Il rettore dell'Università Lateranense, Vincenzo Buonomo, ci ha offerto alcune riflessioni su questa iniziativa per l'educazione, così importante per Papa Francesco e che abbiamo presentato nelle pagine precedenti.
Rettore Buonomo, come educatore, cosa la stimola di più del Global Compact?
-L'intenzione del Papa è quella di costruire un "villaggio globale dell'educazione" capace soprattutto di costituire una rete di relazioni e di dialogo tra i diversi organismi educativi: la famiglia, la scuola, la Chiesa, l'università, la politica e le istituzioni.
Come educatori, il Patto ci chiede di sviluppare una visione che veda l'educazione come parte di una solidarietà universale e di assumerci una duplice responsabilità: rendere i luoghi di apprendimento capaci di educare, non solo di fornire concetti, e costruire una cultura dell'educazione olistica che superi la frammentazione e la contrapposizione dei saperi, ripristinando la piena fiducia nella ricerca come base dell'insegnamento.
Professore, il Papa parla di una "catastrofe educativa" anche come conseguenza della pandemia. Come affrontare questo crescente scenario di divario sociale e disuguaglianza culturale?
-Prendo a prestito l'immagine evocata dal Papa nella recente Enciclica Fratelli TuttiLo sconosciuto per strada. Tutti lo evitano, per convenienza, diffidenza o indifferenza. Il samaritano - che, curiosamente, è anche uno "straniero" a causa del contesto - si ferma e fa la sua parte, cioè agisce. Sarebbe facile dire che si tratta di carità vissuta o di filantropia o di compassione, mentre, in realtà, si tratta di una scelta, quella di agire in una situazione concreta, senza una motivazione: è l'idea di gratuità, che è la continuazione della solidarietà.
In questo modo, gli organismi educativi devono operare una "presa in carico" della realtà, seguendo terapie efficaci per ogni diagnosi. In questo percorso, l'Università si assume una responsabilità importante.
Nonostante covid19 , la programmazione delle iniziative legate al Patto non si è interrotta; il tema della pace e della cittadinanza è stato affidato alla Lateranense. Come intendete svilupparlo?
-In primo luogo, come istituzione della Santa Sede, abbiamo avviato una collaborazione, secondo le indicazioni della Congregazione per l'Educazione Cattolica, con l'Università di Roma. Università delle Nazioni Unite per la PaceÈ un'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della formazione del personale per le missioni di mantenimento della pace e per le attività di prevenzione e risoluzione dei conflitti.
Dopo la firma di un accordo tra le due università il 31 ottobre 2019, è stato avviato un primo progetto di ricerca sui temi della "diplomazia dell'arte". Successivamente, è iniziato uno studio approfondito delle posizioni del magistero della Chiesa sulla pace, a cento anni dalla prima enciclica sul tema, Pacem dei munus di Benedetto XV. Una ricerca volta a comprendere il confronto, il seguito e gli effetti degli studi e degli insegnamenti sulla pace, sui processi giuridico-politici a livello internazionale e sul processo di istituzionalizzazione della comunità internazionale per la prevenzione, la regolazione e la risoluzione dei conflitti.
Dal 2018 la vostra università offre un corso di studi in questi ambiti: chi sono i destinatari e quali sono le prospettive dal punto di vista pastorale e professionale?
Il percorso formativo (diploma e laurea) è stato istituito nel 2018 da Papa Francesco con l'obiettivo di formare funzionari e mediatori internazionali, futuri diplomatici, esperti di peacemaking, operatori in scenari post-conflitto, responsabili del terzo settore, pastori e religiosi che vivono il loro ministero in scenari di guerra.
Sul piano accademico, ciò significa lo studio di teorie e strumenti di intervento per garantire l'affermazione di una cultura della pace che sia il risultato della convergenza di mezzi, elementi, metodi, nozioni e teorie per prevenire e risolvere i conflitti.
Riteniamo che questa proposta accademica, che è strutturata sulla cosiddetta scienze della pacepuò aiutare le giovani generazioni a comprendere che la pace non è solo o il contrario dell'assenza di guerra, ma il frutto di processi efficaci, di "trasformazioni artigianali realizzate dai popoli". (ricorda Fratelli Tutti), in cui tutti sono chiamati a dimostrare amore disinteressato, responsabilità ed efficienza.