Evangelizzazione

Aspettando la venuta di Cristo: prefazione all'Avvento I

L'Avvento è uno dei "tempi forti" dell'anno liturgico, che si riflette nella ricchezza dei testi propri di questo tempo nella Santa Messa. Il prefazio I di Avvento, che inizia domenica 3 dicembre, esprime l'attesa della seconda venuta del Signore e la preparazione alla sua nascita nella storia. Gli altri saranno pubblicati ogni settimana.

Giovanni Zaccaria-30 novembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti

Giudizio Universale, di Fra Angelico ©CC

Il periodo di Avvento è caratterizzato da una tensione tra due poli: da un lato, è l'attesa della seconda venuta di Cristo; dall'altro, è la preparazione alla solennità del Natale.

Il significato è facile da capire. Poiché ci aspettiamo che il seconda venuta di Cristo, quando il tempo come lo conosciamo finirà e tutta la creazione raggiungerà la sua pienezza, è proprio per questo che ci prepariamo al Natale: perché è una celebrazione del grande mistero della nostra salvezza, che inizia con l'incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine Maria.

Questo doppio sentimento che caratterizza il periodo di Avvento è presente anche nella divisione che lo caratterizza: la prima parte - tutta dominata da riferimenti escatologici - va dalla prima domenica al 16 dicembre; e poi, dal 17 al 24 dicembre, la cosiddetta Novena di Natale ci riporta al tempo e al luogo della prima venuta.

È proprio in questa tensione che ci inserisce il primo dei due testi del prefazio dell'Avvento, che già dal titolo ("De duobus adventibus Christi".) indica come tema di ringraziamento a Dio la duplice venuta di Cristo, e tutto ciò si sviluppa in parallelismi (prima venuta... verrà di nuovo - umiltà della natura umana... splendore della gloria - promessa antica... regno promesso, ecc.) che sottolineano il "già e non ancora" della nostra salvezza. Ciò pone la comunità cristiana in una prospettiva storico-dinamica: essa vive già in Cristo, presente in mezzo ai suoi, ma non perde di vista la tensione escatologica verso la manifestazione piena e definitiva.

Qui, primo advéntu in humilitáte carnis assúmptæ,

dispositiónis antíquæ munus implévit,

nobísque salútis perpétuæ trámitem reserávit:

ut, cum secúndo vénerit in suæ glória maiestátis,

manifesto demum múnere capiámus,

quod vigilántes nunc audémus exspectáre promíssum.

Chi viene per la prima volta
nell'umiltà della nostra carne,
Ha portato a termine il piano di redenzione stabilito fin dai tempi antichi e ci ha aperto la via della salvezza;

in modo che quando tornerà
nella maestosità della sua gloria,
rivelando così la pienezza della sua opera,
possiamo ricevere la merce promessa
che ora, in vigile attesa,
speriamo di raggiungere.

Compendio della storia della salvezza

Il testo originale latino deriva dalla rielaborazione di due prefazioni risalenti probabilmente al V secolo e presenti nel Sacramentario veronese. Ci presenta una sorta di compendio della storia della salvezza, che in Cristo trova il suo compimento: fin dall'antichità, Dio ci ha fatto dono di una buona volontà nei nostri confronti, che si manifesta nell'economia della salvezza. 

È questo il significato dell'espressione "munus dispositionis antiquae", che esprime il dono e il compito ("munus") insito nella "oikonomia" dell'alleanza tra Dio e il genere umano. Questo dono ha raggiunto il suo apice in Cristo ("implevit" - compiuto, portato a pienezza), che ha voluto manifestarsi nell'umiltà della carne (cfr. Fil 2,7-8) e ha stabilito la nuova ed eterna alleanza nel proprio sangue. Il sacrificio di Cristo ci ha aperto le porte della salvezza eterna ("tramitem salutis perpetuae"); perciò, nella celebrazione eucaristica eleviamo i nostri cuori pieni di gratitudine a Dio, contemplando il mistero dell'attesa della venuta del Signore Gesù nello splendore della gloria (cfr. Mt 24,30; Lc 21,27; At 1,10-11).

Quando verrà, unirà a sé noi, sue membra, per farci entrare e prendere possesso del regno promesso. Questa certezza che ci giunge attraverso la fede non è un semplice pio desiderio, ma si basa su ciò che è accaduto al primo avvento di Cristo: l'Incarnazione è il grande mistero che spalanca le porte del cielo e porta a compimento le promesse fatte da Dio nel corso della storia. Proprio la certezza che Dio mantiene le sue promesse e la consapevolezza che agisce e salva nella storia sono il fondamento della speranza che nutriamo nel nostro cuore.

La speranza non è la vaga sensazione che tutto andrà bene, ma l'attesa fiduciosa del compimento dei piani di Dio. Dio agisce sempre e mantiene le promesse che fa; per questo possiamo sperare e possiamo alimentare le nostre speranze.

L'autoreGiovanni Zaccaria

Pontificia Università della Santa Croce (Roma)

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