TribunaMyriam Cortés Diéguez

Accelerare i procedimenti di invalidità, non affrettarli.

L'8 dicembre è entrata in vigore la riforma del processo canonico per le cause di nullità matrimoniale. Si tratta di una riforma giuridica e pastorale di ampia portata, che continua a cercare giustizia e verità.

9 de Gennaio de 2016-Tempo di lettura: 3 minuti

Papa Francesco, già noto come il Papa della misericordia, ha recentemente emanato una legge che riforma il processo canonico da seguire nelle cause di nullità matrimoniale. Questa nuova normativa è contenuta, per la Chiesa latina, nella motu proprio Mitis Iudex Dominus Iesusche è entrato in vigore l'8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione di Maria e inizio dell'Anno della Misericordia.

La coincidenza di date non è un caso, anzi è molto significativo che questa nuova normativa, molto cara al Papa, sia nata nel contesto dell'indizione del Giubileo straordinario della Misericordia e di una celebrazione mariana.

Non è chiaro a nessuno che il Tribunale ecclesiastico, dove devono essere trattate le cause per la dichiarazione di nullità del matrimonio canonico, deve essere un luogo di accoglienza materna e misericordiosa per quei fratelli e sorelle che hanno sofferto il dolore di un matrimonio fallito.

Per questo motivo, la nuova legge nasce senza dubbio con una forte vocazione di servizio pastorale a favore dei fedeli che attraversano queste difficoltà e anche delle loro famiglie, che soffrono con loro. Questo si può dedurre dalla riflessione fatta dai vescovi al recente Sinodo straordinario sulla famiglia convocato dal Papa nell'ottobre 2014, dove si sono levate voci forti e chiare affinché il processo di dichiarazione di nullità venga "più veloce e più accessibile". per tutti i fedeli.

In questo senso, la relazione finale della successiva Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo, tenutasi nell'ottobre 2015, prevede l'obbligo per i pastori di informare i fedeli che hanno avuto un'esperienza matrimoniale fallita sulla possibilità di avviare il processo per la dichiarazione di nullità, con particolare attenzione per coloro che hanno già contratto una nuova unione o una nuova convivenza. In questo modo, possiamo dire che il Sinodo ha voluto facilitare l'accesso dei fedeli alla giustizia ecclesiastica.

La sfida principale è quindi quella di ridurre la distanza tra la giustizia della Chiesa e i fedeli che ne hanno bisogno. La carità esige anche una velocità ragionevole, perché la giustizia lenta non è giustizia, è ingiusta, poiché genera nei fedeli un sentimento di abbandono e di disperazione che li allontana dalla Chiesa e li porta a prendere strade non sempre desiderate, tanto meno ricercate.

È ovvio che non ogni matrimonio fallito nasconde un matrimonio nullo, ma in ogni caso i fedeli hanno il diritto che la Chiesa si pronunci sulla sua validità e dia pace alle loro coscienze. Per questo la riforma sottolinea la necessità che l'informazione sulla possibilità di avviare una causa per la dichiarazione di nullità del proprio matrimonio arrivi a tutti i fedeli; che questi si sentano sostenuti e accompagnati; che la difficoltà del processo sia alleggerita dalla semplificazione delle formalità e da una maggiore preparazione degli operatori del tribunale, con più spazio per i laici; e infine che le disponibilità economiche di ciascuno non siano un ostacolo.

È chiaro che c'è il rischio che l'opinione pubblica confonda l'accelerazione del processo con l'affrettarlo, o l'abbreviazione del processo con il favorire l'annullamento dei matrimoni. Questo deve essere spiegato correttamente. Bisogna anche chiarire che bisogna distinguere tra ciò che fa la Chiesa, cioè dichiarare nullo un matrimonio se il giudice stabilisce, con certezza morale, l'inesistenza del vincolo, e ciò che non fa la Chiesa, cioè annullare un matrimonio valido.

È evidente in questo senso che la dichiarazione di nullità di un matrimonio non può mai essere intesa come una facoltà, cioè come una decisione che dipende dalla volontà dell'autorità ecclesiastica. La dichiarazione di nullità consiste, come indica il suo stesso nome, nel dichiarare il fatto della nullità, se si è verificata, e non nel costituirla. Proprio per mettere a tacere interpretazioni errate a questo proposito, sorte già durante la celebrazione del citato Sinodo straordinario sulla famiglia, il Papa ha affermato chiaramente al termine dell'assemblea che nessun intervento del Sinodo ha messo in discussione le verità rivelate sul matrimonio: indissolubilità, unità, fedeltà e apertura alla vita.

La riforma è certamente di ampia portata, giuridica e pastorale, e si può dire che non ha precedenti, ma va detto senza esitazione che lo scopo del processo canonico rimane lo stesso - la salvezza delle anime e la salvaguardia dell'unità nella fede e nella disciplina del matrimonio - e che non sono cambiati i principi che ne sono alla base, né l'intenzione di cercare la giustizia e la verità.

Ci auguriamo, quindi, che uno dei primi frutti di questa riforma procedurale sia che i fedeli arrivino a conoscere e quindi a confidare nella giustizia della Chiesa, e che la Chiesa diventi a sua volta consapevole che l'amministrazione della giustizia è un vero e proprio strumento pastorale che Dio ha messo nelle sue mani e che, quindi, non può essere ridotto a complicate e inaccessibili strutture burocratiche, ma che deve raggiungere ed essere alla portata di tutti i fedeli.

L'autoreMyriam Cortés Diéguez

Rettore della Pontificia Università di Salamanca

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