FirmeÁlvaro Sánchez León

Segregatori anonimi

La recente sentenza della Corte Costituzionale che ha confermato l'accordo economico per i centri di istruzione differenziata in Andalusia nega che siano socialmente dannosi.

13 febbraio 2016-Tempo di lettura: 2 minuti

-Benvenuti a Segregatori Anonimi! Juan, raccontaci la tua storia. Mettete a nudo i vostri traumi su questa gruccia.

-Grazie mille. Salve, mi chiamo Juan e ho studiato in una scuola di educazione differenziata. Mi dispiace.

Siamo sette fratelli e tutti abbiamo ereditato vestiti e mangiato pasticci surgelati. La Coca-Cola era il simbolo delle feste. Il pane raffermo di oggi era la mollica di domani. E per i nostri compleanni c'erano palloncini, popcorn e patatine. Non siamo mai stati persone da happy meal.

Tre sorelle. Tre fratelli. Ordini. Lavastoviglie. Scope. Immaginazione. Una casa modesta, ma pur sempre una casa. Sudato con l'illusione di due fronti.

Sette scuole pubbliche avrebbero allentato il vincolo. Ma i miei genitori hanno deciso di complicarsi la vita perché volevano farlo. Ho frequentato una scuola maschile. Tutti in uniforme. Con cravatte. Le mie sorelle frequentavano una scuola femminile. Tutti in uniforme. Con gonne a quadri. Frequentavano la scuola accanto, quella a cui facevamo l'occhiolino quando andavamo a fare la campestre.

Nessun ricordo di quella scuola è legato a un divano, a pillole, a una terapia di gruppo. Lo è davvero. Vorrei dire di più, e perdonerete la mia audacia. Ricordo con molto affetto quei grandi anni. Non mi sono sentito trasformato in un picchiatore di mogli in incognito, o in un marziano, o in un segregazionista compulsivo, o in una tensione sessuale irrisolta, o in un martello di eretici, o in un generatore di fobie, o in una provocazione.

Mai nella mia vita, lo prometto al regime, mi sono sentito come un bambino addestrato ad essere antisociale, sessista, classista, cattolico radicale, intollerante, stupratore, pepero cieco, gomorfo mentale... State ridendo a crepapelle. Lo capisco. Ma qui, in tutta tranquillità, senza le signore Rottenmeier che guardano le webcam, mi sento libera... Ho imparato delle cose a scuola, e a casa le ho imparate tutte. In entrambi i luoghi ho imparato a rispettare le persone. Era nell'ambiente.

Il mio trauma, diciamo, è più simile a una rabbia controllata. La Junta de Andalucía è determinata a trasformarmi in un presunto o futuro abusatore di donne, uomini o viceversa. Un pericolo. Colpevole. E altre Giunte che non sono dell'Andalusia, perché è una nuova politica per trasformare in segregatori sociali coloro che credono che altri modelli educativi siano migliori. E li pagano.

Sono offeso da questa iniquità. Perché è una bugia progettuale grande come il Palacio de San Telmo.

Segregatori di bile: potete smettere di puntarmi addosso il puntatore laser. Andiamo. Grazie.

L'autoreÁlvaro Sánchez León

Giornalista

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