Riavvio

Anche noi persone abbiamo bisogno di riavviare noi stessi di tanto in tanto, e questo ultimo giorno dell'anno è un'ottima occasione. Perché tutti noi abbiamo commesso errori che hanno portato a piccole o grandi crepe nel sistema.

31 dicembre 2023-Tempo di lettura: 3 minuti
scopi

A chi non è mai capitato? Dopo aver sopportato per ore una velocità di Internet insopportabilmente bassa, dopo aver dato la colpa alla compagnia telefonica, all'ultimo membro della famiglia che ha toccato il dispositivo e al commesso del negozio che me lo ha venduto, chiamo il servizio tecnico, ma dall'altro capo del telefono nessuno risponde come si vorrebbe.

Si vorrebbe che un ingegnere delle telecomunicazioni o un esperto di cybersicurezza si scusasse per un crollo della rete a livello mondiale o che vi aiutasse a riconfigurare il protocollo TCP/IP sul computer che il bambino ha mal configurato o, se non altro, che vi spiegasse che il produttore del vostro dispositivo ha segnalato un difetto di fabbricazione in quel modello che ha causato un notevole calo della velocità di navigazione. Ma no. Invece, un tipico callcenterDopo i soliti discorsi sulla protezione dei dati, sul fatto che la chiamata può essere registrata e che alla fine gli do un nove nella valutazione, mi dà una soluzione al problema:

-Avete provato a riavviare il router?

-Scusa, forse non ho sentito bene. Riavviare il router? Tutto qui?

-Non preoccupatevi, ci vorrà solo un minuto. Anzi, lo riavvierò io stesso da qui.

Mentre ascolto l'operatore digitare, ancora stupito, gli chiedo:

-Ma non si tratta piuttosto di un guasto apocalittico globale? Non hai controllato se c'è stata una tempesta solare che ha avuto un impatto sul campo elettromagnetico terrestre e che ha colpito tutti i dispositivi elettronici del mondo? Sei sicuro che non si tratti di un problema con il mio indirizzo IP o di qualche interferenza nella mia rete wifi?

E proprio quando finisco di pronunciare il "fi" per wifi o il "fai" per "waifai", come dicono i nostri amici di lingua spagnola, il computer improvvisamente recupera tutti i suoi processi e inizia a correre come Usain Bolt ai campionati mondiali di Berlino 2009.

-È di nuovo in linea, signore? -L'operatore continua: "Ha bisogno di qualcos'altro? Non dimentichi di dare il massimo dei voti al mio servizio se le sono stato utile, bla, bla, bla...".

Umiliato, abbattuto, abbattuto, depresso, depresso da una soluzione così facile al mio grande problema, saluto il simpatico ragazzo, ascolto la locuzione score, dico "nove" ad alta voce, ripeto "nove" con una dizione migliore perché la macchina non mi ha capito bene la prima volta, e riattacco.

È difficile credere che un problema così grande come quello che avevo in mente possa avere una soluzione così semplice. Spegnere e riaccendere qualsiasi dispositivo elettronico risolve il 99% dei guasti. Si racconta la barzelletta secondo cui, alla fine di una laurea in ingegneria informatica, un professore riunisce tutti gli studenti e rivela il grande segreto: "e il riassunto, signore e signori, di ciò che avete imparato in tutti questi anni è: riavviare".

Non c'è nulla di magico in questo trucco di ogni buon informatico. Quando si riavvia, i microprocessori dimenticano i comandi di errore ricevuti, li ricaricano e fanno funzionare di nuovo tutto, dalla lavatrice alla smart TV, dal microonde al cellulare, come se nulla fosse successo, dopo ore di disperazione dell'utente. Il riavvio ci evita costose riparazioni ed è così semplice! Ma, che ci crediate o no, a volte ce ne dimentichiamo e ci vogliono gli esperti per ricordarcelo.

Anche noi persone abbiamo bisogno di riavviare noi stessi di tanto in tanto, e questo ultimo giorno dell'anno è un'ottima occasione. Perché tutti noi abbiamo commesso errori che hanno portato a piccole o grandi crepe nel sistema. Ci sono processi che non funzionano più bene con certe persone e anelli in cui ci siamo infilati e da cui non riusciamo a uscire. Perché i fallimenti lasciano il segno e ci impediscono di andare avanti normalmente. Per questo è importante riconoscere i nostri errori e chiedere scusa.

Non parlo di chiedere perdono a Dio, che pure è vero, ma alle persone che ci circondano e che abbiamo ferito in un modo o nell'altro. Chiedere perdono non ci rende più piccoli, ma più grandi, perché la saggezza di conoscere se stessi e i propri errori non è alla portata di tutti. È comune credere che siano gli altri a sbagliare e incolpare gli altri per ciò che ci accade.

Così, all'inizio del 2024, colgo l'occasione per scusarmi con te, caro lettore, se ti ho offeso in qualche modo con le mie parole. Mi scuso per non essere stato più incisivo nella denuncia delle ingiustizie, per aver girato intorno a questioni su cui avrei dovuto essere più attivo, per non aver difeso a sufficienza i deboli, per essermi cercato e per essere stato vile, sicofante, arrogante, vanitoso, compiacente, iniquo, ingenuo... Aggiungete tutti gli aggettivi negativi che ritenete opportuni, perché sono sicuramente veri, e perdonatemi per questo. Cercherò di fare meglio nel nuovo anno, con il vostro aiuto. Questo è il mio proposito per il nuovo anno.

E se anche voi volete iniziare il 2024 con il piede giusto e a tutta velocità, riavviate. E non dimenticate di darmi un nove come voto alla fine della voce fuori campo.

L'autoreAntonio Moreno

Giornalista. Laurea in Scienze della Comunicazione e laurea in Scienze Religiose. Lavora nella Delegazione diocesana dei media di Malaga. I suoi numerosi "thread" su Twitter sulla fede e sulla vita quotidiana sono molto popolari.

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