Il 13 marzo è stato l'anniversario dell'elezione di Jorge Mario Bergoglio a Papa. Francesco è in qualche modo "l'erede di Giovanni Paolo II per la centralità della Misericordia e, allo stesso tempo, interpreta una straordinaria continuità sia con Benedetto XVI che con i grandi pontefici del XX secolo".
L'influenza di Giovanni XXIII è evidente nel suo forte spirito ecumenico e nel tentativo di tracciare un percorso in cui, senza nulla togliere alla solidità dottrinale, la Chiesa sappia sempre offrire il suo volto più tenero e materno all'umanità. Francesco è un Papa, come Papa Luciani, che conquista per la sua umanità e semplicità; eppure è anche un Papa ferito dalle polemiche come Pio XII, anche se evidentemente per motivi diversi.
Bergoglio, che ha ereditato il nome di molti grandi, ha scelto per sé il nome di San Francesco: con il nome di un grande santo, ha dato al suo ministero una forte impronta di povertà, di attenzione agli ultimi, di verità sempre proposta con carità e tatto, di apostolato "per attrazione", di dialogo vissuto più che imposto e gridato.
Lo ha detto, subito dopo la sua elezione, in una storica conferenza stampa. "Come vorrei una Chiesa povera e per i poveri! - Ha detto: "Per questo mi chiamo Francesco, come Francesco d'Assisi: un uomo di povertà, un uomo di pace. L'uomo che ama e custodisce il Creato; e oggi abbiamo un rapporto non molto buono con il Creato....".
L'idea gli è venuta dalla reazione del suo vicino di banco in Conclave, l'arcivescovo emerito di San Paolo, il brasiliano Claudio Hummes, suo grande amico. "Quando sono stati raggiunti i due terzi del quorum, è scattato l'applauso. Claudio mi ha abbracciato e mi ha detto: "Non dimenticare i poveri". Poi ho pensato alla povertà. Guerre. San Francesco d'Assisi. E ho deciso di chiamarmi come lui. Povertà, pace, cura del creato, erano obiettivi per i quali il Papa argentino lavorava tenacemente.
Il recente viaggio in Iraq mostra come il papato non sia forse mai stato così forte quando, come ora, sottolinea che la Chiesa, cioè il Corpo Mistico di Cristo, è una realtà "mistica": qualcosa, quindi, che, pur toccando il tempo e la storia, ha le sue radici nell'eternità. Appare quindi chiaro come lo Spirito Santo dia al pontefice, uomo tra gli uomini, un carisma che è un dono, una grazia, ma anche una croce che non ha nulla a che fare con l'esercizio di un potere politico, contingente e temporale.