FirmeGreg Erlandson

Uguaglianza e migrazione, sotto i riflettori americani

I vescovi statunitensi hanno rilasciato due dichiarazioni a maggio. Il primo esprime disappunto per il voto della Camera dei Deputati sulla "legge sull'uguaglianza". Il secondo si oppone all'ultimo piano presidenziale di riforma dell'immigrazione.

5 Giugno 2019-Tempo di lettura: 2 minuti

Essere vescovo negli Stati Uniti è una sfida al giorno d'oggi. Mentre i vescovi si preparano all'incontro nazionale dell'11-13 giugno, che si concentrerà ancora una volta sugli abusi sessuali, la complessa situazione politica nazionale li sommerge di altre questioni.

L'incontro di giugno affronterà una serie di proposte per responsabilizzare maggiormente i vescovi in materia di abusi sessuali clericali o di insabbiamento di abusi. Si tratta di un secondo tentativo di affrontare le proposte che erano state accantonate lo scorso novembre su richiesta del Vaticano. 

I vescovi sperano che, se approvate, queste proposte stabiliscano procedure chiare per la denuncia di abusi o insabbiamenti da parte dei vescovi. Allo stesso tempo, i vescovi dovranno affrontare questioni legate alla situazione politica. Lo stesso giorno di maggio, la Conferenza episcopale ha rilasciato due dichiarazioni che riflettono la complessità politica delle questioni.

La prima dichiarazione esprimeva disappunto per il voto della Camera dei Rappresentanti, controllata dai Democratici, su una "legge sull'uguaglianza" che avrebbe esteso la copertura federale dei diritti civili a termini quali "orientamento sessuale", "identità di genere", ecc. 

I vescovi affermano che, sebbene la Chiesa sostenga gli sforzi per porre fine a "ingiuste discriminazioni", questa riforma legislativa potrebbe avere un'influenza negativa su questioni che vanno dalle scuole a educazione separata o dall'aborto, alle organizzazioni religiose per le adozioni "che rispettano il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre".

Lo stesso giorno, i vescovi si sono opposti all'ultimo piano di riforma dell'immigrazione del presidente Donald Trump, che consisterebbe in un sistema di immigrazione basato sul merito a scapito dell'immigrazione basata sulla famiglia. La dichiarazione è firmata dal cardinale Daniel DiNardo, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti, e dal vescovo Joe Vasquez, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. Le due dichiarazioni del 17 maggio riflettono un governo polarizzato e diviso. Mentre la Camera dei Rappresentanti sarebbe più ricettiva nei confronti delle priorità dei vescovi sull'immigrazione, i leader democratici si opporrebbero ai vescovi su questioni come l'aborto e l'omosessualità o le questioni di genere.

L'autoreGreg Erlandson

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