Il 26 novembre 2002, su richiesta della Facoltà di Diritto Canonico, la Pontificia Università della Santa Croce ha conferito a Javier Hervada un dottorato honoris causa. Si trattava di una formale espressione accademica, apprezzata dall'eminente accademico che Hervada è sempre stato, della gratitudine di tutti noi che nel 1984 iniziammo l'avventura di quella nuova Facoltà romana, per il suo entusiastico incoraggiamento delle iniziative che qui erano sorte e per la personale dedizione che aveva riservato a ciascuno di noi nei quasi due lustri precedenti.
Come era accaduto con Pedro Lombardía, fino alla sua morte nel 1986, quella che era nata come Sezione Romana della Facoltà di Diritto Canonico dell'Università di Navarra trovò in Javier Hervada l'appoggio sicuro in cui scaricare i giovani e consolidare sicurezza, metodo e obiettivi. Il buon lavoro universitario di Lombardía e Hervada, ampiamente riconosciuto, ha facilitato lo sviluppo della nuova Facoltà e ciò che essi hanno seminato qui rappresenta senza dubbio uno dei principali contributi di questa istituzione al diritto canonico romano: fare diritto a partire dalla realtà teologica della Chiesa - fortemente rinnovata con il Concilio Vaticano II - utilizzando gli strumenti giuridici che la scienza canonica ha sviluppato nel corso dei secoli.
Per vent'anni Javier Hervada è stato tra i professori ospiti della Facoltà di Diritto Canonico, con corsi regolari, seminari per professori e la direzione di molti lavori di ricerca. Partecipò ai nostri Congressi, pubblicò monografie in varie collane della Facoltà e la rivista Ius Ecclesiae - che in parte deve il suo nome a lui - ospitò in quegli anni alcuni dei suoi migliori lavori. A Roma trascorreva talvolta periodi prolungati di due o tre settimane all'anno, risiedendo nell'attuale Domus Paolo VI, adiacente alla sede dell'Università nel Palazzo dell'Apollinare, o in una delle residenze dei professori. Ma il frutto principale dei suoi soggiorni romani rimase sempre nelle conversazioni individuali con gli allora giovani professori della Facoltà, gustando un caffè a Sant'Eustachio o passeggiando nella vicina Piazza Navona.
Javier Hervada dedicò le sue migliori energie alla formazione di canonisti o, come giustamente diceva, di giuristi della Chiesa. Ai suoi discepoli offriva amicizia e affetto, sempre con uno squisito rispetto per la libertà e l'autonomia che, non di rado, gli impediva inizialmente di esprimere punti di vista critici, fino a quando non gli veniva richiesto con forza di esprimere la sua opinione, cosa che poi faceva con estrema delicatezza. Questo era normale, perché in occasioni eccezionali, quando aspetti centrali del diritto ecclesiastico entravano in gioco in dibattiti pubblici congressuali, sapeva anche esprimere con vivacità le sue osservazioni critiche, come nel caso dell'amico Eugenio Corecco, allora professore a Friburgo in Svizzera, durante il memorabile Congresso che la Consociatio tenne a Pamplona nel 1976.
Hervada era un amico che faceva propri i successi professionali degli altri e si divertiva ad ascoltare gli aspetti inediti e i risultati delle ricerche altrui, che spesso arricchiva con i contributi del suo ampio bagaglio culturale o con le osservazioni di una logica giuridica eccezionalmente chiara. Anche negli ultimi anni della sua vita, quando nelle sue limitazioni fisiche Javier era più ritirato, i suoi discepoli avevano sviluppato l'"arte" di saper "provocare" la sua vena canonistica, ottenendo sempre sintesi lucide, spesso inedite, che gettavano nuova luce su come affrontare le nuove critiche alla vita giuridica della Chiesa. Probabilmente uno dei suoi ultimi viaggi all'estero avvenne in occasione del breve corso che tenne nel 2006 a Venezia agli studenti dell'Istituto di Diritto Canonico San Pio X dello Studium Generalem Marcianum, allora affiliato alla Facoltà della Pontificia Università della Santa Croce.
Lì rimase per qualche giorno nell'appartamento di Piazza dei Leoncini che il Patriarca Scola aveva donato a me e ad Arturo Cattaneo, godendosi Venezia e, soprattutto, i frutti intellettuali che aveva seminato nel corso della sua vita.
L'attività di Javier Hervada si è sempre basata su una fedeltà esemplare alla sua vocazione cristiana nell'Opus Dei e su una sincera devozione alla Madre di Dio, alla Chiesa e al Papa. Come suo discepolo di lunga data, e anche amico, mi ha sempre commosso, dopo la mia ordinazione episcopale, la semplice devozione con cui, quando mi accoglieva nella sua casa, veniva a baciare l'anello episcopale, commosso da quella che per lui era la ragione della sua esistenza.
Ci mancherai molto, Javier, ma oltre alle nostre preghiere, rimani nei nostri cuori e nel modo di lavorare che ci hai insegnato.
Segretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi