La notizia breve è che la Corte Costituzionale ha respinto a maggioranza il ricorso di incostituzionalità, presentato 13 anni fa, contro la Legge organica 2/2010, del 3 marzo, sulla salute sessuale e riproduttiva e l'interruzione volontaria di gravidanza, meglio nota come Legge sull'aborto.
La suddetta Legge organica è dichiarata pienamente costituzionale e può essere promulgata negli stessi termini in cui è stata approvata dal Congresso.
Su questo tema, credo che non sia sufficiente proclamare un rifiuto, una vera e propria opposizione. È necessario entrare nel dettaglio per motivare questa opinione.
La Corte ha respinto, come abbiamo detto, il ricorso presentato nel 2010 dal PP contro la suddetta legge, approvata sotto il governo di José Luis Rodríguez Zapatero, non appoggiando il progetto di sentenza proposto dal magistrato Enrique Arnaldo, in risposta a tale ricorso.
In questo progetto, il relatore ha ritenuto la legge compatibile con l'articolo 15 della Costituzione ("...").Tutti hanno diritto alla vita..."), anche se ha espresso riserve sulla regolamentazione delle informazioni fornite alla donna prima di prendere la decisione (art. 17.5), non obbligandola a riceverle anche verbalmente, e sulla tutela del diritto all'obiezione di coscienza del personale sanitario (art. 19.2), in quanto ha ritenuto che la formulazione della norma nei termini proposti lasciasse un margine di interpretazione tale da lasciare impotenti gli obiettori.
Al di là di questi punti, ci sono alcuni punti che vanno sottolineati, il più decisivo, forse, è che l'aborto viene riconosciuto come "diritto fondamentale che tutela il diritto alla vita..., alla libertà ideologica e alla non discriminazione" (art. 12), contrapponendo così il presunto diritto all'aborto, o il diritto alla vita del nascituro, al diritto alla vita della donna.Il testo della Convenzione di Ginevra prevede che il diritto all'aborto, o il diritto alla vita del nascituro, si contrapponga al diritto alla vita della donna (art. 12) e ritiene che l'accettazione o meno dell'aborto sia una questione ideologica, che il rispetto per la vita diventi qualcosa di relativo, che dipende dall'opinione di ciascun individuo. Colpisce anche il fatto che l'aborto venga approvato perché le donne non si sentano discriminate, discriminate da chi?
L'articolo 15.b), che stabilisce l'autorizzazione all'aborto entro le prime ventidue settimane di gravidanza ogni qualvolta vi sia il rischio di gravi anomalie nel feto, è ambiguo, lasciando un ampio margine di discrezionalità nell'interpretare cosa siano le "gravi anomalie" e se siano irreversibili.
Mentre il TC si pronunciava, il Congresso ha già modificato la legge in senso ancora più radicale, abolendo il periodo di riflessione di tre giorni prima dell'aborto e consentendo alle giovani donne di abortire a partire dai 16 anni senza il permesso dei genitori, oltre a vietare qualsiasi attività, nei pressi dei centri abortivi, volta a offrire informazioni alternative alle donne che vi si recano.
Abbiamo ampliato il contenuto della legge per avere un quadro chiaro, anche se sintetico, della situazione attuale.
Di fronte a questa situazione, non serve pensare che si tratti di una questione personale, che riguarda chi abortisce o pratica l'aborto; ma non è così, il degrado della società riguarda tutti noi ed è responsabilità di tutti, non solo dei cristiani, intervenire per correggere questa deriva.
Le confraternite sono associazioni pubbliche di fedeli della Chiesa cattolica che hanno tra le loro missioni, affidate loro dalla Chiesa, "la santificazione della società dall'interno" (cfr. c. 298 CIC). Pertanto, la partecipazione delle confraternite alla difesa della vita del nascituro non è una questione secondaria, né opzionale, ma fa parte della loro missione.
Un'azione di advocacy che vada oltre le dichiarazioni istituzionali. È necessario fare un passo avanti, come hanno già fatto alcune confraternite, creando centri di assistenza per le donne in gravidanza o collaborando in qualche modo con altre iniziative sociali con lo stesso obiettivo.
È inoltre decisivo entrare nella battaglia dell'opinione pubblica, con opinioni fondate, smontando l'idea che chi nega le libertà individuali e il diritto alla vita sia un progressista; no, i progressisti sono coloro che si impegnano per il riconoscimento della dignità della persona e per la difesa dei suoi diritti fondamentali, come sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (Nazioni Unite 1948), tra cui "il diritto di ogni individuo alla vita" (art. 3) e "alla protezione legale, senza discriminazioni" (art. 7). Questo apre un campo di lavoro per le confraternite che deve essere esplorato con urgenza.
Dottorato di ricerca in Amministrazione aziendale. Direttore dell'Instituto de Investigación Aplicada a la Pyme. Fratello maggiore (2017-2020) della Confraternita di Soledad de San Lorenzo, a Siviglia. Ha pubblicato diversi libri, monografie e articoli sulle confraternite.