Anni fa, un professore di storia dell'arte e io stavamo parlando della magnifica e famosa opera di Caravaggio. La vocazione di San Matteo, che avevamo potuto contemplare con calma durante una gita di fine anno. Poi questo buon amico mi ha detto, in modo mezzo scherzoso e mezzo serio: "Chi avrebbe mai pensato che io, che qualche anno fa ero considerato un miscredente, avrei spiegato ai miei studenti cos'è una vocazione, chi erano gli apostoli o cos'era un esattore delle tasse?
A seguito di questa conversazione e della Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, ho capito che il mio lavoro di insegnante di religione nella scuola in cui lavoro non dovrebbe limitarsi a offrire agli alunni la conoscenza della dottrina cristiana. Dovevo anche aiutarli a scoprire la bellezza della fede attraverso l'arte e le diverse materie che, in un modo o nell'altro, parlando loro dell'uomo, della storia, parlano loro di un elemento essenziale nella formazione della loro vita, il fatto religioso.
Il fatto religioso
Secondo gli insegnanti di altre materie, mostrare il fatto religioso sotto diversi aspetti aiuta gli alunni a capire che il romanzo della loro vita si svolge in un universo culturale che può essere compreso solo a partire dalle radici cristiane. Dalle bellissime chiese che popolano i loro paesaggi, alle feste celebrate nelle loro città, ai nomi delle loro strade.
Riconoscersi parte di una cultura aiuta a voler conoscere meglio le sue origini e persino a proporre ai nuovi membri di altre società con culture diverse di esprimere in un dialogo franco e serrato i loro dubbi, timori o preoccupazioni. Dialogo che, ovviamente, funziona in entrambe le direzioni.
Far capire agli studenti di religione che la fede cristiana è una fede che è diventata cultura nel corso dei secoli può aiutarli a scoprire con occhi nuovi quel volto che spesso è nascosto ai loro occhi e che appare nel loro desiderio di realizzazione.
Insegnante presso la scuola Aitana (Torrellano, Elche)