La Chiesa cattolica in Occidente si trova di fronte a uno dei dilemmi più complessi della sua storia recente: mantenere la sua dottrina antropologica sull'omosessualità e allo stesso tempo navigare in uno spazio pubblico sempre più ostile a qualsiasi posizione che non abbracci pienamente questa realtà come buona e sana. Questo difficile equilibrio si riflette sia in alcune spiegazioni della dottrina sia negli atteggiamenti pastorali, come dimostrano i recenti sviluppi in Spagna e negli Stati Uniti.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) afferma chiaramente che gli atti omosessuali sono oggettivamente disordinati e costituiscono un peccato grave. Allo stesso tempo, la Chiesa distingue tra atti e persone che provano attrazione per lo stesso sesso, esortando a trattarli con rispetto, compassione e delicatezza (CIC 2357-2359).
Tuttavia, questa posizione dottrinale, che cerca un equilibrio tra verità e carità, non è facilmente accettata nel dibattito pubblico contemporaneo, dove il solo suggerimento di un accompagnamento pastorale di queste persone in accordo con il Catechismo e incoraggiandole a vivere una vita casta e sacramentale.
Pressione pubblica e silenzio ecclesiastico
In Spagna, diverse diocesi sono state recentemente interrogate dai media circa la loro posizione sulle cosiddette "terapie di conversione", a conferma delle accuse rivolte loro di aver permesso o promosso queste pratiche. Le diocesi si sono chiaramente dissociate, negando qualsiasi sostegno o permesso a tali iniziative.
Tuttavia, c'è un paradosso impressionante: mentre la Chiesa proclama l'importanza di vivere la castità secondo la sua dottrina, sembra astenersi dall'accompagnare apertamente coloro che desiderano orientare la propria vita in questa direzione, soprattutto nel caso di persone con tendenze omosessuali.
Se da un lato questa risposta può sembrare una strategia per evitare lo scrutinio e le critiche, dall'altro mette in luce un problema più grande: la spirale di silenzio in cui molti cattolici sembrano essere caduti quando si tratta di affrontare la questione. Aggirando la questione e non richiamando la dottrina cattolica, alcuni pastori evitano di mettere a disagio l'opinione pubblica, ma contribuiscono anche alla percezione che la Chiesa stia annacquando la sua dottrina o addirittura accettando che l'omosessualità sia intrinsecamente buona.
Questo lascia sacerdoti e fedeli in cerca di chiarezza dottrinale in una situazione di smarrimento, sentendosi sempre più soli nel difendere la dottrina della Chiesa.
Il caso degli Stati Uniti: gesti caritatevoli e confusione dottrinale
Nel frattempo, negli Stati Uniti, il cardinale Blase Cupich ha aggiunto un altro capitolo a questa narrazione pubblicando un articolo sul sito web del noto sacerdote James Martin. Nel suo testo, Cupich sottolinea la necessità di ascoltare le storie di sofferenza e di esclusione vissute dalle persone gay, esortando a una maggiore empatia e comprensione nei loro confronti. Ha anche affermato che "i cattolici LGBTI hanno molto da contribuire, anche nell'amore sacrificale dell'adozione".
Queste parole sembrano suggerire, da un lato, che la Chiesa non si prende cura delle persone omosessuali e, dall'altro, che le coppie dello stesso sesso offrono un ambiente valido e nutriente in cui crescere un bambino. Tuttavia, hanno anche generato polemiche tra coloro che ritengono che affermazioni di questo tipo contraddicano l'insegnamento della Chiesa sulla complementarietà di padre e madre nell'educazione dei figli.
Il problema di fondo di esempi come questi è che il silenzio o la mancanza di chiarezza alimenta la percezione che la dottrina del Magistero non sia utilizzata allo stesso modo di quella del Magistero. è stato abbandonato. Il interpretazioni che ha generato la benedizione delle coppie omosessuali consentita dalla "Fiduccia Supplicans" è l'esempio più chiaro in questo senso. Tuttavia, è tutt'altro che certo che la Chiesa abbia cambiato ufficialmente il suo giudizio sugli atti omosessuali. Inoltre, la posizione personale di Papa Francesco dello scorso anno, che si è opposto chiaramente all'ingresso di persone con tendenze omosessuali nei seminari italiani, ne è una buona prova.
È possibile una via di mezzo?
La sfida per la Chiesa consiste quindi nel mostrare un'autentica carità senza compromettere ciò che considera vero: mantenere un delicato equilibrio che costruisca ponti con le persone senza rinunciare alla propria dottrina. Tuttavia, l'ambiguità che mostra non sembra placare i critici dei settori "progressisti" (che percepiscono queste posizioni come insufficienti e continuano a chiedere cambiamenti dottrinali) e quelli delle posizioni più conservatrici (che sono sempre più diffidenti nei confronti dei leader della Chiesa).
La situazione attuale rende evidente che la Chiesa deve raddoppiare gli sforzi per comunicare con chiarezza la sua dottrina, senza rinunciare ai principi di rispetto e carità che definiscono la sua missione pastorale. Ciò significa correre il rischio di mettere a disagio l'opinione pubblica, ma anche offrire ai fedeli una guida solida in un mondo segnato dalla confusione su questioni fondamentali come la sessualità e l'antropologia.
Probabilmente non esiste una via di mezzo tra la fedeltà alla dottrina e la tolleranza richiesta dall'opinione pubblica, soprattutto in un contesto in cui non è accettabile dissentire sull'antropologia di genere. La Chiesa si trova di fronte alla sfida di decidere se è disposta ad accettare il "martirio" mediatico e sociale che deriva dall'essere ferma nelle proprie convinzioni.
Editore di Omnes. In precedenza, ha collaborato con diversi media e ha insegnato filosofia a livello di Bachillerato per 18 anni.