Ricordando Benedetto XVI

Lì, a Cuatro Vientos, nonostante la tempesta, Benedetto XVI è rimasto fermo sotto la pioggia sull'altare e, davanti al silenzio fragoroso di più di un milione di fedeli che adoravano Gesù in ginocchio, ci ha parlato della centralità di Cristo, via, verità e vita.

15 gennaio 2023-Tempo di lettura: 3 minuti
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©CNS photo/Alessia Giuliani, Catholic Press Photo

"Gesù, ti amo". Queste sono state le ultime parole del nostro amato Papa Emerito Benedetto XVI nelle prime ore del 31 dicembre. Con queste parole, che riassumono tutta la sua vita, ci ha lasciato per andare alla Casa del Padre.

La notizia della sua morte alla fine dell'anno, pur sconvolgendoci, deve spingerci a pregare con fiducia per colui che è stato come un padre nella fede per tutti i cristiani e a rendere molte grazie a Dio per la sua vita e il suo ministero come successore di Pietro.

Una testimonianza particolarmente eloquente in questi ultimi dieci anni "sostenendo la Chiesa con il suo silenzio", come ha detto Papa Francesco qualche giorno fa. Egli stesso si è definito all'inizio del suo pontificato come un "umile lavoratore nella vigna del Signore".

Nel suo testamento, reso pubblico in occasione della sua morte, colpiscono le parole: "Rimanete saldi nella fede, non lasciatevi confondere". In questo scritto, che risale al 2006, rivela le profondità del suo cuore: la gratitudine a Dio per il dono della famiglia, che ha segnato la vita di fede di un teologo così eccezionale; il riconoscimento della presenza di Dio nei difficili e tortuosi alti e bassi della vita; la ricchezza del contatto con tante persone nel corso della sua vita.

È un invito a confidare in Dio, che guida in ultima istanza la storia umana con la forza del suo Amore, rivelato in Gesù Cristo, che ha fatto della Chiesa veramente il suo corpo, nonostante tutti i suoi difetti e le sue inadeguatezze, l'intimo rapporto tra fede e ragione, fede e vera scienza, fede e giusta interpretazione della Sacra Scrittura.

Sono tante le pietre miliari che potremmo ricordare del suo pontificato, soprattutto del suo ricchissimo magistero! In Spagna abbiamo avuto la grazia di averlo tra noi in diverse occasioni molto significative.

Tutte meritano di essere ricordate, ma non c'è dubbio che la veglia di adorazione a Cuatro Vientos durante la GMG 2011 a Madrid sia stata un'esperienza assolutamente indimenticabile per tutti.

Nonostante la tempesta, è rimasto fermo sotto la pioggia sull'altare e, davanti al fragoroso silenzio di più di un milione di fedeli che adoravano Gesù in ginocchio, ci ha parlato della centralità di Cristo, via, verità e vita.

Gesù Cristo è stato al centro della sua vita e del suo pontificato. Il dono che ci ha fatto con la sua opera in tre volumi su Gesù di Nazareth lo indica. Sicuramente, una delle migliori testimonianze di gratitudine che possiamo dare in questo momento è quella di rileggere e studiare il suo ricco e gustoso magistero, accessibile a tutti, perché nonostante la sua alta teologia, i suoi destinatari erano i semplici fedeli, la cui fede egli fu sempre deciso a difendere, proteggere e accrescere dai venti freddi e duri della secolarizzazione.

Risuonano ancora nel mio cuore le parole con cui inizia la sua enciclica Deus Caritas Est: "Non si comincia a essere cristiani con una decisione etica o una grande idea, ma con l'incontro con un evento, con una Persona, che dà un nuovo orizzonte alla vita e quindi un orientamento decisivo".

Chiediamo al Signore di far riposare nel suo seno il servo buono e fedele. Inoltre, chiediamo all'Eterno Padre che il nostro caro Benedetto continui a vegliare su di noi, sulla Chiesa e sul mondo, dal cielo.

Personalmente, ringrazio il Signore per aver ricevuto l'ordinazione episcopale attraverso di lui. Grazie, Benedetto, grazie, Signore!

L'autoreCelso Morga

Arcivescovo della diocesi di Mérida Badajoz

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