di sfollati nel mondo
Secondo i dati disponibili, solo nel 2019 sono stati sfollati più di 33 milioni di persone, per un totale di quasi 51 milioni di sfollati in tutto il mondo; 25 di questi sono dovuti a disastri naturali (inondazioni, tempeste, siccità, incendi, desertificazione, esaurimento delle risorse naturali, scarsità d'acqua, innalzamento delle temperature e del livello del mare).
In molti casi, la crisi climatica è anche un fattore di conflitti e guerre, quindi le minacce sono spesso moltiplicate e a soffrire sono sempre soprattutto i più deboli.
Le proiezioni per il futuro non sono incoraggianti. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, si stima che entro il 2050 circa 3% della popolazione mondiale potrebbe essere costretta a migrare all'interno del proprio Paese a causa dei cambiamenti climatici. Ciò riguarderebbe soprattutto l'Africa subsahariana, l'Asia meridionale e l'America Latina.
Accompagnamento e sensibilizzazione
Su questo "sfondo", la Chiesa intende, da un lato, continuare ad assistere e accompagnare le persone, ma anche sensibilizzare sulla necessità di adottare politiche economiche sostenibili che prediligano "soluzioni basate sulla natura" per ridurre le emissioni di gas serra, causa dell'aumento della temperatura media terrestre e, quindi, alla base degli "sconvolgimenti dei sistemi umani e naturali".
Per questo, le Linee guida pastorali sugli spostamenti climatici mirano innanzitutto a sensibilizzare l'opinione pubblica sul fenomeno, cercando di superare la diffusa "cecità" che, in molti casi, è anche segno di indifferenza ed egoismo, per non parlare della "deliberata negazione della realtà per proteggere interessi acquisiti". La risposta è cercare di superare la "falsa polarizzazione tra la cura del creato da un lato e lo sviluppo e l'economia dall'altro".
Alternative allo spostamento
Un altro aspetto che deve essere affrontato, secondo le Linee guida, è quello di fornire alternative allo sfollamento. Ma spetta ai governi, ai leader e alle istituzioni responsabili degli interessi delle popolazioni mostrare loro che esistono "soluzioni creative e sostenibili per alleviare le sofferenze e alternative al trauma dello sfollamento".
Fornire informazioni valide e certificate
Tuttavia, quando lo spostamento è inevitabile, è bene che le persone non cadano in una "accettazione fatalistica di un viaggio senza speranza". La Chiesa, da parte sua, è chiamata in questo caso a fornire "informazioni corrette e affidabili" e a mettere in contatto i prossimi sfollati con organizzazioni e agenzie internazionali che possano fornire sostegno, collaborazione e reti di solidarietà.
Formazione e sensibilizzazione degli ospiti
Per quanto riguarda le società ospitanti, è necessario coinvolgerle e incoraggiarle a essere "disposte e desiderose di estendere la loro solidarietà agli sfollati climatici". A questo proposito, è necessario affrontare anche la paura, l'indifferenza e i rischi di xenofobia che possono esistere nella comunità ospitante, ad esempio puntando sulla formazione e su campagne di sensibilizzazione, organizzando alloggi sicuri, fornendo assistenza sociale e legale e investendo in progetti che creino posti di lavoro e piccole imprese, per una vera inclusione.
Il documento della Santa Sede ritiene che sia utile anche coinvolgere queste persone vulnerabili nei processi decisionali degli Stati, affinché non siano "invisibili" e possano godere di una piena assistenza umanitaria, oltre a partecipare alle politiche e ai programmi di ricollocazione e reinsediamento.
Integrazione pastorale
Da un punto di vista pastorale, ciò richiede la consapevolezza di dover rispondere alle diverse esigenze sia dei credenti cattolici che di quelli appartenenti ad altre religioni. I programmi pastorali dovrebbero quindi integrare "l'assistenza umanitaria, l'educazione alla riconciliazione, l'effettiva protezione dei diritti e della dignità, la preghiera e la liturgia, nonché il sostegno spirituale e psicologico", si legge nelle Linee guida.
Promuovere la ricerca accademica
Infine, le indicazioni del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale indicano il desiderio di una maggiore cooperazione nella pianificazione strategica e nell'azione in collaborazione con varie organizzazioni, sia a livello nazionale che regionale; la promozione della formazione professionale in ecologia integrale; la promozione della ricerca accademica, specialmente nelle Università Pontificie, sulla crisi climatica e lo sfollamento.
Nella Prefazione al Documento, Papa Francesco auspica che tutti possano "vedere" la tragedia dello sradicamento prolungato di milioni di persone e prendersene cura, agendo collettivamente. Infatti, come nella crisi pandemica che stiamo vivendo, non ne usciremo "rinchiudendoci nell'individualismo", ma "attraverso l'incontro, il dialogo e la collaborazione".
Consapevoli che anche in questo settore c'è un grande bisogno di fare le cose, e di farle insieme.